La nuova arrivata!

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Ricreazione.

Quel giorno pioveva a dirotto.

Le gocce cadute dal cielo si posavano con un tonfo sordo sul vetro della finestra e scivolavano giù, sempre più giù...

C'era qualcosa di magnifico in quella pioggia che, inarrestabile, cadeva dal cielo per poi appiattirsi e scivolare a terra, per poi sparire e riformarsi ancora...

Ma che cazzo dico.

Era solo un'altra giornata di merda.

… Ah, mi sento in dovere di presentarmi, perdona la mia maleducazione

Mi chiamo William Reinaldo, un nome tanto conosciuto quanto disprezzato.

I miei genitori sono ricchi. Mia madre è italiana, ma mio padre è americano. Vivo a Firenze, in una villetta vicino al centro. Avevo una maledizione brutale addosso, al liceo, una maledizione che trasformava la mia vita in un inferno vivente, una dannazione eterna...

Ero il cocco di tutti i prof.

A me non importava nemmeno più di tanto di esserlo... Ma non lo facevo per me, lo facevo per mia madre.

Perché quando mia madre si arrabbiava...

-Ehi, Willy Wonka! L'hai portato il cioccolato?- sentii questa voce piena di scherno e supremazia alle mie spalle.

Ero a sedere in disparte sul mio banco, a lato della finestra.

Mi voltai, accavallando le gambe e guardando chiunque avesse interrotto i miei ragionamenti riguardanti la pioggia (non che ci tenessi tanto a continuarli, dopotutto).

Davanti a me avevo Daniele, un mio compagno di classe molto robusto, coi capelli e gli occhi color pece. Faceva judo, e aveva un'innata passione per il bullismo.

-Che vuoi, Dan?- chiesi, con il tono di un apatico.

Il sorrisetto sul suo voto svanì, e subito dopo inarcò le sopracciglia fino a trasformare il suo volto in un grugno d'ira orripilante.

-Secondo te?! Tira fuori un po' di soldi, voglio andare giù al bar a prendere un po' da mangiare!- esclamò, iniziando ad alzare la voce.

Lo guardai un attimo con lo stesso sguardo che conserverei per una scimmia senza mani. Mi voltai, e ricominciai a osservare il vetro delle finestre.

-Ho solo contanti- risposi, non lo stavo nemmeno guardando.

Per quanto facessi l'indifferente, ne avevo paura. La volta precedente non gli feci copiare i compiti, e lui e la sua banda di bulletti mi lanciarono lo zaino aperto fuori dalla finestra, e il contenuto si sparse interamente su una pozza di fango nel bel mezzo del giardinetto.

Ma per quanto mi intimorisse, non ce la facevo proprio a dargliela vinta.

Mi diede uno spintone, il mio busto scricchiolò nello schianto contro il banco, che si spostò fino a colpire la sedia davanti.

Mi ritrovai bocconi per terra, la pancia mi faceva un male cane. Mi voltai con gli occhi fuori dalle orbite.

-Ma che sei impazzito?!- urlai, guardando Daniele che sorrideva sornione. Mi prese per la maglietta e mi sollevò. Merda... Facevo fatica a respirare, e non sentivo più il contatto del pavimento coi miei piedi.

-Questo è per chi non rispetta i suoi compagni di classe...- rise, caricando il pugno.

Il prof era assente.

Cuor di PastelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora