CAPITOLO 2

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La pioggia dei giorni precedenti ha lasciato spazio ad un sole che pavoneggia al centro della città colpendo il mio viso ed i miei lunghi capelli biondi risplendono sotto di esso.
Non riesco a mettere di pensare alla donna che mi ha donato cento euro con così naturalezza. Cerco di osservare ogni minima persona per incrociare di nuovo i suoi occhi, ma sarà solo il destino a decidere se incontrarci di nuovo.
Sono riuscita ad affittare una stanza in un motel con una pessima reputazione, per la maggior parte, la clientela tratta prostitute ad ore, o almeno è quello che mi sembra di scrutare quando la notte a causa dell'insonnia mi accoccolo alla piccola finestra ad osservare il mondo esterno.
Con la mia chitarra in spalla decido di avviarmi verso Plaza Mayor e trovare un posto in cui mettermi comoda per iniziare a suonare.
Noto i bambini scalpitare tra la folla a recarsi al banco delle caramelle, giovani ragazzi con un caffè in mano passeggiando con leggerezza e persone frenetiche che nonostante sia sabato si recheranno a lavoro. 
Noto una banda di ballerini freestyle che si dimena, sono davvero bravi. È un peccato notare così tanti talenti abbandonati a loro stessi. Mi domando se anche loro sono stati cacciati da casa in malo modo come è capitato a me.
Sto cercando delle nuove offerte di lavoro ma nulla per il momento fa al caso mio, cercano tutte persone con esperienza e con la mia laurea in belle arti sarà complicato scovare qualcosa alla mia portata. Ma sono sicura che prima o poi arriverà l'occasione, non può esserci sempre il nero nella mia vita.
Zulema, lei è stata la prova che non può piovere sempre, ero disperata e grazie a lei sono riuscita a permettermi un pasto e un letto, non so ancora per quanto, in tasca mi sono rimasti solo venti euro, ma credo che oggi riuscirò a raccimolare qualcosa.
Poso la mia custodia a terra, aprendola con cura e accarezzando il suo interno. Accordo la mia chitarra cercando la melodia perfetta ed ecco che inizio a suonare, più motivata che mai.
"Every breath you take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take…"
Sento i primi spiccioli cadere all'interno del mio porta chitarra e questo mi spinge ad andare sempre oltre. Per il momento la giornata sembra iniziare bene.
Vedo un bambino incantato che mi fissa con un lecca lecca tra le labbra. Ha i capelli mori, molto ricco che gli ricadono sulla fronte e delle guance paffute. La sua pelle mi ricorda il caffellatte. È uno dei bambini più belli che io abbia mai visto.
<<Lucas!!! Lucas!!!>>. Alzo lo sguardo e vedo una ragazza che avrà all'incirca la mia età. Sembra molto alta e anch'essa ha i capelli molto ricci e mori, con gli occhi dello stesso colore. Nella mia testa scatta il pensiero se potesse essere sui figlio nonostante la giovane età.
<<Scusami tanto! Non volevo ti disturbare, mio nipote sa essere molto pestifero a volte>>. Dice scuotendo i suoi capelli ricci.
Le accenno un lieve sorriso e smetto per il momento di dedicarmi alla musica.
<<Non preoccuparti, nessun fastidio! Era così carino vederlo imbambolato mentre suonavo, è bello ricevere attenzioni ogni tanto>>.
La ragazza mi lancia un sorriso radioso porgendomi educatamente la mano per farmi alzare.
<<Comunque io sono Estefanìa>>.
Le stringo la mano con vigore.
<<Macarena>>.
Adesso sento le mie gote arrossire, non è il mio forte rapportarmi con le persone. Non riesco a mandare avanti una conversazione decente e vorrei scavarmi la fossa da sola. Ma per fortuna è lei che apre il dibattito.
<<Senti, ma tu, sei in cerca di un lavoro o sei una viaggiatrice che fa questo per poter osservare il mondo?>>.
Sbuffo una leggera risata.
<<È solo temporaneo, vorrei cercare un lavoro nell'arte, ma non è semplice. Ho cercato altre offerte di lavoro ma ovunque richiedono esperienza che io non ho. Non ti danno nemmeno l'opportunità di provare>>.
Estefanìa schiocca la lingua nei denti e sento il suo sguardo sul mio corpo. La mia mente inizia a viaggiare su cosa stia pensando. Avrà notato i miei vestiti sbiaditi? I miei jeans stropicciati?. Basta. Dovrò finirla di mandare il cervello a questa velocità altrimenti finirò per impazzire sul serio. Devo trattenere una semplice conversazione. Non è tanto complicato.
