Capitolo due

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Capitolo due
urgenza e insofferenza sono le facce di due medaglie differenti nelle mani della sorte

Chiuso in una camera, ricordi di quel giorno (e altri), day three, Levi pov.
Levi non era sicuro di quando fosse cominciata.
Se pensava ad Eren Jaeger, gli balzava in mente, fra tutte, l'immagine di lui rinchiuso nella cella quella prima volta, quando aveva deciso di assumersene la responsabilità. Aveva visto qualcosa, nei suoi occhi... somigliava ad una versione di sé che aveva messo da parte, per trasformarsi in quello che tutti chiamavano "il più forte dell'umanità". 
Poi però quella visione veniva sostituita da quella dell'ultima volta in cui l'aveva visto -a petto squarciato fra le sue braccia, mentre tentava di estrarlo dal collo del gigante che aveva evocato e strapparlo alle grinfie di un altro.
Quell'idiota... rischiare la vita per salvarlo. Erwin avrebbe fatto saltare in aria la tomba di Levi se, morendo, avesse portato con sé l'unica speranza dell'umanità.
Il più forte e l'ultima speranza.
Non era comico che fossero entrambi un caso così pietoso e incasinato? Non una coppia, e comunque male assortiti, in bilico sull'ombra della morte, un piede fuori e il resto del corpo dentro, avvolto fra le spire di un destino che sarebbe stato una beffa facile da raggirare solo finché quella avesse voluto fosse così. Per i capricci della sorte, loro erano uno strumento, come umani terrorizzati fra le mani dei giganti. Probabilmente, sarebbe arrivato un giorno in cui quella, la morte o la beffa, li avrebbe travolti e soffocati senza dar loro il tempo di alzare lo sguardo verso la luce. Probabilmente, sarebbe toccato prima al moccioso, e Levi avrebbe continuato a vivere, com'era sempre accaduto.
-Ci sono persone a me care che sono morte e a cui io sono sopravvissuto. Non è l'unico, Caporale. Ma almeno lei è umano.-
Si posò un braccio sugli occhi, esasperato nel silenzio della propria naturale indecifrabilità. E adesso perché diamine gli tornavano in mente le parole del moccioso?
La spedizione era stata un disastro, altri soldati erano morti e i sopravvissuti lo erano per miracolo, e solo grazie ad Eren. Attirare su di sé i giganti in quel modo mentre Levi era inoperativo, una follia.
Dopo che aveva perso conoscenza ed Eren l'aveva salvato dalle grinfie di un gigante, voleva far guadagnare tempo agli altri e farli scappare, facendo una strage di giganti. Che piano di merda, lui e quel suo bisogno di drammatizzare una morte innecessaria! Era così impaziente di trapassare per i suoi compagni? Sarebbe stato evidente a chiunque che la sua Squadra Speciale, in quel frangente, era rimasta temporaneamente priva della guida di Levi. Se lui fosse stato sveglio, una cosa simile non sarebbe mai accaduta.
Quando però era tornato in sé e l'aveva visto, mentre i giganti banchettavano con lui e raggiungevano il collo fino a spezzargli la testa, Levi l'aveva fatto. Qualcosa era scattato e non c'era stato nient'altro dopo quel click. Una mossa avventata, istintiva, un errore madornale che aveva salvato la vita di entrambi per condannarli più tardi. Ne sarebbero comunque usciti vivi, non gliene fregava un cazzo di quel che i maiali della Polizia Militare avevano da dire.
Levi si mise a sedere sul letto, guardando un punto fisso davanti a sé

L'odore in quella camera lo mandava fuori di testa. Probabilmente il suo corpo non avrebbe dovuto rispondere così intensamente alle attenzioni di un ragazzino. Eren aveva dalla sua l'età giovane e quei suoi ormoni impazziti del cazzo. Ma lui... non aveva alcuna scusante.
I fogli che aveva in mano sembravano bianchi e privi di senso, anziché pieni di rapporti e informazioni da analizzare.
La sua mente era ancora ferma in ciò che era successo poche ore prima su quello stesso letto, una ripetizione incoerente di sensazioni, immagini, tocchi fantasma sulla pelle, e l'odore di sesso nella stanza non aiutava. 
Non che fosse la prima volta, per loro.
-Caporale...-
A forza di ignorarlo, Levi non si era accorto che Eren fosse già sveglio e lo fissava. I suoi occhi verdi, così grandi su quel viso che sembrava ancora innocente nonostante la realtà in cui vivevano, erano concentrati sul viso del Caporale. La cosa non lo metteva a disagio. Piuttosto, lo infastidiva.
-Se proprio non hai nulla di meglio da fare, va a farti un bagno.-
-Potremmo farlo insieme.-
Si era messo seduto, così che il lenzuolo gli scivolasse lungo la schiena in una carezza che fece sentire Levi stupidamente geloso, raccogliendosi sulle gambe del ragazzo mentre questo si sporgeva verso di lui per attirare l'attenzione del Caporale. Lui, però, manteneva lo sguardo sui propri fogli, girandoli di tanto in tanto, come se fosse completamente indifferente alle azioni del più giovane.
Levi ricordava di non aver più sentito la coperta raccolta sulla propria vita, e fu consapevole del vento che proveniva dalla finestra sfirargli la pelle, mentre le mani di Eren gli percorrevano i fianchi e il ragazzo si piazzava in mezzo alle sue gambe. Il corpo di Levi vibrò d'aspettativa, ma rimase immobile mentre lui poggiava le mani sulle sue coscie e fissava voglioso il suo sesso già eretto a metà. 
Risalendo con le mani fino all'inguine, Eren lo afferrò con dolcezza, stringendo sempre di più. Levi dovette mordersi le labbra per non lasciarsi sfuggire un sospiro.
-Va bene, Caporale. Magari dopo questo andrò a farmi quel bagno.-
Mentre Levi si allungava verso di lui, una mano già fra i capelli del ragazzo, Eren si abbassò finché la sua bocca non entrò a contatto con quella carne dura e tenera, calda sotto i timidi colpi della sua lingua.
Non era la prima volta neanche per quello, ed Eren stava iniziando a capire cosa piacesse al Caporale. Perciò quando estrasse i denti, percorrendo tutta la lunghezza con piccoli, giocosi morsi, i fogli finirono sparsi per terra.
Il vento li avrebbe trascinati in giro per la stanza per ore, quel giorno.

