Alec lanciò un'imprecazione colorita quando rischiò di inciampare nell'ennesima radice dell'ennesimo albero presente in quel bosco.
Presidente Miao, che zampettava davanti a lui, si voltò a guardarlo. Alec avrebbe potuto giurare che il gatto gli stesse lanciando un'occhiata preoccupata ed esasperata allo stesso tempo e avesse appena sospirato in tono melodrammatico. Quella palla di pelo passava indubbiamente troppo tempo con Magnus.
"Tutto a posto." lo rassicurò il moro. "Guarda che dico sul serio!" grugnì, all'occhiata scettica che Presidente continuava a rivolgergli, mentre sistemava meglio la presa delle sue mani sulle cosce di Magnus, che pressò maggiormente il petto alla sua schiena e ridacchiò sommessamente contro la pelle del suo collo, facendogliela accapponare.
Il gatto miagolò brevemente, roteando gli occhi, poi riprese ad annusare attentamente il terreno e l'aria circostante, avanzando con passo sicuro e voltandosi di tanto in tanto per assicurarsi che lo stesse seguendo e non si perdesse in quel dedalo di alberi e vegetazione selvaggia.
Alec sbuffò. Era ufficiale: persino quella palla di pelo non aveva la benché minima fiducia in lui e pensava che non sarebbe uscito vivo da lì se non avesse avuto qualche anima pia che gli indicasse la strada per la salvezza. Il che era ridicolo. Totalmente e assolutamente ridicolo.
Per l'angelo, ma con chi pensavano di avere a che fare? Sia Magnus che Presidente Miao dovevano solo ringraziare il fatto che avesse l'ex Marine zavorrato sulle spalle, che lo rallentava nei movimenti, altrimenti avrebbe dimostrato a quei due rompiscatole chi era Alec Lightwood! Poco, ma sicuro!
Insomma, che ci voleva a camminare per il bosco e a tornare sulla strada principale? Ok, ogni tanto inciampava in qualche radice e può darsi che, la prima e unica volta che aveva perso di vista Presidente Miao, mentre Magnus si era appisolato sulla sua spalla, avesse svoltato nella direzione sbagliata e avesse camminato per cinque minuti buoni alla cieca, fino a quando il gatto, mosso a compassione, era tornato a riprenderlo con uno sguardo di sufficienza negli occhi, ma, insomma, questo non significava assolutamente che lui non fosse capace di portare in salvo il felino e la sua guardia del corpo! E che diamine!
Sentì il sorriso di Magnus sulla sua pelle e si indispettì ancora di più. L'ex Marine doveva proprio smetterla di avere quell'irritante e inquietante abitudine di leggergli nella mente. Neanche nella sua testa aveva più la giusta privacy, per l'angelo!
Quando lanciò un'occhiata al bendaggio di fortuna, che tamponava la ferita al braccio di Magnus, però, il suo broncio sparì immediatamente, venendo sostituito da una smorfia angosciata: la maglietta era zuppa di sangue e il respiro dell'uomo si stava facendo sempre più pesante. Aveva persino smesso di parlare. Brutto segno.
"Magnus..." mormorò Alec, preoccupato.
"Sto bene, tesoro." sussurrò Magnus, stringendosi a lui.
Alec sapeva che stava mentendo. E non lo stava facendo neanche tanto bene.
Non aveva idea da quanto tempo stessero camminando per quei boschi, ma di una cosa era sicuro: doveva portare Magnus in ospedale al più presto o... Scosse la testa con decisione, scacciando quel pensiero molesto, e strinse le labbra in una lunga linea sottile. Nonostante fosse stanco morto e portasse il peso non indifferente dell'ex Marine sulla schiena, non poteva assolutamente permettersi di farsi prendere dal panico proprio in quel momento! Non voleva neanche pensare all'ipotesi di non riuscire a uscire da lì. Ce l'avrebbero fatta. Punto.
Presidente Miao, che li precedeva di una decina di passi, miagolò forte, voltandosi a guardarli.
"Che c'è?" chiese Alec, fermandosi per sistemare meglio Magnus sulla sua schiena, che grugnì piano. "Scusa." mormorò, dispiaciuto, riportando poi l'attenzione sul felino.
Il gatto miagolò di nuovo, poi zampettò lungo il sentiero, voltandosi nuovamente e muovendo la coda con frenesia, come se lo stesse sollecitando a seguirlo.
"Ok. Ok. Aspettami." affermò Alec, riprendendo a seguirlo.
Svoltò verso la direzione dove Presidente Miao era sparito e si ritrovò davanti la strada principale su cui erano passati per arrivare alla casetta di legno. Alec si permise finalmente di tirare quel sospiro di sollievo che gli era rimasto incastrato in gola fin da quando erano fuggiti dalla casetta di legno.
"Magnus! Guarda!" mormorò, stringendo le dita sulle cosce dell'uomo.
La guardia del corpo alzò di poco la testa dalla spalla del moro e sorrise. "Sapevo che ce l'avresti fatta, Fiorellino."
Alec sorrise, compiaciuto. Ok, gran parte del merito era di Presidente Miao, ma, insomma, lui aveva portato Magnus! Aveva contribuito!
Sbuffò via un ciuffo di capelli, che gli copriva la visuale, proprio nel momento in cui giungeva un'automobile a tutta velocità, che si fermò davanti a loro con un forte stridìo.
"Malaikatku! Alec!" [ndr. Angelo mio]
"Oh, Tuhan..." [ndr. Oh, Signore...] sussurrò Magnus, alzando faticosamente la testa. "Mamma?" gracchiò poi, stupito, mentre lui e il moro venivano travolti in un goffo abbraccio dall'uragano asiatico alto un metro e sessanta che si era praticamente catapultato fuori dall'auto non appena si era fermata davanti a loro e che aveva seriamente rischiato di farli cadere per terra.