<<Senti, non vorrei sembrare indiscreta ma anche io ero come te. Senza prospettive davanti, senza nulla tra le mani. Non ho nemmeno un diploma. Ma a volte noi donne abbiamo una fortuna: la bellezza. E tu sei molto carina>>.
Sento le mie guance prendere fuoco. Ci stava provando con me?. Sono solo allusioni?. Le faccio un cenno con la testa per farle capire di arrivare al sodo e mi passo la mano sulla frangetta per provare a sistemarla per evitare sospetti sull'ansia che sto provando in questo istante.
<<Beh ecco vedi, io lavoro per un agenzia. Un posto molto particolare, non tutte vengono accettate, bisogna avere le conoscenze giuste. Ma grazie all'aiuto di un amica o di una conoscente potrai farne parte. Il lavoro di per sé non è difficile, io lo trovo quasi divertente a volte. A Madrid c'è pieno di persone di successo, ma chi tra esse vive una vita normale? Nessuna! Molti hanno una doppia vita che amano nascondere e chi fa il mio lavoro serve a questo. Accompagno persone della borghesia di Madrid a vari eventi, loro mi pagano, ed io corro a casa con il mio gruzzoletto. Ovviamente molti fanno anche la richiesta del dopo serata, ma quella è una scelta personale se andare oltre o meno. Tu sei la padrona del tuo corpo e potrai decidere ciò che desideri. Non dovrai occuparti di nessun dettaglio. Basta fornire le tue taglie e il tuo numero di scarpe. Avrai l'abito assegnato ogni sera che verrai chiamata a lavorare. Ti lascio il bigliettino da visita. Tu sì semplicemente che hai parlato con la Riccia, solo gli amici mi chiamano così. Vedrai, sarà impossibile una risposta negativa da parte loro. Abbiamo bisogno nella nostra squadra di una bella biondina come te, Macarena>>.
Non so cosa dire, io lavorerei per la bellezza del mio corpo?. Va oltre ogni mio principio. Usare la donna come un oggetto è la cosa più  spregevole che si possa fare. Sarei un trofeo?. Poi l'occhio ricade sulla mia coperta sbiadita, al freddo che ho subito, alle umiliazioni, all'odio, alla cattiveria, alla solitudine che mi affligge giorno dopo giorno sempre di più.
<<Wow io non so che dire, ti ringrazio dei complimenti. Ci penserò su>>.
La Riccia mi guarda e mi fa un enorme sorriso e vedo che estrae un cellulare. Dio spero che non mi chieda il numero.
<<Mi lasceresti il tuo contatto? Almeno ci sentiamo e mi dici se proverai a contattarli>>.
Ecco lo sapevo. Ennesima umiliazione.
<<Lo farei volentieri, ma purtroppo non ho un cellulare>>. Dico guardando l'asfalto.
La vedo tirar fuori dalla borsetta un piccolo foglio di carta e una penna scrivendoci qualcosa sopra e me lo porge.
<<Ecco qui, se vorrai sentirmi e vedrò il numero anonimo di una cabina telefonica o un numero di qualcuno a me anonimo risponderò, a presto Macarena>>.
La guardo allontanarsi e fisso entrambi i bigliettini nelle mie mani. Mi siedo e ricomincio a suonare finché il buio non assale la piazza. Conto i soldi e devo dire che è andata meglio di quanto credessi. Quaranta euro. Molto bene.
Torno nel putrido motel stanca, con le gambe molli e le dita delle mani doloranti. Sono passate le undici di sera e mi appresto a farmi una doccia.
Sto seriamente valutando l'offerta di quella ragazza dall'aria pimpante ed energica. Ammetto che il suo sorriso mi ha messo allegria.
Prima di coricarmi fisso il bigliettino da visita che mi ha procurato. Forse posso farlo per un po', giusto per mettere da parte due soldi e iniziare finalmente la mia carriera come desidero. Se venissi accettata potrei ricomprarmi una macchina fotografica e ricominciare con la mia passione e trasformala in lavoro.
Continuo a pensare alla donna dagli occhi dorati, sperando mi faccia visita nei sogni. È grazie a lei se mi sto dando un opportunità, pagherei me stessa per vederla di nuovo. Non riesco a smettere di pensarci.
Ed ecco che arriva Morfeo, che in silenzio mi accoglie tra le sue braccia cullandomi in questo materasso da cui escono le molle.

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