Superenalotto

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"Concetta. Concetta. Concetta! "

"Uh, ecchè, ti pare che sono sorda?"

"E spegnila, sta televisione! "

"Un momento, sto vedendo una cosa."

"Ma che guardi, scema, sempre le solite fesserie... spegni, via."

"Vieni, vieni a sentire anche tu. Vedi? Alla faccia nostra... ma tu pensa, trenta miliardi! Sfido io, che fanno festa e ballano! "

"E vabbè, la solita menata del Superenalotto. Spegni, che stai a sentire, tanto quelli li, che fanno caciare intorno alla ricevitoria, non hanno beccato niente. Vogliono solo farsi vedere dai parenti mentre l'operatore TV li riprende.

Dov'è, sto paese dei miliardari?"

"Ma che so, in Puglia mi pare. L'hanno detto ieri sera, quando c'è stata l'estrazione. Trenta miliardi tondi, qualche migliaio di lire. E noi qui, a pane e cipolla!"

"Beh, non esageriamo. La pensione è dignitosa, la casa è di proprietà, figlie da maritare non ne abbiamo, e dunque...

Perché, ti manca qualcosa? L'anno scorso hai avuto persino la pelliccia!"

"Si, di capra, all'UPIM! Ma zitto, fammi sentire... Ecco, fanno vedere il sindaco. Sta facendo il discorsetto, il sindaco di... L'ha detto, adesso mi ricordo. Manfredonia. Ecco, si, Manfredonia."

"Manfredonia? Ma sai che mi ci siamo stati, a Manfredonia?"

"Ma che dici, va..."

"Ma si, non ti ricordi? Tanti anni fa, proprio in viaggio di nozze, destinazione Gargano e padre Pio. Come fai a non ricordartene? A Manfredonia, all'andata, ci fermammo mezza giornata per la visita alla zia Crocifissa."

"Aspetta... Si, adesso ricordo. Giusto, la zia Crocifissa, quella tua prozia di terzo o quarto grado. Quella che ci regalò il rosario di conchiglie. Chissà che fine ha fatto..."

"La zia Crocifissa?"

"No, il rosario. Devo averlo riciclato quando si é battezzata la figlia della cameriera.

La zia Crocifissa... Che sagoma..."

Eh, si. Una di quelle parenti catalogate nel reparto "Quadri di lontananza".

Ogni anno per Pasqua manda la solita cartolina di auguri senza francobollo. Meno male che da noi poste e postini se ne fregano altamente, delle regole.

Però, vedi, si ricorda sempre di noi. Io, se dovessi dire, non ricordo nemmeno che faccia avesse. Ma sai, alla sua età hanno tutti lo stesso aspetto: mummie in attesa della personale piramide"

"Quanti anni avrà?"

"Boh, era già vecchia quando ci sposammo... Ma certo più giovane di Matusalemme."

In quel momento trillò il campanello di casa: tre colpi lunghi, impazienti. Onofrio andò ad aprire, svogliato, masticando il gambo di un sedano. Glia avevano detto, i soliti amici informatissimi, masticare in continuazione qualcosa era un metodo infallibile per togliere il vizio del fumo; ma nessuno sapeva precisare quanto tempo dovesse durare la terapia. Lui, fiducioso, masticava e continuava a fumare. Aprì l'uscio di casa, scocciato. E rimase a guardare a bocca aperta, col gambo di sedano incastrato tra gli incisivi, il personaggio incorniciato nel riquadro dell'uscio.

Una figura del passato, lo stereotipo della vecchia zitellona malamente rigenerata. Viso rugoso, labbro superiore ornato da baffi alla tartara, pomelli tinti da un rosso acceso e sormontati da borse palpebrali che parevano bisacce. I capelli, di un polveroso incongruo giallino, erano sormontati da un antiquato capellino alla cloche. Il corpo, pingue e di piccola statura, si appoggiava ad un severo bastone nero con pomo d'argento. Posata sul pavimento, una grossa borsa da viaggio in nappa screpolata.

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