Il sole brillava alto nel cielo, ma il sentiero sassoso di montagna, che stavano percorrendo da oltre un'ora, era riparato dalle fronde degli alberi e uno sfinito e spossato Alec non notò affatto la radice di un pino che sbucava, infida e insidiosa, dal terreno ricoperto di sassi e foglie.
Il moro inciampò e cadde pesantemente in ginocchio, lanciando un grido sorpreso. Si sarebbe di sicuro spalmato interamente a terra se non fosse stato per Magnus, che l'aveva agguantato giusto in tempo per il colletto della maglia e gli aveva evitato di sfracellarsi al suolo.
Si rialzò faticosamente in piedi e quando notò la macchia sui jeans, all'altezza delle ginocchia, imprecò sonoramente. Possibile che non gliene andasse bene una? Una, per l'angelo!
Magnus sorrise, alzando gli occhi al cielo e scuotendo piano la testa, prima di piegarsi per spolverargli i pantaloni e togliergli la terra di dosso, come avrebbe fatto un genitore con il proprio bambino.
"Guarda che ero capacissimo di farlo anche da solo." borbottò Alec, burbero.
"Non c'è di che, zuccherino." ritorse Magnus, con un sorriso divertito. "Vuoi che ci fermiamo un attimo?" propose, in tono gentile.
"Non ne ho bisogno." rantolò Alec, sventolando una mano e prendendo una serie di respiri profondi.
Magnus ridacchiò. "Ne sei sicuro? Sembra che stai per avere un infarto!" osservò, divertito, riprendendo comunque a camminare.
"E' solo una tua impressione." sbuffò Alec, continuando a seguire l'altro lungo l'impervio sentiero. "Manca ancora molto?" chiese poi, asciugandosi stancamente il sudore della fronte con la manica della maglia.
"Ohhh andiamo, pasticcino! Dov'è il tuo spirito di avventura?" chiese Magnus, allegro, voltandosi e iniziando a camminare all'indietro. "Sei un agente di viaggi, no?"
"Appunto!" ansò il moro, indicando il suo viso disastrosamente arrossato e madido di sudore a causa dello sforzo disumano che stava compiendo.
Alec non era mai stato un tipo propriamente atletico. Sì, praticava il tiro con l'arco e andava a camminare, ma quando gli amici gli proponevano una partitella a basket, o facevano escursioni, il moro rifiutava sempre, preferendo la lettura o il lavoro a qualsiasi attività motoria che prevedesse sudore ed eccessiva fatica.
"Ti sembro uno scalatore?" continuò, a corto di fiato, con il cuore che pompava come un indemoniato nella cassa toracica.
Magnus rise e roteò gli occhi. "Passi troppo tempo con me, cipollina!" affermò, con un largo sorriso. "Non stiamo mica scalando una montagna! Stiamo solo facendo una bella e tranquilla passeggiata."
"Tra-tranquilla?" esalò Alec, guardandolo male.
Magnus annuì. "Visto quanto sei flaccido, dovresti farlo più spesso, sai?"
"F-flaccido?" balbettò Alec, ansimando pesantemente.
Magnus annuì nuovamente. "Sai, confettino, dovresti proprio smetterla di stare dietro una scrivania e muoverti di più." scherzò, punzecchiandolo su un fianco con l'indice. "La signora Molly ti avrebbe già superato da un pezzo. Lo sai, vero?"
"Io non sono flaccido!" replicò Alec, oltrepassandolo di slancio per dimostrargli quanto si sbagliasse e far vedere a quell'idiota chi era Alec Lightwood!
Iniziò a inerpicarsi su per il sentiero in salita, pestando con forza i piedi per darsi più stabilità, ma quella dannata stradina era davvero ripida e stava faticando non poco per non retrocedere o, peggio ancora, cadere all'indietro.
"P-per l'angelo! Perché non hanno costruito un sentiero più agevole?" ansimò, a corto di fiato, bloccandosi quando aveva fatto solo pochi passi in più della sua guardia del corpo.
"Oh, ma c'è!" dichiarò Magnus, con un sorriso sibillino, poggiando i palmi aperti sul sedere dell'altro per spronarlo a proseguire.
Alec saltò in avanti e si esibì in un grido ben poco virile, mentre l'altro gli fissava spudoratamente il sedere.
"Dio... è davvero sodo come ho sempre pensato che fosse." sospirò sognante Magnus. "Hai mai pensato di fare il modello per intimo maschile?" continuò, piegando la testa e guardando avidamente le linee rotonde fasciate dai jeans dozzinali che indossava il moro.
Alec si coprì il sedere con le mani e si voltò a fronteggiarlo. "Piantala." sibilò, imbarazzato e con il viso paonazzo, prima di rimanere senza fiato quando finalmente le parole pronunciate in precedenza dalla sua guardia del corpo fecero breccia nella sua mente. "C-cosaaa?" chiese poi, a bocca aperta.
"Hai un sedere perfetto e dovresti fare il modello di intimo." asserì Magnus, con tono deciso e che non ammetteva repliche. "Anche se io ti preferirei indubbiamente senza niente." continuò, ammiccando e guardandogli sfacciatamente l'inguine.
Alec gli tirò un pugno deciso sulla spalla.
"Ahio!" si lamentò Magnus, massaggiandosi la zona dolorante.
"C'è un altro sentieroooo?" domandò Alec, ignorandolo e alzando il tono di voce.
Magnus inarcò un sopracciglio, poi gli fece un occhiolino giocoso e rise, sorpassandolo agilmente con le sue gambe lunghe e muscolose che sembravano essere nate per camminate impervie come quella.
Alec lo seguì con lo sguardo, deciso ad ucciderlo e a nascondere il corpo sotto rami e foglie marce. Tanto chi l'avrebbe mai trovato lì, in mezzo al nulla?
Magnus sembrò intuire i suoi pensieri e rise di gusto, allontanandosi ancora di più. Quello che il moro non sapeva, infatti, era che c'era una stradina che portava tranquillamente alla destinazione in cui l'ex Marine aveva deciso di condurlo. Magnus, però, aveva pensato che farlo camminare poteva essere un buon modo per distrarlo e fargli smettere di pensare alla situazione in cui si trovava, quindi aveva optato per quel sentiero proibitivo, anziché il tranquillo e monotono percorso principale. In più si stava divertendo come un matto a vedere l'altro sudare, imprecare e borbottare come una caffettiera, mentre si arrampicava su per il sentiero, così come si stava godendo al massimo la magnifica vista del suo sedere che si contraeva sotto i jeans logori.
"T-ti u-uccido!" gracchiò il moro, boccheggiando, prima di affiancarlo e piegarsi sulle ginocchia per riprendere fiato quando finalmente arrivarono in cima.
"Che ne dici, dolcezza?" lo ignorò Magnus, chiudendo gli occhi, allargando le braccia e inspirando a pieni polmoni.
"Dico che sei lo stronzo più stronzo che abbia mai incontrato e... oooh..." mormorò Alec, incantato, quando finalmente notò la visita spettacolare che si dipanava davanti ai loro occhi.
Magnus sorrise. Era la reazione che aspettava da quando aveva deciso di portarlo lì.
L'ex Marine amava quel posto, che avevano scoperto Ragnor e Raphael, e il meraviglioso panorama che spaziava su miglia e miglia di foreste intatte e colline verdi che sembravano andare a fuoco quando il sole iniziava a calare.
"Allora? Ne valeva la pena, trottolina?" chiese l'uomo, spintonando gentilmente la spalla del moro con la propria.
"Idiota." ritorse Alec, continuando comunque a guardarsi in giro, sbalordito ed estasiato.
Magnus trattenne un sorriso, guardando con aria soddisfatta la casetta di legno che sorgeva, tra gli alberi, in fondo alla radura. Erano arrivati finalmente.
Dopo l'ultimo attacco, avvenuto quindici giorni prima e che aveva visto soccombere la sgangherata Ford LDT del moro, gli atti di vandalismo erano continuati: qualcuno aveva danneggiato altre auto e lasciato scritte oscene e minacciose sui muri del palazzo, senza mai essere colto sul fatto.
