•CAPITOLO 5•

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Continuiamo a guardarci per non so quanti secondi, minuti, ore. L’universo si è bloccato in balia dei nostri sguardi di fuoco, mi stavo quasi dimenticando della sua richiesta. Allungo verso di lei il pacchetto si Marlboro e noto le sue mani perfette di manicure, porta uno smalto nero. Estrae dal taschino del suo completo un accendino e si appoggia alla ringhiera ammirando il grande parco che si affaccia davanti a noi. I suoi capelli ondeggiano insieme al vento, sembra una creatura mitologica, al di fuori dal genere umano, non ho mai visto così tanta bellezza in una sola donna. Il suo modo di fumare mi sta letteralmente uccidendo, provo un’attrazione magnetica verso il suo corpo, mai provata una sensazione del genere. Ma quando provo a fare un passo in avanti per poter conversare con lei è come se un muro energetico invisibile mi bloccasse per rimettermi al mio posto. Allor che decido anche io di appoggiarmi all’imponente ringhiera di marmo del balcone per poterla sentire solo leggermente più vicina al mio spirito.

<< Ti stai divertendo allora biondina?>>. Mi chiede dal nulla, guardandomi con la coda dell’occhio.

<<No, non è il mio genere di serata>>. La sento ridere, ma come si permette? È veramente un arrogante. Scuote la testa continuando a ridere.

<<Allora perché sei venuta?>>. Ma cosa sta facendo, cerca rogna? Vuole provocarmi? Mi giro di scatto verso di lei avanzando passo dopo passo. Lei ha girato la testa e mi guarda con i suoi occhi, così perfetti da mettere paura, da sembrare sovrannaturali. Ma conosco il suo gioco, non dare soddisfazione a chi cerca di stuzzicare il tuo essere è la trappola più facile per tenerli in pugno.

<<Non credo di doverti spiegazioni, no?>>. Si avvicina con un passo verso il mio viso, posso sentire il suo respiro accelerato sulle labbra, non è abituata che qualcuno le tenga testa e si nota bene grazie alla sua reazione.

La vedo allungare una mano dietro il suo capo e sciogliersi il nastrino di raso nero che le teneva incollata la maschera che indossava. È ancora più meravigliosa di quanto ricordassi.

<<Io credo di si, rubia, sennò perché saresti a casa mia?>>.

Oddio non posso crederci, la donna che mi aveva donato quei soldi ospitava festini per persone ricche a base di alcool, droga e sesso? Chi era realmente quella donna?. Ovviamente io con la lingua non riesco a starmene zitta e devo fare queste figure. Sento la mia faccia prendere caldo. Sicuramente sto arrossendo per la figuraccia appena compiuta, ma cerco di mantenere una postura eretta, senza distogliere lo sguardo da lei.

<<Beh, perché sono a casa tua. Sono con un amico>>. Mento spudoratamente. Mentre faccio per voltarmi e filarmela a gambe levate da quella situazione opprimente che mi stava facendo venire un infarto sento la sua presa salda nel mio braccio, che stringe fino a farmi male. Senza nemmeno rendermene conto sono con le spalle al muro assieme al suo corpo che mi devasta tenendomi praticamente incollata a lei. Il suo profumo di tabacco e oriente mi sta mandando in estasi. Noto una sfumatura di rabbia e rammarico nei suoi occhi.

<<Da senzatetto a puttana, e solo in tre giorni, gran bel salto di qualità, non trovi anche tu?>>. Mi aveva riconosciuta. Chissà da quanto il suo sguardo era sul mio corpo. Mi aveva seguita, non è stato casuale questo incontro. Non rispondo più delle mie azioni che sento all’improvviso la mia mano sinistra bruciare e la sua faccia spostata di lato. Le avevo dato uno schiaffo. Quando si ricompone vedo i suoi occhi ardere di rabbia, ma anche di sorpresa, non se lo aspettava. Vedo piccole gocce di sangue farsi strada sotto il suo naso ed in preda al panico le porgo un fazzoletto, incapace di rivolgere parola. Prendo la busta di Miranda, estraggo cento euro e glieli metto all’interno della sua giacchetta. Le afferro il colletto della camicia di pura seta e la avvicino al mio viso. Sento un adrenalina pazzesca in questo momento. È come se la personalità che mi sono costruita con fatica in tutti gli anni della mia vita si fosse annullata. Il mio lato oscuro è uscito fuori nell’arco di pochi minuti, e tutto per colpa di una stronza dagli occhi di un vampiro.

Mi avvicino al suo orecchio sussurrandole con tutta l’autorità che avevo in corpo: << Io non sono una puttana, e per quando mi riguarda, ho trovato un lavoro. Tieniti questi due spiccioli del cazzo che mi hai rifilato in un momento di pietà e non ti rivolgere a me in questo modo. Mai più>>. La libero dalla mia presa mentre i suoi occhi cercano di scavarmi l’anima. E la lascio li, con il naso rotto e cento euro in tasca, non voglio essere debitrice di una persona che pensa queste fesserie sul mio conto. Che giudica senza sapere le storie altrui. Chi era veramente questa Zulema?. Perché si era rivolta a me in quel modo. Non lo so. E non voglio nemmeno saperlo.

Mi incammino nella lunga scalinata intenta ad abbandonare quella villa per sempre. Noto Miguel intento a bere un drink con una sigaretta tra le dita e non appena mi vede mi cinge il fianco con un braccio. <<Tutto bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma>>. Decido di fingere di stare poco bene. <<Scusami tanto. Questo ambiente è molto bello, sono state emozioni molto forti tutte insieme, inoltre è la mia prima serata di lavoro ed ero un po’ nervosa. Tutto qui>>. Mi guarda comprensivo, nonostante la sua vita fuori dagli schemi sembra un ragazzo molto comprensivo. <<Non preoccuparti Macarena, sono quasi le due del mattino. Ed io domani ho una lunga giornata di lavoro, finisco il mio drink e ti riaccompagno alla società, o a casa se preferisci. Il mio autista può accompagnarti dove desideri. Senza nessun fine, davvero>>. Lo ringrazio molto e decido di accettare il passaggio fino al motel, con seicento euro in tasca. Spero di poterlo lasciare il prima possibile questo sudicio posto.

Scendo dall’auto e saluto cordialmente Miguel e il suo autista, finalmente posso andare a farmi una bella doccia. Mi avvolgo nel mio accappatoio e metto un po’ di acqua nel bollitore per farmi una tisana rilassante. Non riesco a togliermi dalla testa quella donna, perché mi aveva aggredita in quella maniera? Perché insultarmi? Non capisco cosa voglia da me. Non ha avuto la minima reazione al mio scatto d’ira improvviso, anche se i miei occhi mi hanno incenerita nel profondo. Perché nonostante la sua tenacia e il suo sarcasmo maledetto mi sentivo attratta da lei come una calamita? Troppe domande e poche risposte. Non la vedrò mai più in vita mia. Quella stronza si è meritata quello schiaffo. Non si giudica il vissuto di una persona, lei non sa che dentro io, quel giorno, mente mi ha offerto la sua carità ero morta dentro. Lei non sa che sono sola, senza una famiglia. Se ne sta crogiolata in quella villa maestosa che chiama casa, circondata dall’alta borghesia spagnola regalando cocaina e sesso sfrenato. Una persona così superficiale non potrà mai sapere che significa essere morti dentro. A meno che lei non lo sia già. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 12, 2021 ⏰

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