Non si era mai distratto sul campo. Non agiva mai in modo illogico.
Eppure, in quel momento non c'era stato nulla di più sensato da fare, nulla di più naturale. Che tipo di istinto era quello? Si era mosso verso Eren, abbattendo i giganti che cercavano di afferrarlo, e se qualcuno lo aveva chiamato non aveva sentito nulla.
Per capire cosa gli era successo, avrebbe dovuto parlare direttamente con Eren. Erwin, però, aveva confinato Levi in quel piano fino a nuovo ordine, perciò non poteva scendere nelle prigioni.
Rispettava il suo volere, da anni ormai. Era capitato loro di trovarsi in disaccordo, ma Levi non aveva mai valicato i confini della propria posizione. Erwin lo sapeva, non aveva nemmeno posto qualcuno a guardia della camera che era diventata per Levi rifugio e prigione. Ora, c'era qualcosa che non andava, in lui. Più volte, in quei giorni, si era ritrovato ad ordire piani per sgusciare via inosservato fino alla celle sotterranee del castello, sorprendendosi dell'assoluta lucidità di quei pensieri irrazionali.

-Non toccatelo!-
Mi divincolo con tutte le mie forze, ma posso poco dopo essere stato atterrato da quattro soldati, completamente immobilizzato.
-Fermo, Levi!-
Hanji non perde tempo nel piazzare il suo viso sorridente davanti a me, ostruendomi la visuale.
-E' vivo! Il Caporale è vivo!-
-Certo che sono vivo, idiota. Eren!-
-Eren, Eren! E' svenuto! O mezzo morto, come vuoi. Povero angioletto!-
-Dev'essere arrestato e reso inoffensivo finché è incosciente. Era completamente fuori controllo.-
-Lasciatemi!- urlo, inferocito dalle parole di Erwin, fin troppo toccato da quelle precedenti di Hanji. Ho tutta l'intenzione di fermarli, non me ne frega un cazzo se, nel processo, qualcuno si sarebbe fatto male.
-Caporale Levi. Se non metti un freno a questa tua reazione, lo ucciderò seduta stante.-
Probabilmente, il mio sguardo è animato da un fuoco insolito, inaspettato, mentre sposto l'attenzione su chi mi ha dato quell'ultimatum malato. Ma non godo della concentrazione necessaria per badare a simili dettagli, in questo momento.
-Non lo faresti. Eren è troppo importante. Dai l'ordine a questi idioti di mollarmi!-
-Qualcosa gli ha fatto perdere la ragione, Levi. In questo stato ci sarà solo d'impaccio. Non sfidarmi.-
-Vaffanculo!-
Riprendo a dimenarmi, perciò non vedo il colpo che mi arriva dritto in testa, stordendomi fino a che fisso il buio, e poi più nulla.

Non riusciva a smettere di pensarci, forse perché da allora non l'aveva più visto. Che cosa temeva, di preciso? Che Eren fosse morto? Che fosse vivo? Che Levi l'avrebbe odiato, o peggio...
Forse, lo sguardo di Eren sarebbe stato identico a quello che aveva scorto in battaglia, quando Levi l'aveva incrociato giusto qualche attimo prima che il ragazzo si mordesse la mano.
Così innocente, eppure nessun umano poteva eguagliare la sete di sangue nei suoi occhi.

Now it's my turn e.e
It's Levi time! E come potete vedere, il registro è un po' diverso nei pensieri diretti, perché il nostro Caporale è più schematico e, nella mia mente, meno impulsivo-drammatico rispetto ad Eren, più giovane e appassionato. Spero di essere riuscita, in questo cambio, a rendere il personaggio di Levi, che è quello che amo più in assoluto. Forse mi sono un poco trattenuta proprio per paura di sbagliare e fare un casino e rovinare tutto, ma sono convinta che Levi, rispetto ad Eren, debba porsi in modo diverso di fronte a questa loro relazione. Lo insulta, lo schernisce, lo ignora, ma sicuramente dimostra di tenerci, a quel piccolo mostro.
Vabbé, mi fermo. Spero resterete anche per il prossimo capitolo! Resistete, abbiamo quesi finito!
*hug*

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