Capitolo 4

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The gazing eyes are so colorful
I'll give my everything to you
Still unable to verbalize
The hopeless dream in my heart.

🎶 Your eyes tell, BTS

Se qualcuno mi avesse chiesto cosa amassi di Jonghyun a primo impatto, avrei risposto lo sguardo.

Erano due occhi semplici, normali. Due piccole biglie color nocciola incastonate in modo perfetto ai due lati del naso. Eppure non erano solo quello.

Lo sguardo di quel ragazzo poteva avere diecimila sfumature diverse.

Il minuto prima poteva ridere, quello dopo velarsi e piangere senza velare una lacrima, quello dopo ancora poteva mostrarti ammirazione o sdegno. Lo sguardo di Jonghyun parlava per lui.

Ma il momento che preferivo era quello in cui i suoi occhi incrociavano i miei. Quel momento, quell'attimo fugace, posso dire che per me era tutto.

Si tratta di un qualcosa di particolare, si percepisce un'energia intensa quando gli occhi dell'uomo che ti piace si posano su di te. Poi che probabilmente lui non ricambi, beh, quello è un altro conto.

Jonghyun sorrise, quasi sghembo, alzando lo sguardo dagli spartiti che aveva in mano. Ed eccole, le sue iridi che si puntavano nelle mie e che mi facevano tremare il cuore.

«Mi stai fissando da minuti interminabili.»

«Non ho potuto guardarti per anni. Lascia che adesso lo faccia per bene.»

Le sue labbra sembrarono allungarsi ancora di più verso l'esterno, estendendo il sorriso già grande di per sé. Richiuse gli spartiti nel folder che aveva accanto a sé, senza distogliere lo sguardo dal mio.

«Allora forse dovrei rimirarti anche io.»

Spostò la sedia più vicino a me e poi con le dita spostò una ciocca di capelli che mi era ricaduta sulla fronte.

«Mi è mancato passare il tempo con te.»

«L'ultima volta che sono venuta a Seoul tu eri impegnato con il trainee pre debutto.»

«Lo so, mi dispiace non aver potuto vederti.»

Sapevo che gli dispiacesse davvero e non lo condannavo. Nel periodo pre debutto sapevo che i membri avevano anche l'uso limitato del cellulare, infatti Jonhyung aveva saputo del mio arrivo in Corea soltanto quando ero già rientrata in Italia.

E così erano passati quasi tre anni.

«Non è stata colpa tua» ammisi, rendendomi conto ancor di più di quanto fosse complicato il percorso che un idol e le persone a lui vicine dovevano percorrere. «Magari questi tre anni lontani ci hanno fatto anche bene.»

Lui alzò entrambe le sopracciglia, inclinando la testa.

«Bene?»

«Siamo cresciuti entrambi.»

«Questo lo vedo.» Il suo sguardo si accese, cercando di comunicarmi qualcosa che non compresi. «E il tuo cambiamento mi piace, ma quei capelli...»

Afferrai le punte dei miei capelli spostandole in avanti, in modo che potessi guardarle.

«Cos'hanno che non va?»

«Nulla, ma il tuo colore naturale mi piace di più.»

«Il biondo non ti piace?»

«Preferisco il tuo color carota.»

Mi sentii arrossire, per cui abbassai il viso per evitare che lo notasse.

Break the silence - and fly like a butterflyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora