4 V i a g g i

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2.

Daniel

Il bip bip della sveglia mi entrò in testa come se fosse un martello pneumatico ed io con un mugolio mi girai dall'altra parte ignorandola –Finiscila di suonare cristo- sibilai affondando la testa nel cuscino tentando di silenziare il rumore molesto.

Al settimo squillo la porta della mia camera si spalancò provocando un boato assordante per la mia testa malandata e facendo cadere tutte i vestiti appoggiati sulla sedia là vicino

–Alzati e spegni quella sveglia- la voce roca del mio compagno di scuderia mi rimbombò nella testa e mi costrinse ad aprire gli occhi –Ti rendi conto di quello che stai combinando?- il suo tono era troppo alto per i miei gusti ed io non avevo voglia di prediche.

-Sta zitto Max!- gridai mentre la morsa di dolore martellante, che cercavo di scacciare, si riappropriò della mia testa –Lasciami dormire!- gli lanciai un cuscino che però non andò molto lontano.

-Alzati, oggi si parte per l'Australia, e sono già tutti pronti- mi redarguì Max, lanciandomi il cuscino caduto per terra.

-E che cazzo Max!- protestai, finalmente mettendomi a sedere sul letto –Ho dolore dappertutto- mi presi la testa tra le mani –Che cazzo è successo...- soffiai, non  mi ricordavo più nulla dopo il terzo martini offerto.

-Hai combinato solo casini Daniel, prendi- il biondo si sedette vicino a me e mi porse un paio di pillole e un bicchiere d'acqua –Christian non è contento del tuo comportamento, sei fortunato che non ti abbia ritirato dal Gran Premio- sospirò.

-Raccontami, ma molto lentamente- gli chiesi, consapevole che quello che avrei ascoltato non mi sarebbe piaciuto affatto –Pensi che non mi farà gareggiare?- chiesi buttando giù tutte e tre le pasticche insieme.

-Non credo, sei un buon pilota, e vinci le gare, ma ho paura per te, devi riprenderti- disse per poi alzarsi e posizionarsi davanti a me –Sei pronto?- mi chiese, annuii e lui iniziò  a raccontare.

Una spazzolata di denti e una pettinata ai riccioli dopo, Max era seduto sulla poltrona vicino alla finestra concludendo la tragica serata di ieri –Non mi ricordo nulla, ho fatto veramente schifo- dissi indossando la polo con lo stemma del team –Che cosa ha detto Christian?- mi voltai per prendere le mie sneakers preferite e sedermi sul letto.

La porta si spalancò di nuovo ed io sobbalzai.

La devono veramente smettere di entrarmi in camera così irruentemente.

Christian era già vestito, la barba perfettamente rasata e i corti capelli rossastri al suo posto e pronto per prendere l'aereo per andare a Francoforte per incontrarci con alcuni degli altri team e poi volare direttamente a casa mia per l'inizio del Gran Premio –Bene sei sveglio, spero tu abbia acceso il cervello, perché ho qualcosa da dirti- sentenziò quasi minaccioso sulla porta.

-Max mi ha raccontato, mi dispiace, io...- mi bloccai, rendendomi conto che oltre la testa che scoppiava, non avevo scuse plausibile per difendermi –Non so davvero che dire, in realtà-

-Meglio che tu taccia Daniel, non hai idea di quanta stampa ho dovuto calmare per pararti il culo!- si avvicinò a me, più minaccioso di prima –Se non inizi a comportarti da pilota, il prossimo anno ti ritroverai a spasso, mi hai capito?- il suo accento inglese mi colpì come uno schiaffo –Riprenditi cazzo!- sembrava esausto -Sei un pilota di Formula 1, puoi avere tutto quello che vuoi, sei bravo in quello che fai, tutti ti stimano e il tuo sorriso rallegra tutto il box ogni volta, riprendi in mano la tua vita! Io ho già tre figlie, non ne ho bisogno di un quarto!- sospirò e purtroppo sapevo già che aveva ragione, guardai Max ancora seduto che mi fissò di rimando, mimando un "ha ragione".

Broken|Daniel RicciardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora