Unico fratello

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Appena arrivato a Firenze, però, Lorenzo trovò brutte notizie. "Un disastro" sentenziò Bianca, mentre lui scendeva dalla carrozza, "Francesco Pazzi ha provocato Giuliano vicino a Santa Maria del Fiore, e la lite si è trasformata in una rissa." "Mio Dio" sussurrò Lorenzo, entrando velocemente in casa. "Dov'è?" "In camera sua, non è più uscito da quando lo hanno pestato." "Pestato? É così grave?" chiese Lorenzo, fermandosi davanti alla sua porta mentre la madre, Lucrezia, usciva con uno sguardo cupo dalla stanza del secondogenito. "Entra e lo vedrai" replicò Bianca, sistemandosi il vestito. Gli diede un bacio sulla guancia. "Mi sei mancato, Lorenzo. Hai fatto buon viaggio? Siamo salvi?" "Il Papa ci ha dato più tempo, sorellina." "A che prezzo?" sospirò lei, rassegnata. "Dovremo pagare una somma stratosferica? Un interesse sul debito?" "Per ora ti basta sapere che non c'è prezzo che sarei più felice di pagare" disse Lorenzo, sorridendo. "Ora entro e vedo come sta Giuliano. Vieni anche tu?" "Ci sono già stata questa mattina, e sembra che non gradisca la compagnia di nessuno, per ora. Magari riuscirai a fargli cambiare idea." Detto questo, Bianca voltò le spalle, uscendo elegantemente dal corridoio. Lorenzo si sentì male al pensiero del suo matrimonio imminente con Bastiano Soderini, e del fatto che lui ancora non gliel'avesse detto. Sospirando, entrò nella stanza di Giuliano. Lui era sul letto, sulla guancia sinistra una profonda ferita che era già stata pulita, ma che continuava a sanguinare. "Sei venuto sul mio letto di morte?" chiese lui, sistemando le lenzuola. "Per tua sfortuna, non sono riuscito a uccidere Francesco Pazzi. Ti giuro che l'avrei fatto subito, se ci fossi riuscito. Ma come il diavolo, è forte e massiccio. Sono riuscito solo a ferirlo sulla gamba destra." "Giuliano, non è mai un bene desiderare il male dell'altro." "Ma se il male è quello del diavolo, è un punto a favore di Dio. Non è così?" chiese lui, beffardo. "Almeno non mi ha ferito alle gambe, così potrò correre fuori dalla città insieme a voi quando ci cacceranno da Firenze per la rovina di migliaia di persone dovuta alla bancarotta imminente." Lorenzo sorrise. "É fatta, fratello. Non dovremo andarcene da Firenze, il Papa mi ha dato più tempo." Giuliano sorrise, spalancando gli occhi per lo stupore. "Allora è vero che esistono i miracoli." Lorenzo pensò a quanto, in fondo, fosse ingenuamente innocente Giuliano. Non appena seppe della proroga del tempo di pagamento del debito non aveva fatto come Bianca, interrogandosi subito sul tornaconto: no, lui si era accontentato, almeno per il momento, di godere di quella felicità. "Adesso scommetto che dovremo vendere metà delle nostre proprietà per ripagare tutto, però." Giuliano, comunque, non aveva ancora perso il sorriso. "Non c'è prezzo che sarei più felice di pagare, Giuliano, e i soldi non ne fanno parte" disse Lorenzo, sedendosi sorridente vicino al fratello sul suo letto. "Perchè ho la sensazione che c'entri qualcosa una giovane fanciulla romana?" Lorenzo si girò a guardarlo, stupito. "Come...?" "Credi davvero che nostra madre non mi abbia detto nulla? E io che ti credevo intelligente, Lorenzo!" Lui sorrise e abbassò lo sguardo. "Non credevo ti saresti mai innamorato di qualcosa oltre alla politica, fratello. Sono davvero contento che questa fanciulla sia in qualche modo riuscita ad avvicinare il tuo cuore." Giuliano sorrise. "E Bianca sarà contentissima di avere una nuova amica. Per non parlare di nostra madre: è già in fibrillazione per il matrimonio imminente. Neanche si sposasse lei." E lui non smetteva di sorridere. "Cosa sono tutti questi sorrisi, Giuliano? Cosa ti compiace di più, il mio matrimonio o l'aver ferito Pazzi?" "Colpevole" alzò le mani il biondo, "Per quanto mi faccia felice la tua nuova famiglia, quella ferita sul polpaccio mi compiace quasi quanto il pensiero di te sistemato. Eppure ora vedrai che nostra madre cercherà di farmi accoppiare con una giovane aristocratica, per il mio bene e quello della famiglia. Per quanto mi riguarda, preferisco fare lo zio ricco che vizia i nipoti come se fossero figli suoi. I tuoi, e, chi lo sa, magari anche quelli di Bianca." Lorenzo si rabbuiò al nome della sorella. "Non gliel'hai ancora detto, vero?" chiese Giuliano, riferendosi a Bastiano. "Non aspettare ancora. Sarà più difficile dirglielo, poi. Ma dimmi, com'è questa romana?" A Lorenzo si illuminarono gli occhi. "É bellissima, Giuliano. Non credo che, in tutta la tua vita da corteggiatore, tu abbia mai visto due occhi e un viso e un corpo più belli dei suoi." "Ho visto molte donne, Lorenzo. Questa ragazza dev'essere proprio una dea. Come hai detto che si chiama?" "Clarice" disse Lorenzo, sostenendo il suo sguardo. "Lo sai che dovrai lasciare Lucrezia Donati, vero?" "L'ho già fatto" disse Lorenzo, pensando alla lettera che le aveva mandato la sera prima di partire da Roma. "C'è voluto molto coraggio, Giuliano. Ma so che ne vale la pena." "Era una relazione tossica, Lorenzo. E detto da me, che di relazioni ne ho avute tante,  vuol dire tanto. Lei era più grande di te, sposata, bellissima, sì, ma da quel che ho capito, la sua bellezza è un decimo di quella di questa Clarice." "Hanno due bellezze diverse, credo" disse Lorenzo, corrugando la fronte. "Non ci avevo mai pensato prima. Credo che Clarice mi ispiri... purezza, innocenza, protezione, sicurezza. Con Lucrezia, mi sentivo quasi un criminale. Con la mia promessa, so che potrò essere pulito. Semplicemente innamorato di mia moglie, come è legittimo che sia." "Così sia, allora. Non vedo l'ora che veda qui, in modo che possa conoscere la futura madre dei miei nipoti." "Giuliano!" disse Lorenzo, ridendo. "Non dirle questo, sarebbe scandalizzata, credo. Fai il bravo ragazzo, per una volta!" "Ti prometto che sarò l'angelo di cui ho le sembianze" replicò Giuliano, indicando in suo corpo. "Dopotutto, tra i due il biondo affascinante è il secondogenito." Risero entrambi, e Lorenzo ancora una volta si rese conto della benedizione che era stata per lui di avere un fratello del genere. Unico fratello, fratello benedetto, con le sembianze di un angelo e il cuore di un guerriero.  "Piacerà sicuramente, a Clarice" pensò lui, mentre usciva dalla sua stanza. Incontrò quasi subito sua madre, con dei medicinali per la ferita di Giuliano, che si accingeva a rientrare nella sua stanza. "Lorenzo, figlio mio." Lo abbracciò, per poi porgergli una lettera. "Clarice arriverà qui tra due settimane, il tempo di portare qui tutto quello che le serve da Roma. Il matrimonio sarà tra un mese, a maggio, nel pieno della primavera. E mi raccomando, sii sensibile e premuroso con lei, e...." "Madre, ti prometto che la tratterò come una principessa" la interruppe Lorenzo, mettendo le mani sulle sue braccia. "Giuliano è di buon umore, meglio che ne approfitti finchè la felicità dura. Scommetto che il malcontento per non ver ucciso Pazzi tornerà quando proverà di nuovo a screditarci." Detto questo, tornò al suo studio, iniziando a scrivere una lettera da mandare alla sua amata Clarice.


NOTA DELL'AUTRICE

Grazie mille per tutte le letture, sono davvero contenta! Non dimenticate di votare questa parte e di aggiungere la storia alla vostra biblioteca :) mi farebbe davvero felice. Commentate se vi è piaciuta questa parte! 

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