Magnus aveva visto Alec spegnersi lentamente e inesorabilmente, senza che lui potesse fare qualcosa. Il moro, infatti, si era completamente rinchiuso in se stesso, la notte non dormiva e aveva iniziato a mangiare poco o niente. Anche se andava al lavoro tutti i giorni, non provava più piacere in quello che faceva e le uniche volte che sembrava uscire da quella apatia, in cui era caduto, era quando incontrava la sua famiglia.
Magnus aveva capito che non potevano più continuare così nell'esatto momento in cui Alec non aveva protestato, come aveva sempre fatto, quando gli aveva proposto di andarsene da New York per qualche giorno.
Negli ultimi tempi, a dirla tutta, non aveva mai contestato nessuna delle decisioni della guardia del corpo e se un tempo Magnus avrebbe pagato oro per quell'atteggiamento, ora era deprimente vederlo così docile e remissivo. Era come se una parte importante di Alec, la sua stessa essenza, stesse scivolando via, lentamente e giorno dopo giorno, dal corpo del giovane e l'uomo non poteva sopportarlo.
Magnus aveva sentito l'urgenza di fare qualcosa, di dare una scossa al ragazzo e aveva deciso di portarlo lì, tra i boschi, in mezzo al nulla. Sapeva quanto Alec amasse la natura, gli spazi aperti e l'aria fresca sulla pelle: in quel posto era certo che poteva tornare a sentirsi libero e sereno, senza la costante paura di essere assalito da pazzi ossessionati da lui.
"Sei sicuro che i tuoi amici siano d'accordo?" chiese Alec, dubbioso, inarcando un sopracciglio.
"Te l'ho già detto, a Ragnor e Raph non dispiace se usiamo il loro nido d'amore per un po'." confermò Magnus, con un sorriso allegro, sventolando una mano e facendogli l'occhiolino. "Andiamo, tesoro?" chiese, indicando, con un cenno della testa, la casetta fatta di tronchi.
Alec sospirò, stanco, e seguì la sua guardia del corpo. Sbiancò quando vide i cinque scalini che conducevano a un portico aperto fatto di legno. In un altro momento, quei scalini avrebbe potuto farli di slancio e in un unico colpo, ma ora sembravano una montagna invalicabile.
"Lasciami qui." dichiarò, con tono melodrammatico, inginocchiandosi sfinito sull'erba. "Per favore, gettami una coperta e, ogni tanto, del cibo, giusto per non lasciarmi morire di fame."
Magnus rise di gusto, rovistando nelle tasche del giubbotto alla ricerca della chiave. "Sto avendo davvero una terribile influenza su di te, passerotto." asserì, aprendo la porta. "Allora, vieni o devo portarti in braccio come una novella sposina?" domandò, lanciandogli un'occhiata maliziosa.
Alec scattò in piedi, inciampando sui suoi stessi passi, e si affretto a raggiungere Magnus prima che attuasse la sua "minaccia", mentre l'altro rideva allegramente.
La casa era piccola, ma pulita e dotata di tutte le comodità necessarie. I mobili in legno erano semplici e c'era un grande caminetto posizionato davanti a un divano e a un piccolo televisore al plasma. Alle pareti erano state appese delle foto in bianco e nero e dei quadri con paesaggi naturali, mentre un grande tappeto nero decorava il pavimento.
"E' carino qui." mormorò Alec, guardandosi attorno.
"Lo dirò a Ragnor e Raph." sorrise Magnus, controllando che i due amici avessero rifornito la credenza con tutte le cibarie di cui avevano bisogno, come da sue indicazioni.
Il moro continuò la perlustrazione: aprì una delle due uniche porte, che si trovavano all'altra estremità del salottino, e vi trovò il bagno, mentre l'altra era una camera in cui c'erano una cassettiera, un armadio e un grande letto matrimoniale, che occupava quasi interamente la stanza e su cui stava dormendo una palla di pelo che non era più spelacchiata, come quando era stata adottata, e che Alec conosceva bene.
"Presidente!" esclamò, sorpreso, quando il gatto alzò il muso assonnato verso di lui. "Perché Presidente è qui?" chiese, voltandosi verso Magnus.
"Perché fa parte della famiglia!" spiegò Magnus, con tono ovvio, mentre controllava le notifiche sul suo cellulare.
"Quale famiglia?" chiese Alec, sconcertato, aggrottando la fronte.
"La nostra, no?" ridacchiò Magnus, facendogli l'occhiolino.
Alec lo fissò, spiazzato, sentendo le guance scaldarsi e un improvviso, quanto inspiegabile, calore nel petto, poi scosse la testa con fare paternalistico. La sua guardia del corpo era impazzita, non c'era altra spiegazione!
Entrò nella camera e accarezzò teneramente il gatto, che ricambiò con un concerto di fusa, prima di bloccarsi, colto da uno strano presentimento.
"Chi si prende la camera?" chiese, dubbioso, tornando sull'uscio della porta.
"La dividiamo, cerbiattino." rispose Magnus, distrattamente, mentre rovistava nel frigorifero alla ricerca di uno spuntino.
"La divid... No! Non esiste!" replicò il moro, allarmato.
Magnus sorrise, mentre si preparava un sandwich. "Tesoro, il divano è troppo piccolo sia per me che per te."
Alec fissò con astio il pezzo di mobilio che l'altro gli aveva indicato con un breve cenno del capo: effettivamente potevano sedersi lì a malapena entrambi per guardare la televisione, figurarsi dormire.
"Beh... allora... allora dormirò per terra! Ecco." annuì con convinzione, incrociando le braccia al petto.
Magnus azzannò il panino e lo guardò con sguardo birichino. "Sei sicuro? Guarda che mi comporterei bene! Ti darei giusto qualche palpatina qua e là e basta." rispose, ammiccando e con un largo sorriso. "Ok, fai come vuoi." continuò, scrollando le spalle, divertito, dopo l'occhiataccia del moro. "Ne vuoi un po'?" chiese poi, porgendogli il sandwich con un sorriso.
Alec roteò gli occhi e si rinchiuse in camera da letto, iniziando a disfare il suo bagaglio.
Non poteva dormire con Magnus! Per l'angelo, già averlo vicino, ogni giorno, era un continuo attentato alla sua sanità mentale, già ogni volta che lo sfiorava casualmente sentiva il sangue pulsargli nelle vene a una velocità esorbitante... scendere a un tale livello di intimità... Dio, solo a pensarci gli andava a fuoco il viso, figurarsi mettere in atto quell'invito!
No, non poteva! Assolutamente e categoricamente no! pensò, nuovamente, diverse ore più tardi, mentre fissava Magnus che, con un sorriso divertito, gli suggeriva di chiudere gli occhi.
"P-perché?" chiese Alec, a disagio.
"Perché sto per spogliarmi, zuccherino." lo avvisò l'altro.
"Beh... vai in bagno a cambiarti, no?"
Magnus fece spallucce. "Tanto non devo mettermi il pigiama."
"In che senso non metti il pigiama?" chiese Alec, aggrottando la fronte, genuinamente confuso.
Magnus gli rivolse un sorriso abbacinante e, senza alcuna esitazione, alzò le braccia per sfilarsi il maglione e rimanere a petto nudo.
"Cosa fai?" chiese Alec, inghiottendo a vuoto e con la voce che tremava, quando notò che l'altro era passato a sbottonarsi i jeans.
Magnus si bloccò, inarcando un sopracciglio. "Mi preparo per andare a letto?" domandò retoricamente, facendo scendere la zip.
"E perché ti stai togliendo i jeans?"
"Perché mi preparo per andare a letto." ripeté Magnus, come se stesse spiegando un concetto difficile a un bambino. "Quindi voltati... a meno che tu non voglia goderti lo spettacolo. E lo sai anche tu che è un gran bel spettacolo!" sorrise, spavaldo.
"Non dormirai nudo!" protestò Alec, indignato, con il viso che iniziava a scaldarsi.
Magnus rise. "Tranquillo, mio innocente agnellino dall'anima candida e pura. Prometto che mi tengo la biancheria intima." affermò, facendogli l'occhiolino e ancheggiando sinuosamente per sfilarsi i jeans e rimanere con solo delle mutande nere, semplici e prive di fronzoli, che catturarono immediatamente l'attenzione del moro.
"Per l'angelo! Quelle sono mie!" lo accusò Alec, sorpreso, puntandogli l'indice contro e spalancando gli occhioni blu.
"Già" confermò Magnus, tranquillo, guardando verso il basso e giocando con l'elastico dei boxer. "Ho scoperto che sono molto più comode delle mie." spiegò, scrollando le spalle con un sorriso divertito.
"Toglile immediatamente!" pretese Alec, di slancio, alzando il tono di voce.
Magnus non aspettava altro e ubbidì all'istante, abbassandosi i boxer alle caviglie. "Contento?" chiese, con un sorriso che gli divorava la faccia.
Alec arrossì immediatamente, ma strinse i pugni e sostenne il suo sguardo. "Sei.un.imbecille."
"Ma me l'hai detto tu di toglierle." lo stuzzicò Magnus, ridendo di gusto.
"Dio, se ti odio!" ringhiò Alec, sentendo il viso completamente infuocato.
"Allora posso rimettermele?"
"Vai a quel paese!"
"Lo prendo per un sì." esclamò Magnus, allegro, rinfilandosi le mutande e saltando con un balzo sul letto. "Allora? Cosa hai deciso, tortino di mele? Vieni?" chiese, battendo la mano sul posto vuoto accanto a lui.
"Ma manco morto!" replicò Alec, con voce acuta, alzando il mento in modo altezzoso. "Vado a dormire davanti al caminetto!"
"Ahn-ahn." ribatté Magnus, scuotendo la testa e l'indice, in segno di diniego. "Se dovesse succedere qualcosa, voglio averti vicino per riuscire a proteggerti."
"Ma se a casa mia dormiamo in due stanze separate!" obiettò Alec, stizzito.
"Sì, ma a casa tua non siamo circondati da boschi sperduti e silenziosi in cui potrebbero nascondersi pazzi squilibrati pronti a smembrarti con una motosega! Demi Tuhan [Sant'Iddio], non li guardi mai i film horror?" chiese l'uomo, inarcando un sopracciglio. "Mai dividersi in questi casi! Mai!" continuò, con tono saputello. "Quindi o dormi con me sul letto o..."
"Il pavimento andrà benissimo." lo interruppe Alec, secco, sventolando una mano.
"Come preferisci, ma ti voglio qui." rispose Magnus, indicando il tappeto sul suo lato del letto, prima di intrufolarsi sotto il piumone pesante e le coperte calde.
Alec sbuffò forte, ma era troppo stanco per continuare a litigare, quindi lo accontentò coricandosi velocemente in uno dei sacchi a pelo che aveva trovato nell'armadio. Armeggiò con la lampo e la richiuse fino al mento.
"Comodo?" chiese Magnus, ironico, osservandolo dal letto.
"Comodissimo." mentì Alec, con tono sicuro.
Il pavimento era fastidiosamente scomodo, duro e freddo, ma dividere il materasso con la sua guardia del corpo era una prospettiva assai più difficile da affrontare, quindi si impose di chiudere gli occhi e rilassarsi. Cosa che, ovviamente, non funzionò.
"Buonanotte." mormorò Magnus, spegnendo la luce.
"Notte!"
Dopo pochi minuti, Alec lo sentì respirare in modo calmo e regolare, segno che si era addormentato. Ah, se fosse stato così facile anche per lui!
Cercò di pensare a immagini belle, che gli davano una sensazione di benessere e tranquillità, come una prateria verde o una distesa di mare calmo, ma non funzionò e iniziò a girarsi da una parte all'altra, sbuffando e sentendo i muscoli gridare pietà per quella situazione disagevole.
"La smetti?" bisbigliò Magnus, facendo sobbalzare il moro.
"Pensavo dormissi!"
"Con te che ti dimeni come un indemoniato nel sacco a pelo? Sì, certo, come no!"
