•CAPITOLO 3•

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Composi il numero senza esitare troppo. Purtroppo non avendo un telefono con me mi limitai ad andare in una sporca cabina telefonica. Mi vergognavo di me stessa, ma se le fonti di Estefanìa erano attendibili solo io potevo decidere se andare oltre o meno.
Mi sarei bastata sull' accompagnare persone facoltose e ricche ad alcuni eventi per prendere soldi e trovare pian piano il lavoro dei miei sogni per potermi realizzare come meglio credevo.
Composi il numero e dall'altro lato mi rispose una donna dalla voce acuta. Quasi simpatica. A primo impatto.
<<Buonasera, ho ricevuto il vostro recapito da una ragazza di mia conoscenza, so che cercate reclute e forse potrei essere adatta a questa posizione>>.
Sento la fronte sudarmi freddo. Le mie mani tremano e le gambe sembrano vedere da un momento all'altro. O forse stavo solo svenendo per la fame. Non lo so.
<<Oh, certo. Cerchiamo sempre reclute. Donne libere e indipendenti. Vediamoci oggi pomeriggio alle 17 alla Baia de sol. È un bar in piazza Navidad. Non puoi sbagliare. Prenoterò un tavolo a nome Miranda. Loro ti accompagneranno. Ti aspetto lì>>.
Misi giù la cornetta e non potevo crederci. Forse non era il lavoro più onesto del mondo, ma avrei potuto permettermi un tetto sopra la testa, una doccia calda ogni sera. Dei vestiti nuovi.
Cazzo. Ora che ci penso non ho il miglior completo del mondo addosso. Me la giocherò con la simpatia e la gentilezza.
"Certo Macarena, non ci credi nemmeno tu".
Noto dal grande orologio di mattoni rossi della piazza centrale che sono appena le 15 e posso ancora riuscire ad andare al motel a fare una veloce doccia e riuscire a sistemarmi per non apparire con questo animo sciatto. Carico la mia chitarra in spalla e mi incammino sperando in un nuovo destino per me stessa.
Arrivo al motel e mi fiondo sotto il getto di acqua tiepida, il che è un lusso dato che stanotte era gelida.
Mi asciugo i lunghi capelli biondi con il phon a testa in giù per dargli un aspetto un po’ più mosso e selvaggio. Per fortuna le occhiaie si sono attenuate leggermente e nel piccolo armadio trovo un misero deodorante per ambienti alla lavanda che spruzzo sui vestiti per dare l’idea di indossare qualcosa di fresco appena uscito dall’armadio. Do un’ultima occhiata veloce al mio aspetto ed esco di casa.

Il bar è un posto molto formale, il suo stile sofisticato mi mette un po’ a disagio ma cerco per un istante di reprimere questo mio pensiero. Mostrarmi ansiosa non è certo il miglior modo di affrontare questo incontro. Vedo un ragazzo al bancone vestito con una camicia nera e una cravatta bianca, i suoi capelli non cedono di un millimetro e la sua postura è di una fermezza disarmante. Mi avvicino cordialmente e chiedo di essere accompagnata al tavolo a nome Miranda. Lui mi guarda con un sorriso a trentadue denti facendomi strada.
Noto al tavolo accomodata sul divanetto di pelle rossa una donna sulla cinquantina, i suoi capelli sono corti e ondulati, mori con qualche schiaritura oro che le illumina ancor di più il viso. Mi guarda con i suoi grandi occhi nocciola e mi fa un sorriso molto dolce, quasi materno oserei dire. Sembra una persona positiva a primo impatto. Il suo outfit è impeccabile, indossa un pantalone nero con una camicia bianca ed una giacca anch’essa nera. Sento l’odore del suo Chanel numero 5 sotto il mio naso. Sicuramente era benestante e si vedeva.
<<Ciao cara! Accomodati, io sono Miranda, sei molto carina!>>.
Sento le guance prendermi fuoco, per il momento sembra sia tutto liscio. Dio speriamo.
<<Buonasera Miranda, io sono Macarena, grazie di avermi ricevuta immediatamente e mi scusi per il leggero ritardo>>. 
Scuote la testa in segno di resa e mi versa un calice di vino bianco porgendolo educatamente verso di me. Non sapendo come aprire la conversazione mi guardo attorno incuriosita dall’atmosfera quasi piacevole creatasi e aspetto sia lei ad accennarmi del lavoro.
<<Dunque, ti chiederai il motivo della mia convocazione>>. Dice mentre sorseggia un sorso di vino ed infilza un oliva verde con il suo stuzzicadenti.
<<Beh, si>>.
<<La nostra società Macarena è molto seria, ovviamente tu sei una donna e da tale sei padrona del tuo corpo e puoi trattarlo come ritieni sia opportuno. Noi ci basiamo esclusivamente nel contattarti per accompagnare uomini o donne facoltose a degli eventi da loro richiesti. Tu ci fornirai le tue taglie e il tuo numero di scarpe in modo tale che possiamo procurarti i vestiti adatti per l’occasione, che potrai tenere con te senza darci nulla indietro. Il prezzo da pagare possiamo stipularlo insieme, puoi decidere se essere ricompensata a ore oppure a serata, io ci tengo particolarmente che le mie ragazze siano a loro agio in tutto questo. Noi della società prenderemo solo il 30% del tuo compenso, il che significa che se una serata con te varrà mille euro, che per noi è il nostro minimo budget, noi preleveremo solo trecento euro da essi e i restanti saranno tuoi. È un lavoro che può portarti verso grandi cifre mensili e aprirti molte strade, puoi mettere da parte in dieci giorni uno stipendio che può assicurarti un mese di pausa o addirittura guadagnare talmente tanto in qualche anno con noi che puoi essere sistemata per tutta la vita. È una tua scelta. Se sei d’accordo posso procedere col mostrarti il nostro contratto e stipuliamo insieme una cifra>>.
Quasi mi strozzo con la nocciolina che sto mangiando. Settecento euro per una serata in qualche locale?. Va contro ogni mia etica professionale donare il mio corpo in cambio di denaro. Ma se devo solo accompagnare persone facoltose ad eventi, non vedo perché non accettare. Mi sta offrendo addirittura un contratto di lavoro. Non è la mia prima aspirazione ma nel giro di pochissimo tempo potrei davvero permettermi un appartamento tutto mio. Forse il destino mi sta sorridendo per una volta. Devo cogliere ogni occasione datami e questa mi sembra una buona palla al balzo.
<<Sono interessata per il ruolo di accompagnatrice, scusi non mi aspettavo di ricevere un offerta simile, direi che per il momento possiamo restare sul budget minimo prefissato, ovvero mille euro. La mia taglia è una 42, il mio numero di scarpe il 38 e la taglia del reggiseno una terza>>.
La vedo allungarmi una penna elegante in cui c’è inciso il logo della società “M.I.R”. Firmo le scartoffie e ci stringiamo la mano calorosamente. La ringrazio di nuovo per questa possibilità e sento che mi dice: <<Domani sera alle 21 ti aspetta il tuo primo giorno, sarai ad una serata con un uomo molto importante, ricorda che sei solo tu padrona di te stessa e talvolta questi eventi sono un po’ particolari. Ma posso assicurarti che i nostri clienti sono persone serie. Domani mattina puoi passare a ritirare l’outfit in società>>.
Wow, non credevo di iniziare subito, quante cose da realizzare nel mio cervello, sento già tutte queste nuove informazioni fare a cazzotti.
Il cielo è diventato buio ed il freddo mi punge il naso mentre rincaso nel motel. Spero sia una delle mie ultime notti. È il momento di tornare a vivere, anche se in parte, devo ricostruire la mia anima spezzata.

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