Mi stringo nel mio abito nuovo. Un tubino nero in pizzo con uno scollo a cuore e la schiena totalmente scoperta. Nei miei piedi le Jimmie Choo laccate luccicano a non finire. Sono più comode dei miei stivali bassi pur essendo un tacco dodici.
Mi guardo allo specchio e sembro un altra persona. La mia frangetta è nuovamente ordinata, i miei capelli sono lisci come seta e profumano di olio di argan. Nelle mie orecchie luccicano due piccoli punti luce di Swarovski e nel mio collo un choker ornato di zirconi marca il mio collo magro e slanciato.
Vedo entrare Miranda e il suo sguardo diventa sbalordito. Incredibile di come un buon vestito possa cambiare l'opinione delle persone. Odio questa cosa, nessuno legge quello che hai dentro ma si basano sull'apparire, ma d'altronde sapevo di accettare un lavoro dove predispone il lato fisico, quindi non posso lamentarmi se vedo solo superficialità.
Vedo entrare Estefanìa e quando mi guarda si mette entrambe le mani davanti al viso con segno di stupore e felicità.
<<Biondina! Che piacere averti tra noi! Sono troppo felice, te lo meriti>>. La vedo avvicinarsi e stringermi in un abbraccio sincero che ricambio immediatamente. Era da tanto che non ne ricevevo uno. Per un attimo ho pensato di non essere nemmeno in grado di ricambiare.
<<È solo grazie a te. Ti sono debitrice>>. Le dico con un sorriso puro e sincero.
<<Mi farebbe piacere uscire, magari andiamo a fare un po' di shopping o a pranzo insieme domani>>. La vedo tirare fuori il suo cellulare ed io mi ricordo di non possederne ancora uno. Le chiedo se possiamo incontrarci a mezzogiorno in Via del Corso Cèntral, di fronte alla statua della piazza e lei accetta senza esitare troppo. Forse ha intuito la mia situazione, ma sono felice della sua discrezione nel non pormi eventuali domande. Mi saluta calorosamente e si avvia verso l'uscita, a giudicare dal suo abbigliamento credo che anche lei abbia del lavoro da svolgere stasera.
Vedo Miranda porgermi una busta con settecento euro.
<<Ecco, questa è la paga per la tua serata, tra cinque minuti arriverà un auto a prenderti e all'interno troverai la persona che dovrai accompagnare alla serata>>.
Prendo la busta e le porgo un sorriso di cortesia. Ammetto di essere agitata, ma cerco di non farmi sopraffare dalle emozioni. Altrimenti rimarrei bloccata nel mio loop infinito e non voglio essere distratta questa sera.
<<Grazie Miranda>>. Prendo il mio cappotto nero e lo lego in vita con una cintura. Scendo lentamente le scale di questo edificio, godendomi ogni ticchettio del tacchi che si poggiano lentamente su ogni scalino. E finalmente fuori vedo un auto nera, per essere precisi un BMW X6. L'autista di esso scende e mi apre la portiera cordialmente facendomi accomodare nel sedile posteriore, nel quale trovo seduto un uomo in smoking sui trent'anni. I suoi occhi sono neri come la pece, la sua barbetta è incolta e tenuta alla perfezione, i suoi capelli cono raccolti in un piccolo codino tirato con del gel e noto tra le sue mani una scatola in velluto rosso.
<<Buonasera signorina, colgo l'occasione di presentarmi. Io sono Miguel>>.
Gli porgo la mano per presentarmi cordialmente a lui, ma la afferra delicatamente porgendomi un bacio come i gentiluomini degli anni 30.
<<Sono Macarena, piacere mio>>. Gli dico sorridendogli.
Lo vedo porgermi la scatola in velluto, ed io lo guardo confusa.
<<La apri, per favore>>.
Faccio ciò che mi dice e all'interno trovo una maschera nera, anch'essa in pizzo, come il mio vestito, incastonata di brillanti. È bellissima.
<<Vede signorina, la serata a cui parteciperemo sarà molto particolare. Andremo in un posto dove il limite non esiste. Dove le persone li superano e altri si adattano a quelli. Ovviamente conosco le regole della signora Miranda e lei sarà mia accompagnatrice poiché a queste serate, l'ingresso è solo consentito in coppia. Non le chiederei mai di spingersi oltre il suo ruolo a meno che non sia un suo divertimento personale. Inoltre la prego di non giudicarmi. Ho uno strano modo di divertirmi>>.
