Capitolo Sei: Attacco Di Panico. REV.

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Pov's Sherille

Il giorno seguente, mi dirigo a lavoro senza troppi ostacoli. La mattina il paese appare molto silenzioso, bislacco e così distante...

Dalla porta del locale fanno la loro entrata le mie migliori amiche, ma senza, il raggiante, Riccardo. Volevo discutere con lui di ciò che era accaduto sera precedente; lui è il mio migliore amico e io non provo nulla in più nei suoi confronti.

"Ragazze ma sapete dov'è Riccardo?" domando leggermente inquieta ma entrambe fanno spallucce. "Suppongo che tra un po' arriverà" medito dando voce alle mie riflessioni al fine di rasserenare sia me che Emma e Abigail.

"Mi fai un cappuccino?" reclama, pigramente, la mia attenzione Emma, annuisco e mi accingo a prepararglielo, insieme al caffè di Abigail, che oggi ha lo sguardo inchiodato nel vuoto; pago e glieli porgo.

Intanto trascorre mezz'ora e di Riccardo alcuna traccia.

"Sono preoccupata; lo chiamo" dichiaro artigliando il telefono. Compongo, celermente, il suo numero e lo lascio squillare fino a quando non scatta la segreteria telefonica. Volgo uno sguardo preoccupato alle mie amiche.

"Sherille cosa è successo?" la voce di Emma, che prima era serena, muta, improvvisamente, instabile e preoccupata.

"Ieri mi ha baciata, ma io ero in un'altra dimensione a causa dell'attacco di panico..." replico con una punta di vergogna nella voce al ricordo di ieri sera.

Abigail si rizza e riferisce: "Ho un brutto presentimento, a casa non c'era" Subito scruto il viso di Abigail poi le domando: "Chiamalo tu, per favore. Magari con me è furioso"

Sono molto angustiata, Emma continua a scrutare il mio piglio, taciturna. "Oggi è Sabato sarà andato dalla famiglia" considera Abigail mentre i miei occhi si riempiono di una piccola fiammella, redenta da Pandora, denominata: speranza. "Si si sarà per questo, anche perché altrimenti dove andrebbe."

Pov'sAleksey

"Sogna, vagheggia, cara Sherille" speculo esaminando la silhouette della mia preda muoversi turbata dietro il bancone.. "Perestan' pyalit'sya, ty pokhozh na man'yaka" (=Smettila di fissare, sembri un maniaco). A riscuotermi dal mio stato di trance, è la voce di Ioann a cui rivolgo uno cipiglio corrucciato : "Non la sto fissando e tantomeno sembro un maniaco" Ribatto, stranamente in italiano "Kislota" (=Acido) si intromette Maksim.

"Vado a portare questi e torno"Dichiara la riccia, afferrando due vassoi, e mettendoli in contrappeso su ambedue le mani. "Secondo me cade" scommetto esaminandola mentre giunge alla porta del ristorante e la apre con il gomito conducendo a destinazione i vassoi.

"Non sottovalutarla: è diversa e non hai idea di quanto filo ti darà da torcere" ribatte Maksim rifilandomi un piglio storto.

"Provate a richiamarlo" esclama la mora alle amiche.

"Non risponde, squilla a vuoto" ribatte la riccia. "E continuerà a squillare a vuoto" speculo mentre dentro di me rido al pensiero che quel bastardo ora sia sottoterra.

"Tra un po' ho la pausa pranzo andiamo a fumarci una sigaretta?" propone Sherille mentre le amiche annuiscono. All'improvviso il telefono della mia bambina squilla, il suo piglio sfuma diventando mortorio e preoccupato mentre guarda il numero e infine risponde.

"Pronto?" chiede. Da qui non riesco a sentire quello che proferisce l'altro interlocutore.

"Non sono a casa" dichiara Sherille con tono freddo poi, inaspettatamente, esclama: "Cosa gli hai fatto?!". Le sue mani cominciano a tremare, scaglio uno sguardo furbo ai miei fratelli che corrugando le sopracciglia, tendono le orecchie.

La Mia CondannaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora