2.

37 3 0
                                    

Forse è stata una decisione troppo avventata. Avrei dovuto ragionarci di più prima di dire a mia nonna che avrei accettato la sua proposta di andare da mia zia in California, dall'altra parte dell'oceano.

Questo vorrà dire di lasciarmi alle spalle quel poco che apparteneva al mio mondo.

Passare i pomeriggi nel bosco con Adam, rimanere fino a tardi con mia nonna a guardarmi una delle sue serie alla TV mentre mangiamo i skillingsboller, nuotare nel lago d'estate, sentire sulla pelle il vento sferzante d' autunno, le gare di corsa con Adam in cui bara sempre, ma a cui comunque non riesce a vincere, per poi rifilarsi una scusa pur di non ammettere di aver perso.

Anche se la città di Harstad con le sue bellezze mi ha resa libera fisicamente, nella mia mente ha eretto su una gabbia che mi sbatte in fondo ad essa ogni qualvolta io provi ad avvicinarmi all'uscita come se ci fosse una forza di repulsione. Per questo ho preso in considerazione l'idea di nonna, magari cambiando atmosfera riuscirò ad annullare questa forza immaginaria. Potrò per una volta liberare la mia mente.

Ma devo ammettere di essere terrorizzata da quello a cui andrò in contro. Odio non avere tutto con chiarezza, non vedere i bordi delle cose, essere presa alla sprovvista. Devo avere un quadro preciso e ben definito della situazione in generale e il trasferirsi in un altro continente, in una città completamente diversa, anzi opposta, da quella dove sei cresciuta rovescia completamente i miei standard.

Guardo la sveglia sul comodino che segna le 18.24, mi sono persa di nuovo nei miei pensieri. Scendo sotto in cucina dove un profumino di skillingsboller mi invade l'olfatto. Quanto adoro queste brioche, se non si fosse già capito, dico seriamente che potrei mangiarli a qualsiasi ora, ovunque e in qualsiasi situazione.

Nonna sta seduta sul divano, ormai abbastanza vecchio ma nonna dice che è troppo di classe per essere rimpiazzato con le nullità di oggi che non durano più di un anno. Intanto io addento uno dei skillingsboller, godendomi il loro sapore paradisiaco. Sì, è un po' esagerato.

Ma hey questo è il mio momento di gloria, quindi ssh. Le mie lodi nei confronti di questa brioche vengono interrotti da mia nonna.

-Volpina ho telefonato tua zia Cora e mi ha detto che ha avuto delle complicazioni con l'acquisto del tuo biglietto per San Diego per la settimana prossima e quindi ha dovuto acquistare uno di data più vicina, cioè domani- spiega nonna con tutta la tranquillità del mondo come se fosse una cosa all'ordine del giorno.

-Come domani?- chiedo io sconcertata, non è possibile domani mi ero preparata tutto un programma con tutte le cose che dovrò fare in questa settimana che mi era rimasta.

-Si, ti porterà Adam con la macchina. Il volo sarà alle 10 ma dovrete essere con delle ore in anticipo quindi vi consiglio di partire alle 7- continua mia nonna con quella pacatezza nella sua voce, mentre il mio cervello sta cercando di riorganizzare tutte le informazioni da capo.

-Eira ci sei? Ti vedo silenziosa-

-no, che non ci sono. Non sono preparata psicologicamente per partire domani alle 10.-

-mmh ecco io direi di iniziare a preparare tutte le tue cose, così inizi ad adattarti meglio all'idea-dice mia nonna con un sorriso in viso.

Una settimana non bastava per metabolizzare il tutto figuriamoci meno di 24 h.

Ricontrollo tutto da capo per assicurarmi che non ho dimenticato nulla, non ho molte cose quindi non penso di non aver preso qualcosa. Ieri notte quando finalmente sono riuscita ad addormentarmi ho fatto l'ennesimo incubo svegliandomi in un bagno di sudore e non riuscendo ad riaddormentarmi mi alzai e iniziai a prepararmi.

Le 6.30 del mattino quando scendo in cucina. Nonna mi mette davanti del te e delle fette biscottate con marmellata di frutti di bosco ma non riesco a mettere nulla in bocca, l'ansia mi sta rodendo lo stomaco facendomi passare l'appetito.

Avrei voluto mangiare uno dei skillingsboller ma ieri li ho finiti tutti e se non fosse stato per la nonna avrei divorato anche quelli per il viaggio.

-volpina, non mangi niente?-chiede mia nonna.

-no, nonna non ho fame. Ah nonna mi potresti dare la ricetta degli skillingsboller, così potrò farli anche lì-

-oh si certo, vado a prenderla nello stanzino ne ho una copia- dice mia nonna allontanandosi.

-ma guarda un po' chi abbiamo, la prossima volpina americana- dice Adam chiudendo la porta d'ingresso e avventandosi sulla mia colazione. Proprio lui ci voleva ora.

-oh sta zitto e mangia con la bocca chiusa- invece fa finta di niente e continua a masticare come Rudolf, la renna.

-buongiorno anche a te, dolce come sempre. Hai l'ansia? Ti vedo un po' tesa.- si siede sullo sgabello e mi sorride

- no, tu che dici? Non sono io che devo attraversare l'oceano e andare a vivere con una donna che ho solo visto un paio di volte nella mia vita tra l'altro in California-

-okok ma non mi picchiare, concetto afferrato.- e continua mangiare sorridendo. Il suo sorriso mi piace.

-eccola qui volpina trovata, te la metto nello zainetto- afferma la nonna ritornando dallo stanzino.

Guardo l'orologio al polso, sono le 06.56, mi alzo dal tavolo.

-è già ora? Ancora non ho finito di mangiare!-dice Adam con in mano la fetta biscottata.

-alza le tue chiappe mosce e andiamo che si fa tardi- gli dico prendendolo dal braccio.

-Eira il linguaggio- mi riprende la nonna.

-e le mie chiappe non sono mosce.- ribatte Adam offeso.

Metto il giubbotto e il cappello ma i capelli mi vanno in viso.

Questi capelli a volte sono così odiosi mi finiscono sempre in viso quando non li lego. La nonna mi passa lo zainetto e Adam intanto prende le valige e si dirige verso il pick-up.

-andrà tutto bene, ricordati non sei sola e per qualsiasi cosa sono sempre reperibile. Ora promettimi di fare la brava e di non scordarti di essere te stessa, non vergognarti mai di chi sei e di quello che hai passato. Sei Eira Hansen.- mi dice la nonna in un abbraccio da cui vorrei non staccarmi mai.

Mi allontano un po' sentendo già il freddo dall'abbraccio.

- promettilo- dice mia nonna dritta negli occhi. Ha degli occhi stupendi, sempre adorati, sono di un azzurro intenso che ti trasmettono fiducia e sicurezza.

Quando ero più piccola ero arrabbiata di non averli come i suoi, lei mi diceva che i miei erano più belli, che sembravano delle giade splendenti di luce propria, in perfetto contrasto con le mie lentiggini e i miei capelli rossi fuoco. Infatti al mio dodicesimo compleanno mi regalò una bellissima collana con una pietra verde pendente.

-te lo prometto nonna-

Entrai in macchina e Adam abbassò il finestrino dalla mia parte.

-tra poco ritorno nonna a finire quello che la tua nipote non mi ha lasciato continuare-urla Adam nel mio orecchio e dopo aver fatto l'occhiolino alla nonna mette in moto la macchina.

Gli tiro una gomitata e lui mi guarda con una faccia del tipo 'che ho fatto di male ' lo guardo e sorrido appoggiando la testa al sedile.

Guardo per l'ultima volta la nonna, i suoi occhi ora sono un po' lucidi con un velo di tristezza ma al tempo stesso riesco a scorgere orgoglio, inizia a scuotere la mano per salutarmi e a mia volta faccio lo stesso. "te lo prometto, nonna, te lo prometto" .

OppositesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora