Accordi e conquiste

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La Curia era meravigliosa, e il Papa irremovibile. "Lorenzo" disse, passeggiando insieme a lui per i vasti giardini del papato, "so che purtroppo vostro padre vi ha lasciato solo a risolvere tutti i problemi che lui aveva riscontrato negli scorsi anni, ma io non posso darvi più tempo. I soldi che la vostra famiglia mi deve servono per curare e proteggere il mio gregge, e per finire di edificare le Chiese che diventeranno la casa stessa di Dio. Se entro il mese non pagherete ciò che mi dovete, trasferirò il conto papale dalla Banca dei Medici a quella dei Pazzi. Mi dispiace, giovane Medici." Lorenzo tentò di replicare, ma il Papa non sentiva ragioni. Si avvicinò a Carlo, che dispiaciuto si scusò con Lorenzo, convinto di non aver fatto abbastanza. "Carlo, hai fatto tutto ciò che potevi" sussurrò lui una volta che il Santo Padre se ne fu andato. "Ma ora non si scherza più. Devo trovare a tutti i costi un modo per prorogare il prestito, oppure la nostra famiglia" continuò, indicando sé stesso e Carlo "sarà perduta." Un Cardinale di appostò dietro a Carlo. "Lorenzo, ora io devo andare, mi dispiace. Ti accompagnerà fuori dalla Curia il Cardinale della Rovere" disse Carlo, indicando l'uomo dietro di lui, "da tempo desiderava parlarti." Lorenzo annuì e si avvicinò al Cardinale. Insieme, uscirono dai giardini. "Siete stato gentile con il Santo Padre, e i cittadini di Firenze vivono felici e prosperano da quando siete voi al Governo della città, Lorenzo. Qual è il vostro segreto?" Lorenzo sorrise, girandosi verso l'uomo in tunica. "La sincerità, Cardinale. Non tutto si compra con il denaro, ma molto di compra con l'onestà. Ma non avrò più occasione di essere onesto, se il Papa non mi concede più tempo per pagare il prestito." "Io parteggio per voi e per Firenze, giovane Medici, ma questo non basterà. Avete bisogno dell'appoggio di altri Cardinali se volete fare pressione sul Santo Padre." Si fermarono fuori dai giardini, e Lucrezia, che stava parlando con delle suore, si avvicinò a loro congedandosi. "Cardinale Della Rovere" lo salutò, porgendogli la mano con eleganza. "Che piacere rivedervi, Madonna" replicò lui, stringendola. "Vi faccio le mie più sincere condoglianze per la morte di vostro marito. Pregherò per la vostra famiglia e per la sua anima." Lucrezia si rabbuiò leggermente, ma ringraziò comunque, affiancandosi al figlio. "Il Papa ci ha negato il prestito" tagliò corto lui, osservando la madre negli occhi, "ma se riusciamo a convincere dei Cardinali a sostenerci, loro potranno fare pressione sul Papa, che ci lascerebbe più tempo per pagare il debito." "Come possiamo convincerli a sostenere la nostra causa? Non abbiamo abbastanza soldi per convincerne uno, figurarsi venti" sospirò la madre, sistemandosi il vestito. "Torniamo a Firenze, lì decideremo cosa fare. Magari, vendendo la villa a Pistoia, e alzando le tasse sui terreni e sulle case della nostra città..." "Non alzerò mai le tasse al popolo per pagare gli errori di mio padre" disse freddo Lorenzo. "Non sarà necessario. Vi sostengo, Lorenzo, perché credo che vogliate fare del bene alla città di Firenze. Convincete anche gli altri Cardinali di questo e sarete sulla strada per convincere anche il Papa" disse il Cardinale. "Chi sono i Cardinali più influenti? Oltre a voi, ovviamente" precisò Lucrezia. "Quasi tutti sono vicini al Papa, ma particolarmente lo è Orsini. Lo troverete al banchetto di stasera, dove sarete miei ospiti. Convincete lui, e sarete salvi." Lorenzo alzò subito lo sguardo a quel nome. Lucrezia sorrise, congedandosi dal Cardinale e scortando Lorenzo alla villa dei cugini Cavalcanti, che avevano messo loro a disposizione per i pochi giorni in cui si sarebbero fermati a Roma.

Lorenzo, intanto, rifletteva. Com'era possibile convincere il Cardinale Orsini a sostenere la sua causa? I romani vedevano da tempo son sospetto i Medici, perché erano stati dei commercianti di lana senza nobili origini che erano riusciti a scalare la società, cosa che nessuno a Roma approvava e aveva mai fatto. Sua madre, Lucrezia, sembrava tanto tranquilla almeno tanto quanto lui era agitato. "Dove andate, madre?" chiese Lorenzo quando lei si apprestò a uscire di casa. "A trovare una mia cara amica di Roma" rispose lei, vaga, prima di uscire dal portone. Lorenzo si sedette su una poltrona di fronte al fuoco e, fissando le fiamme, pensò di nuovo a quegli occhi che lo avevano incantato solo poche ore prima. Orsini, un cognome che sia la bella ragazza sia il potente Cardinale possedevano. Ma d'altronde, a Roma c'erano così tanti Orsini che, si disse Lorenzo, era per forza una coincidenza. O forse il destino, che gli diceva di pensare a lei. "Clarice Orsini..." ripeteva, tra sé e sé, "quanto sarebbe bello rivedere di nuovo i tuoi occhi..."

Il banchetto, quella sera, era tra i più abbondanti che Lorenzo avesse mai visto. "Se solo ci fosse qui anche Giuliano," si ritrovò a pensare, lo sguardo perso nella tavolata "e non avessi un Cardinale da convincere, probabilmente questa sarebbe una serata fantastica." Entrò a braccetto con la madre nella stanza, attirando lo sguardo di molti. Non abituati a vedere un Medici a Roma, tutti sembravano stupiti dal vedere la bellezza di Lorenzo nonostante le voci in giro sul suo conto. Forse, sentendo dire cose tanto brutte su una famiglia, i romani se la immaginavano sempre brutta, ostile e rozza. Lorenzo sorrise a quel pensiero e si fece scortare dalla madre vicino a una donna dai lunghi capelli rossi, che subito si mise a chiacchierare con loro. Lucrezia la presentò. "Questa è Maddalena Orsini, figlio mio, cognata del Cardinale." Subito Lorenzo si presentò, cercando di fare la migliore impressione possibile. Proprio mentre si dilettava in una lunga descrizione di ciò che voleva fare a Firenze, di creare una nuova Repubblica e di renderla la città più ricca d'Italia, una giovane si avvicinò a Maddalena, lasciandolo senza fiato. Eccoli lì, gli occhi, di nuovo, e possibile ancora più luminosi. Lucrezia, accorgendosi della distrazione del figlio, presentò anche la giovane, sapendo però benissimo che non ce n'era bisogno. "Lei è Clarice Orsini, nipote del Cardinale e figlia di Maddalena." Clarice sorrise, e per Lorenzo sembrò che la temperatura nella stanza si fosse alzata di almeno dieci gradi. "Incantato" replicò lui, baciandole dolcemente la mano. Lei arrossì leggermente mentre le madri continuavano a chiacchierare. Lorenzo, nel suo profondo, ancora una volta si interrogò per quella strana sensazione di dolcezza e protezione che lo avvolgeva sempre quando si trovava vicino a quella giovane romana. Un servo annunciò che la cena era servita, e Lorenzo riprese a chiacchierare con diversi Cardinali, tentando di convincerli a sostenere la sua causa politica, quando sua madre gli sussurrò mentre gli altri erano distratti: "Non serve più, Lorenzo. È fatta. Sposerai Clarice Orsini, consolidando l'alleanza con il papato e assicurandoti il sostegno del Cardinale." Lorenzo guardò la madre per capire se era uno scherzo. "Mi prendete in giro, madre? L'ho appena conosciuta!" "E allora? Vi ho visti presi l'uno dall'altro, e tutto questo è utile sia alla famiglia Orsini che ai Medici." "Ma madre..." Proprio in quel momento, mentre tutti si alzavano per la fine della serata, vide Clarice avviarsi sul balcone del palazzo. "Vai, parlale" disse la madre, accennando con il viso al punto in cui la ragazza era appena sparita, nascosta da una pianta da vaso. "E cerca di fare ciò che fai sempre quando sei vicino a lei: perdere la testa." Lorenzo non replicò, ma raggiunse Clarice.

Lei si voltò non appena lui le fu dietro. "Vi ho visto stamattina in carrozza, Lorenzo." "Vi prego, datemi del tu. Se non erro, presto noi due saremo una famiglia." Clarice arrossì, ma annuì leggermente. "Mi rendo conto che tu non mi conosci, Clarice, e che non mi ami. Posso solo immaginare cosa tutto questo ti comporterà: lasciare la tua casa, spostarti nella mia, sposare un uomo che appena conosci..." "Mi sembra tanto strano da dire, Lorenzo, ma scelgo comunque di spiegartelo. Tu sai che il nostro matrimonio è combinato, sono state le nostre madri a organizzare tutto, e io ne ero totalmente all'oscuro. Nonostante questo, però mi sembra di conoscerti da sempre, e questo vuol dire solo una cosa. Tu potresti essere la persona giusta per me, e un giorno insieme, se anche tu lo desideri, potremo essere felici. Non mi è mai successo di provare una cosa del genere, in realtà da sempre intendo prendere i Sacri Voti, ma da quando ti ho visto stamattina, Lorenzo..." sussurrò lei, abbassando lo sguardo. "Tutto è cambiato. E non mi sembra neanche più di essere me stessa. Voglio cambiare, andarmene da questa città corrotta e ostile. Forse abitare a Firenze... e con te" aggiunse, "cambierà le cose. Forse troverò finalmente il mio posto." Lorenzo fu invaso subito da un affetto così improvviso che non potè fare a meno di stringerle la mano con la sua. "Dammi il tuo cuore, Clarice, e io prometto davanti a Dio che me ne prenderò cura." Lei alzò lo sguardo, sorrise e si sporse in punta di piedi per baciarlo sulla guancia. Lui ne restò così stupito che la strinse a sé quasi inconsciamente. "Sarò a Firenze tra due giorni" disse lei, uscendo dal balcone. "Ci rivedremo presto, Lorenzo, e poi non ti lascerò più." Lui sorrise, e il giorno dopo ripartì per Firenze, un sorriso indelebile sulle sue labbra e una gioia nel cuore che nessuno sembrava in grado di togliergli.


NOTA DELL'AUTRICE

Grazie a tutti voi per aver letto anche questa seconda parte! Sono stata molto contenta dell'apprezzamento sulla prima, e quindi oggi ho aggiunto anche questa. Spero vi piaccia! Vi raccomando di seguirmi e di aggiungere questa storia alla vostra biblioteca per non perdere nessun aggiornamento! Non so quando caricherò la seconda parte, dato che iniziate le vacanze di Pasqua ho molte cose da fare per la scuola e per conto mio, ma cercherò di aggiornare il prima possibile. Fatemi sapere cosa ne pensate anche di questa breve storia!

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