"si parte alle 21.00 non fare ritardo, come tuo solito, mi raccomando.
Ps: fammi sapere che cosa metti, io credo che indosserò il pantalone rosa, quello nuovo che ti avevo mandato per foto."
Si Dear, l'estate è quasi finita e abbiamo deciso di goderci questo momento, c'è una festa nel paese accanto e sai com'è, di solito queste feste attirano tutta la comunità circostante. Giovani pronti a sballarsi e divertirsi, che cantano nelle strade mentre fanno un Instangram Story, cercando di colpire la gente e farle credere che si stanno divertendo. Ma questo non succede per me ovviamente, quello che mi colpisce è la loro superficialità, si esatto è questo che penso di loro. Sinceramente non capisco come si può in un momento di felicità o di gioia, in un momento vero come pochi, tirar fuori il telefono e riprendere ciò che ci circonda, solo per farlo vedere agli altri, per far vedere che in questo momento si divertono. Beh, tu potresti dirmi: "vuoi dire che non hai mai fatto una Story?", ti rispondo che sarei un'ipocrita se non ammettessi che anche io mi diletto in questo nuovo mondo virtuale, ma sono consapevole che le stories non sono momenti veri e non li spaccio per tali, ed è questa sottile differenza che credo mi distingua dai giovani superficiali di oggi. Ma non è di questo argomento che vorrei parlarti, perché sai che ne potrei parlare per ore e ore, esporti le mie opinioni e cercare di convincerti su queste.
Comunque dicevo, quella sera avevo una strana sensazione, non sapevo che cosa sarebbe accaduto, ma sapevo che stava per succedere qualcosa. Qualcosa che finalmente avrebbe riempito la mia vita vuota. Ed è a questo che pensavo mentre mi preparavo, aprii l'armadio e i miei dubbi e le mie paranoie vennero a galla. Quello mi fa le gambe grosse? Quello mi fa sembrare una nana? Quello mi sta malissimo? E così via, ma perché capita tutte le volte la stessa cosa. Guardo l'orologio: 20.30, cazzarola devo proprio sbrigarmi, allora prendo la tutina con i fiori e metto le converse bianche, un classico ma almeno sono già pronta. Piastro i miei lunghi capelli castani e cerco di definire i miei occhi verdi, grandi come dei pesci palla. Guardo il risultato, tutto sommato non è male, avrei sicuramente potuto fare di più, ma ora non ho tempo e sicuramente non ne ho voglia. Suona il citofono, la macchina è giù, la serata è appena cominciata. Non mi dilungherò troppo, alla fine è scontato raccontare cosa possono fare un gruppo di amici in una macchina, mentre stanno andando ad una festa, ovviamente cantano. Ed è in quei pochi momenti che mi accorgo di quanto io sia fortunata ad averli. Comunque, nel mentre, mi avvicino all'orecchio della mia migliore amica, Letizia, e le confesso della mia strana sensazione, dal suo sguardo capisco che è preoccupata, sa quanto sia difficile per me parlare liberamente di ciò che penso o ciò che sento, ma alla fine questo non è mai stato un problema per noi, lei mi capisce e rispetta le mie decisioni, e io lo apprezzo. Comunque lascia cadere l'argomento, perché prima che potesse dire qualsiasi cosa Loris, che stava guidando, ci avvisa che siamo appena arrivati.
Scendiamo e ci mischiamo nella folla di gente, wow quest'anno c'è il pienone, molti sono visi conosciuti già, e c'è anche un gruppetto di gente che sembra appartenere al mio paese. Ci avviciniamo a loro e tutti iniziano a salutare e parlare con tutti. Ovviamente vivendo in un paese molto piccolo, inevitabilmente ci conosciamo tutti con tutti, ed è sempre bello fermarsi a parlare con qualcuno che apparentemente conosci, ma che può sempre sorprenderti. Fin quando non decidemmo tutti di andare a prendere qualcosa da bere al bancone.
La festa si estendeva per tutta la via principale, lungo quella via c'erano una serie di bar e cicchetterie e, viste le temperature, ognuna di questi aveva davanti la porta la console di un dj e un mini-bancone, per impedire che la gente si accalcasse all'interno. Mi divertivo, tanto da dimenticare quella mia sensazione, ridevamo ed eravamo sinceri, uno di quei pochi momenti veri dove, appunto, ti dimentichi di tirar fuori il telefono. Ad un certo punto a noi si accostò un altro gruppo di paesani, un po' più grandi di noi ma che ovviamente conoscevamo. Si fermarono a prendere qualcosa da bere anche loro, finché qualcosa successe veramente. Parlavo con Letizia, lei mi raccontava del giorno prima, era uscita con il suo ragazzo Daniel e mi raccontava della serata, lei era felice e io lo ero per lei. Avevo girato di scatto la testa per un nanosecondo ed ero rimasta fulminata, senza fiato, non capivo, per me era inconcepibile.

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Questione di sguardi
Dla nastolatkówCaro Dear, Mi sento così vuota in questo periodo, credo che la mia vita si sia trasformata in una monotona riproduzione cinematografica. Non succede niente di speciale e questo mi mette in crisi, la mia prof (ma che dico la mia mentore), mi dice di...