"Mags! Stai bene?" esclamò Asmodeus, uscendo di corsa anche lui dalla macchina.
"Papà?" mormorò Magnus, sempre più sorpreso.
"Malaikatku! Cosa ti è successo?" gridò Dewi, portandosi le mani alla bocca, quando vide il braccio bendato e insanguinato.
Magnus non si sarebbe affatto stupito di apprendere che anche il resto dell'America l'aveva sentita urlare, dato il tono di voce che aveva usato.
"Incidente di percorso." minimizzò l'ex Marine, con un filo di voce.
"Gli ho sparato io." spiegò Alec, conciso, sotto lo sguardo scioccato dei signori Bane.
"Alec..." lo ammonì Magnus, schiaffeggiandogli piano la spalla.
"Che c'è? E' vero!"
"E' stato un incidente." chiarì Magnus, verso i suoi genitori.
"Un incidente?" domandò Dewi, stupita.
"Alec mi ha salvato la vita." asserì Magnus, con un debole sorriso.
Il moro scosse piano la testa. "Non è vero. Lui l'ha salvata a me! Quattro malviventi, in motocicletta, ci hanno attaccato alla casetta di legno e hanno tentato di ucciderci!" spiegò, in tono concitato. "E ora ci stanno inseguendo!"
"Dobbiamo andarcene in fretta da qui, allora." affermò Asmodeus, disfando poi cautamente il bendaggio al braccio del figlio e accigliandosi vistosamente quando vide la ferita. "Muovi il braccio." lo sollecitò dolcemente.
Magnus fece come gli aveva chiesto il padre, mentre il dolore si faceva più intenso. Con quel movimento, però, aveva nuovamente avuto conferma che muoveva correttamente sia il braccio che la mano.
"Niente di grave. E' solo una ferita superficiale." affermò Asmodeus, scrollando le spalle, mentre guardava suo figlio con uno sguardo d'intesa.
Magnus sapeva che lo stava facendo per Alec e per Dewi, che erano bianchi come un cencio e avevano il panico negli occhi. Decise di recitare la sua parte.
"Visto? Che vi avevo detto? Un graffio!" mormorò con voce flebile, senza capire, in realtà, perché avesse la voce tanto debole.
Tornò a posare la testa sulla spalla del moro, che aveva scoperto essere davvero comoda e sospirò, contento. Poteva rilassarsi, finalmente. Alec e Presidente Miao erano al sicuro, ora che c'erano i suoi genitori a proteggerli. Loro si sarebbero occupati di tutto. Erano arrivati giusto in tempo.
Colto da quel pensiero, tornò ad alzare leggermente la testa. "Che ci fate qui?" chiese, aggrottando la fronte, curioso di capire perché il loro tempismo era stato così straordinariamente perfetto.
"Non rispondevi alle nostre chiamate e ci siamo preoccupati." spiegò Asmodeus, mentre cambiava la fasciatura al braccio con mani gentili, fasciando poi la ferita con una sua maglietta trovata nel bagagliaio della macchina. "E' da questa mattina che proviamo a contattarti!"
"Dobbiamo portarlo da un dottore! Subito!" interruppe Dewi, con tono stridulo, girando attorno al marito e ad Alec con fare agitato. "Il mio bambino sta male!" berciò, dirigendosi poi verso la macchina e aprendo la portiera posteriore con un gesto deciso. "Salite!" ordinò, sbrigativa, prima di accucciarsi e sollevare tra le braccia Presidente Miao.
Asmodeus aiutò Alec a caricare Magnus in macchina. Il moro salì sul sedile accanto all'ex Marine e gli fece appoggiare la testa sulle sue gambe.
Magnus accennò un sorriso. Sentire le mani di Alec sulla sua pelle era una bella sensazione. Così come le gambe sotto la sua testa. Una volta guarito, avrebbe di certo chiesto ad Alec di diventare il suo cuscino personale.
"Magnus..." sussurrò il moro.
L'ex Marine sentì la sua voce come un'eco lontana. Era così stanco. Il dolore stava crescendo, così come la debolezza. E la sonnolenza. Dio, era da una vita che non provava una spossatezza del genere. A malapena riusciva a tenere gli occhi aperti e a muoversi. Chiuse gli occhi.
"Accidenti a te! Guardami!" ordinò Alec, con voce insistente ed esigente.
Magnus lo fece. Il moro aveva un vistoso graffio sul viso, era visibilmente sudato e accaldato e i capelli erano così scarmigliati che sembrava che un uccellino vi avesse fatto il nido. Sorrise alla vista di quel meraviglioso disastro.
Alec scosse la testa e ricambiò il sorriso, afferrandogli una mano e stringendogliela quasi volesse infondergli la sua forza. "Non azzardarti a morire tra le mie braccia." mormorò a bassa voce, con un cipiglio fintamente severo, accarezzandogli una guancia. "Hai capito, brutto imbecille?"
Il sorriso di Magnus si fece ancora più ampio. "Ai tuoi ordini..." mormorò, prima di chiudere gli occhi e perdere conoscenza.
Alec sbattè le palpebre una, due, tre volte.
"Stai bene, caro?" chiese Dewi, voltandosi per controllare il figlio e lanciando uno sguardo curioso al moro.
Alec riuscì soltanto ad annuire, il viso completamente in fiamme.
STAI LEGGENDO
Ossessione
FanficQuando Magnus Bane, ex agente speciale della Marina militare statunitense, accetta di fare un favore al padre, di certo non si aspetta di dover fare da babysitter a uno scontroso, irritante, ma dannatamente attraente, agente di viaggi che non ha alc...