Lo guardo con la bocca leggermente socchiusa, diciamo che come primo appuntamento mi sarei accontenta di una cena o di un evento di beneficienza. Non mi sarei aspettata di dover affrontare una situazione del genere. Ma siamo in un mondo libero, e tutti siamo padroni di prendere le nostre decisioni. Nessuno ha il diritto di giudicare il suo passatempo. Non sta facendo del male a nessuno.
<<Miguel, credo che il giudizio sia una supposizione degli ignoranti, non preoccuparti>>.
Dopo circa mezz'ora di strada noto che siamo nelle campagne e noto una fila immensa di pini davanti a noi. L'auto parcheggia e sia io che Miguel indossiamo la nostra maschera. L'ingresso di questa villa è maestoso. Il vialetto è in ciottoli color ematite e siamo circondati da siepi accurate nel minimo particolare. Riesco a sentire l'odore di erba tagliata inebriarmi l'olfatto.
La villa imponente di fronte a noi ci accoglie con un immensa scalinata di marmo bianco e sui lati due alti candelabri emanano la loro luce rilasciando l'odore di cera sciolta.
Due guardie del corpo, anch'esse con una semplice maschera nera ci aprono all'unisono il grande portone bianco ad arco.
Un lungo tappeto rosso ricopre le mattonelle candide venate d'oro e tutto quello che mi circonda è inverosimile.
Vedo persone ammassate qua e là, tutto indossano una maschera, vedo uomini e donne spogliarsi e aggiungersi a loro con nonchalance. Donne completamente nude portano in mano vassoi con champagne e frutta, una si avvicina porgendomene educatamente uno. Le faccio un sorriso di cortesia e lei si inchina a me, come se fosse a mio servizio.
Vedo tavoli con sopra eleganti servizi d'argento con sopra la polvere della felicità e noto Miguel avvicinarsi ad essi per farsi una striscia di cocaina.
<<Vuoi favorire? Offre la casa>>. Lo guardo con gli occhi spalancati.
<<No grazie. Non amo le droghe>>.
Lo spazio inizia ad essermi stretto e non sento altro che corpi sbattere tra loro. Vedo Miguel intento a sfilarsi la camicia, restando a petto nudo e prendere una bella ragazza per mano e condurla verso una sorta di croce, sulle quali compaiono manette sia per mani che per piedi.
Decido di salire le scale e noto molte persone conversare, altre entrare nelle diverse camere per godersi gli spettacoli intimi. Questo posto non è proprio il mio ideale di divertimento, ho bisogno di uscire a prendere un po' d'aria.
Vedo una portafinestra davanti a me, che da su un grazioso balcone. Esco ed afferro dalla mia pochette una sigaretta. Tiro per circa tre secondi, assaporando l'ebrezza del tabacco. Le stelle sono luminose, il fruscio del vento di gennaio dondola i pini e il fruscio delle piante mi fanno assaporare la brezza invernale. Mi ritrovo qui, su un balcone, a fumare una sigaretta, mentre aspetto solo l'ora di tornare al motel per potermi fare una doccia e rinfrescarmi per poi dormire. Mi rendo conto del cielo, di quanto siamo insignificanti per le stelle, noi le ammiriamo e loro non ci vedono, siamo solo su questa misera pallina rotante chiamata pianeta terra, anche se, guardare le stelle i problemi dell'ultima settimana non sembrano così grossi in realtà. Forse dovevo solo farmi cullare dal fato.
Sento dei passi dietro di me, convita fosse Miguel mi giro di scatto. Occhi contro occhi. Quegli occhi dorati. Che mi hanno perseguitata per giorni. Erano qui, di fronte a me. Nonostante la maschera, riconoscerei quei lineamenti perfetti lontano anni luce. Il tempo si crogiola attorno a me, il mio basso ventre si contrae, le mie labbra diventano una calamita per le sue, dipinte da un rossetto rosso fuoco. Sento la mia testa invasa da mille pensieri, domande, perché era qui?. E poi sento di nuovo la sua voce. Letale come il canto delle sirene.
<<Avresti una sigaretta da offrirmi, Rubia?>>.
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•IL SOFFIO DELL'ANIMA•
Fanfic"Posso essere il tuo demone più potente, e tu, cara bimba, mi sembri troppo incosciente. Posso annientarti con uno sguardo, rovinarti la vita in un solo battito di ciglia. E tu, perché ti ostenti ad essermi così vicina? Cosa ti attrae del mio essere...