"Non mi sto dimenando." mentì il moro, cambiando nuovamente posizione e stendendosi a pancia in sotto, scoprendo, però, che era anche peggio che dormire supino.
Gemette quando sentì una fitta tremenda ai polpacci e picchiò piano la testa sul pavimento, stanco e sfinito.
"Stai bene?" chiese Magnus, preoccupato.
"Sì." mentì nuovamente Alec, con una smorfia.
Magnus accese la lampada sul comodino e lo guardò dall'alto. "Non è vero."
Alec si voltò e sostenne il suo sguardo, poi sospirò, stremato. "E va bene. Mi fa male tutto e la schiena e le gambe sono in condizioni pietose."
Magnus piegò la testa e lo osservò per un lungo attimo, prima di roteare gli occhi e mettersi seduto. Si sporse per rovistare nel primo cassetto del comodino di fianco a lui ed estrasse, con un sorriso di trionfo, un tubetto di crema per i massaggi. La sventolò verso Alec, si alzò e si inginocchiò di fronte a lui.
"Cosa fai?" chiese Alec, quando l'uomo iniziò ad abbassare la cerniera del sacco a pelo con un gesto deciso.
"Gamba." ordinò Magnus, pratico, porgendogli il palmo della mano.
"No!" protestò Alec, indignato.
"Fiorellino, non riuscirai ad addormentarti se ti fanno male le gambe, quindi smettila di fare il pudico e lascia fare a me!"
Alec lo fissò a bocca aperta, oltraggiato. "Non faccio il pud.." iniziò, prima di venire bruscamente interrotto dalla presa gentile, ma ferma, della sua guardia del corpo che, senza tante cerimonie, gli aveva afferrato una gamba, tirato su il tessuto dei pantaloni della tuta e iniziato a massaggiarlo con gesti lenti e metodici, dalla caviglia fino al ginocchio, sciogliendo la tensione e calmando il dolore.
"L'altra gamba." ordinò dopo un po', tornando a spalmarsi la crema sulle mani.
Alec, completamente ipnotizzato, fece come gli era stato detto senza aprire bocca, godendosi il tocco caldo dell'altro che sembrava fare magie sui suoi arti doloranti.
"Sai, dovresti fare più esercizio, tortellino." dichiarò Magnus, divertito.
Alec sbuffò dal naso, ma evitò di commentare, troppo preso com'era a guardare le mani dell'altro che dolcemente, ma con sapiente precisione, ridavano vita alle sue gambe martoriate.
Improvvisamente non poté fare a meno di immaginare quelle lunghe dita muoversi in carezze più audaci, passando dai polpacci a tutto il corpo, e un lungo brivido lo scosse violentemente.
Magnus alzò il viso, sorpreso. "Scusa! Ti ho fatto male?" chiese, preoccupato, lasciandolo andare delicatamente e allontanando le mani.
Alec scosse la testa, mentre le guance si imporporavano. "No, è... cioè era una contrattura. Sì... una contrattura! Già-già. Solo una contrattura. Ora è tutto a posto, comunque." si affrettò a rassicurarlo, sventolando una mano. "Grazie."
Magnus gli sorrise affettuosamente. "Mi fa piacere. Vuoi che ti massaggi anche la schiena?" chiese poi, ammiccando esageratamente.
Alec arrossì ancora di più e ritirò in fretta la gamba, nascondendola, al sicuro, nel sacco a pelo. "No, grazie! Sono a posto così. Davvero" assicurò, imbarazzato.
Magnus ridacchiò, alzandosi per andare in bagno a lavarsi le mani. Quando ritornò, Alec si era già disteso nuovamente sul pavimento, tirando questa volta la cerniera del sacco a pelo fin sotto agli occhi.
La guardia del corpo scosse la testa, divertita, prima di tornare a letto e spegnere di nuovo la luce. "Buonanotte, Fiorellino." augurò per la seconda volta.
"Notte!" replicò Alec, quando la stanza tornò di nuovo buia.
Il dolore alle gambe si era attenuato tantissimo, grazie al massaggio, ma il pavimento continuava a rimanere scomodo. Riprese a girarsi a destra e a sinistra, frustrato.
"Ti giuro che se non vieni sul letto, ti ci butto io di peso." mormorò Magnus, con la voce attutita dalle coperte.
Alec tornò supino e spalancò gli occhi, fissando il soffitto buio. "Sto... sto bene qui." balbettò, sentendo il cuore accelerare. "Sono solo agitato per la nuova sistemazione."
"Pinocchietto." lo canzonò Magnus, divertito, accendendo di nuovo la lampada sul comodino. "Su, coraggio, vieni qui con me. Prometto che terrò le mani a posto e non tenterò né di palparti né di approfittarmi di te mentre dormi." scherzò, facendo capolino dalla sponda del letto.
"Sto bene qui." ripeté Alec, con uno sbuffo.
"Ok, basta così. Ti avevo avvertito." dichiarò l'uomo, gettando via le coperte.
"Cosa fai?" esclamò il moro, lottando con la cerniera a lampo e mettendosi a sedere con fatica.
"Ti prendo di peso e ti butto sul letto." lo informò la guardia del corpo, alzandosi in piedi e torreggiando su di lui.
"Non pensarci neanche!" replicò Alec, puntandogli l'indice contro.
"Allora o lo fai di tua spontanea volontà o lo dovrò fare io." sentenziò Magnus, con un sorriso diabolico, piazzandosi le mani sui fianchi. "A te la scelta, passerotto."
Alec sentì le guance arrossarsi e strinse con forza il tessuto del sacco a pelo.
Magnus inclinò la testa e continuò a osservarlo. "Allora?" chiese, piegandosi sulle ginocchia e mettendosi al suo livello. "Vieni da solo o devo alzarti di peso e buttarti sul letto?" lo stuzzicò, picchiettandogli la fronte. "Personalmente preferisco la seconda opzione, così ho la possibilità di toccarti tutto e palparti di nuovo il sedere." mormorò, leccandosi le labbra e ammiccando in maniera sfrontata.
"Ohhh, e va bene! Vengo da solo!" borbottò Alec, rapido, uscendo dal sacco a pelo e alzandosi con difficoltà.
Magnus ritornò diritto e osservò Alec che faceva il giro del letto e poi, meditabondo, fissava il posto vuoto accanto al suo come se fosse un orribile mostro a tre teste.
Presidente Miao, acciambellato tra i due cuscini presenti sopra il letto, aprì appena un occhio e lanciò un'occhiata assonnata a entrambi, poi, decidendo che era una situazione che i due umani potevano tranquillamente gestire e risolvere per conto proprio, tornò a dormire.
"Beh?" chiese Magnus, inarcando un sopracciglio.
Alec non rispose, guardandosi attorno con occhi smarriti, poi il suo sguardo si illuminò e, contento, raccattò tutti i cuscini che trovò sparsi per la camera e che sapeva esserci anche dentro l'armadio.
Cominciò a impilarli meticolosamente in mezzo al letto, formando un muro di gommapiuma che andava dalla testata ai piedi. Una volta conclusa l'operazione, osservò la sua opera d'arte e annuì soddisfatto, prima di infilarsi sotto le coperte.
"Resta dalla tua parte." ordinò, voltandogli le spalle e chiudendo gli occhi con un sorriso beato sulle labbra.
Magnus fissò la scena a bocca aperta, poi rise di gusto, scuotendo la testa e tornando sotto le coperte. "Ok, cercherò di non tirarti calci o di buttarti giù dal letto." lo prese in giro, divertito. "Buonanotte, Fiorellino." mormorò poi, per la terza volta.
Il timbro caldo e profondo della voce di Magnus riempì il moro di uno strano piacere rassicurante.
"Buonanotte, Magnus." rispose Alec, piano, sistemandosi meglio sul comodo materasso e sospirando sereno.
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Fiksi PenggemarQuando Magnus Bane, ex agente speciale della Marina militare statunitense, accetta di fare un favore al padre, di certo non si aspetta di dover fare da babysitter a uno scontroso, irritante, ma dannatamente attraente, agente di viaggi che non ha alc...