CAPITOLO 4

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Arrivati a suola scesi dall'autobus insieme ad Alec.

A questo punto le nostre strade si divisero: lui aveva scelto l'indirizzo scientifico e io linguistico.

Gli diedi un bacino sulla guancia e ci dividemmo.

Camminavo nei corridoi della scuola mentre guardavo un foglio dove sopra erano elencate le varie classi e la loro posizione nella scuola.

Ad un certo punto andai a sbattere contro qualcuno perché non guardavo la strada.

Mi cadde il foglio, mi abbassai per riprenderlo mentre facevo le mie scuse.

Alzai la testa e...

-Ancora tu?!- dissi, con un tono di nervosismo e scocciatura nella voce, in realtà ero felice di rivederlo.

-Vedo che sei felice di rivedermi- disse Sebastian in senso ironico, con il suo solito ghigno che mi faceva morire.

-Ti lascio sola 15 minuti e vai a sbattere contro le persone che ti capitano a tiro?-

Mi guardò qualche istante con il volto neutro e io ricambiai.

-Dai ti aiuto io, in che classe sei?-

La mia pancia era diventata un ciclone di sentimenti: emozione, tensione e qualcosa di nuovo, qualcosa che non avevo mai provato in presenza di qualcuno, forse erano le famose "farfalle allo stomaco".

-Prima B-

Dissi io. Sentii che la mia voce non era "liscia" e lineare, ma tesa e quasi tremante.

-Oh, ma guarda! Siamo nella stessa classe cara Clary.- lo disse quasi con fare maligno.

Ero felicissima, ma non potevo dirglielo.

-E quindi? Dove andiamo?-

Mi fece cenno di seguirlo e gli andai dietro.

Non potevo credere che fosse di prima, era altissimo e aveva muscoli robusti ed era sempre bellissimo.

Magnetico, attraente, era quel tipo di ragazzo che quando pensi a lui ti mordi il labbro pensando a quanto sia sexy.

Arrivammo davanti ad una porta blu notte e mi disse:

- Qui sulla porta c'è scritto "1B" quindi penso sia questa-

Entrammo nella classe, non c'era ancora nessuno. Ne approfittai per prendere i posti nell'angolo destro in fondo all'aula.

Erano a coppie, i banchi, e mi domandai chi si sarebbe seduto accanto a me.

Sebastian posò la sua cartella Eastpack nera sulla coppia di banchi vicina e poi si sedette sul mio banco.

-Non te le hanno insegnate le buone maniere? Non ci si siede sui tavoli- dissi sorridendo e buttandogli le gambe di sotto.

-Hai ragione, scusa mamma!-

Ci guardammo per una decina di secondi in silenzio e poi cominciammo a ridere, come quando due bambini piccoli giocano alle costruzioni e all'improvviso una cade a terra.

Fece il giro del tavolo e si mise sulla sedia, al contrario, naturalmente...

Si avvicinò e..

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