Roma. Il fulcro della cultura antica. La capitale dello Stato Pontificio. L'incorruttibile centro della cristianità. La dimora di Cristo, per qualcuno. Per Lorenzo, solo una città piena di vita e priva di spirito. "E il vino non è neanche buono come quello delle campagne fiorentine", avrebbe aggiunto Giuliano. Ma Giuliano non era lì con lui, in una carrozza sulle strade lastricate di Roma, ma in un'osteria fiorentina, probabilmente, a bere un buon calice con Sandro Botticelli e Poliziano, magari in compagnia di qualche bella e affascinante fanciulla attratta dai suoi occhi chiari come il più limpido dei mari e i suoi occhi biondi come quelli di un angelo. "Giuliano," pensò Lorenzo, sorridendo a sé stesso, "così simile fisicamente a un principe azzurro, così lontano dall'esserlo." "E Bianca," si trovò a pensare, "dove sarà? Con qualche sua amica aristocratica, a parlare di un giovane particolarmente bello e dolce? Oppure a bere un tè nelle sue stanze, al riparo dalla caotica e colorata vita della nostra città, in compagnia solo dei suoi pensieri?"
Lorenzo guardò la strada che i cavalli bianchi della carrozza fiorentina stavano percorrendo e notò parecchi bambini, che si rincorrevano felici per la via. Lorenzo pensò che, un domani, gli piacerebbe avere dei figli. Dei piccoli batuffoli di gioia a cui insegnare tutto e da coccolare come suo padre ha fatto con lui e con i suoi fratelli...Con nostalgia, iniziò a ricordare la sua infanzia. Giuliano era arrivato quando lui aveva solo quattro anni, e non riusciva a ricordare la vita senza quel disordinato ammasso di bellezza, spensieratezza, fiducia e divertimento che era il suo fratellino minore. Riusciva ("e," dovette ammettere, "riesce ancora") a farlo arrabbiare con una sola frase, ma allo stesso tempo a farlo scoppiare a ridere con un solo sguardo. Amavano fare insieme qualsiasi tipo di gioco, ma se quelli intellettuali attraevano Lorenzo, quelli più pericolosi e movimentati attiravano Giuliano, che si trascinava dietro il fratello, noncurante delle conseguenze. A soli sette anni, Lorenzo convinse il padre a regalargli una piccola spada di legno, e Giuliano non volle sentire storie: anche lui voleva a tutti i costi un piccolo fioretto giocattolo, e i suoi genitori glielo concessero solo l'anno dopo, al suo quarto compleanno. Giuliano perdeva sempre contro il più abile Lorenzo, ma non si scoraggiava mai. Anzi, rideva, e sosteneva che Lorenzo fosse più bravo solo perché aveva avuto più tempo di allenarsi e perché era di qualche anno più grande di lui. Lorenzo sorrideva sempre a quelle constatazioni, e andando avanti con il tempo si convinse lui stesso che erano vere. Giuliano perdeva, si rialzava e riprovava. Lorenzo imparò l'importanza del farlo proprio dall'esperienza con il fratello, che mai si arrendeva nonostante le sconfitte.
Quando Lorenzo aveva sette anni e Giuliano tre, Lucrezia Tornabuoni, loro madre e moglie di Piero De'Medici, annunciò l'arrivo di un altro bambino. Lorenzo, inconsciamente, subito ne divenne un po' geloso: erano sempre stati lui, Giuliano, sua madre e suo padre, e l'idea di condividere le persone a lui più care con un bambino che ancora non conosceva lo infastidiva leggermente. Al contrario, Giuliano era al settimo cielo: "Finalmente! Speriamo sia un maschio, così anche io potrò vincere a spada!" Lucrezia sorrise e tornò nelle sue stanze, felice della sua gravidanza. Il bambino – o meglio, la bambina – nacque a settembre, in un delle ultime giornate calde dell'anno. Giuliano disse che comunque poteva batterla a spada, quando sarebbe cresciuta, anche se era una ragazza, scatenando le risate di tutti. Lorenzo, invece, ne fu totalmente affascinato. Nacque subito in lui il desiderio di proteggerla sempre, in ogni momento e da ogni cosa. Così, a soli sette anni, fece una promessa a sé stesso a cui tentò di tenere fede per tutta la sua vita: proteggerla e aiutarla, in qualsiasi modo possibile.
"Splende quasi di luce propria, non è vero?" disse Piero, tenendo in braccio il piccolo Giuliano. "Allora chiamiamola Bianca," decise la madre, "in modo che anche da grande si ricordi di splendere sempre di una bianca luce gioiosa."
L'amicizia sbocciò tra i tre giovani Medici e i due fratelli Guglielmo e Francesco, figli di un importante collaboratore del padre Piero, Antonio De Pazzi. Guglielmo, un giovane dai capelli scuri e gli occhi profondi, diventò il promesso sposo di Bianca, in modo che un giorno le due famiglie non fossero unite solo dai legami di amicizia, ma anche da uno di sangue. Quando Antonio morì, lasciando soli i due figli, la tutela passò a loro zio Jacopo, che disprezzava i Medici sopra ogni cosa perché li riteneva responsabili della morte del fratello. Giuliano e Lorenzo provarono in tutti i modi a recuperare il bellissimo rapporto che avevano con il figlio maggiore, Francesco, ma egli era stato convinto dallo zio sulla teoria della morte del padre Antonio e non volle più sapere nulla della famiglia che un tempo lo aveva accolto come un figlio. Francesco, Guglielmo e Jacopo ora possedevano la seconda Banca più grande di Firenze, la Banca dei Pazzi, e da anni provavano a minare alla base il potere della famiglia Medici. Lorenzo si rabbuiò improvvisamente a quel pensiero.
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I Medici - La vita insieme a te
Historical FictionI Medici sono la famiglia più importante di Firenze, una dinastia potente di una città potente. Lorenzo il Magnifico è ancora solo Lorenzo De'Medici, un giovane inesperto e coraggioso che porterà Firenze a diventare una vera Repubblica. I suoi sogni...