Dopo tutto mi riguardo indietro, e penso alle cose che ho fatto e cose che non ho fatto, non ho rimpianti quel che ho fatto mi ha aiutato quel che non ho fatto non avrei potuto farlo, vedo il mondo come se stessi analizzando ogni piccola parte di se e quella piccola e pericolosa strada che il destino mi ha donato che si chiama vita, quando iniziai a percorrere questa strada ero impacciata, e con la paura di cadere mi aggrappai a cose che mi fecero cadere ancor di più; mi ritrovai a percorrere sola questa lunga strada che mi resta, nel corso del mio cammino trovai un miraggio che chiamai felicità per la prima volta, e chi l'avrebbe mai pensato che il mio primo miraggio sarebbe stata lei una creatura cosi dolce così bella che all'interno dei suoi occhi si aggirava l'universo, una creatura che il destino volle farmi incontrare che dono mai così grande mi volle fare, usufrui di questo dono di felicità così immenso senza prima leggere attentamente le conseguenze, ne rimanei distrutta ma alla fine la peculiarità di un miraggio è quello di farti vedere ciò che vorresti vedere e fino ad oggi il pensiero di quel meraviglioso miraggio mi accompagna. Continuai a camminare il percorso senza nemmeno più dare peso a ogni passo che facevo, era diventato oramai un movimento involontario, camminai e camminai e il mio cammino mi impose tante volte un sentiero pieno d'arbusti, ahimè per quanto possano essere stati bassi da scavalcare quegli arbusti ai miei occhi erano invalicabili montagne, e ricordo con dolore e amarezza quanto male mi sono fatta a percorrere senza attenzione quei sentieri, esausta di camminare mi chiesi svariate volte il perché di tale movimento, infondo nessuno mi aveva mai assicurato che nel mio cammino ci sarebbe stata la mia felicità eterna, e più ci pensavo più non capivo che tanto male avessi potuto fare al mondo da non meritarmi il mio dono la mia felicità perché privarmi di un tale regalo a una creatura cosi impotente e sensibile a una di quelle persone prescelte prima della nascita ad amare con tutta l'anima ogni singolo e possibile essere umano, non avrei mai voluto essere una di quelle rare orchidee, continuando a camminare odiai anche il mio essere mi guardavo intorno e sentivo che il mondo stava sbagliando era ingiusto con me dando già per scontato il mio possibile futuro, vedevo anime felici e l'unica fonte di gioia che arrivava alla mia anima era questa, non importava se una di quelle due anime non ero io l'importante è che nel mondo in quell'istante c'erano due anime innamorate, vedevo anime cattive e pensavo a quanto erano stupide quelle anime che non avevano capito che la vita non era eterna, vedevo anime triste che cercavo di consolare riversando il loro dolore in me nonostante sapessi che essendo una creatura talmente sensibile avrei sentito tutto in prima persona come se fosse capitato tutto quel male direttamente a me e poi vendendo tante anime impegnate a continuare a camminare le loro vite intravidi la mia anima.