11 capitolo

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<<Salve...è permesso?>> Chiese, una giovane elfa dagli occhi tondi e azzurri, bussando energicamente alla porticina di legno della stanza di Lilith.
<<Cosa vorrebbe sentirsi dire?>> Rispose la voce della ragazza all'interno.
<<Cosa intende?>> Disse l'altra, continuando a tamburellare insistentemente le nocche sulla porta di legno.
<<Insomma, vuole che le dica la verità o una menzogna?>>
L'elfa alzò un sopracciglio. <<La verità? Direi.>> Chiese alquanto stranita.
<<La verità è che preferirei di gran lunga che se ne andasse.>>
<<Su, non faccia così, apra la porta.>> Ribattè la donna, tamburellando le dita alla porta con più forza.
<<Come vuole.>> Disse Lilith, s'alzò debolmente ed aprì la porta.
<<La ringrazio.>> Disse l'elfa, inaspettatamente sorrise. Lilith la ignorò e si sedette al bordo del suo letto, un forte capogiro l'aveva costretta a chiudere gli occhi.
<<Si sente bene?>>
<<Non si preoccupi.>> Fu la risposta, gli occhi ancora chiusi. <<Mi è arrivata voce che lei è la mia nuova bambinaia.>>

La giovane elfa storse il naso. In precedenza l'avevano già informata del brutto caratterino della ragazza e che, - sopratutto in quel periodo- non perdeva mai l'occasione di mostrarlo.

"Talvolta è un po' lunatica." Le aveva detto un'elfa anziana di sua conoscenza, fissandola attentamente. "Inizialmente non sarà molto entusiasta della sua compagnia, sarà spesso di malumore e talvolta tenderà ad essere molto insolente e irrispettosa. Ma sa essere molto gentile...quando vuole, comprensibile date le circostanze..."

La giovane elfa seppe subito a ciò a cui andava incontro, nonostante ciò credeva, che il suo ottismo e la sua parlantina, avrebbero fatto senza alcun ombra di dubbio rimettere la ragazza completamente in sesto.

Probabilmente questo "metodo" avrebbe funzionato brillantemente con qualunque ragazza - ma qui è di Lilith che stiamo parlando.

<<Quando potrò alzarmi da questo maledetto letto?>> Attaccò Lilith, quella "nuova compagnia" le aveva fatto decisamente ritornare il malumore.
<<Quando avrà recuperato le forze necessarie, mi è stato dato ordine di non farla alzare per nessun motivo. Salvo il piccolo incoveniente di stamane.>>
Lilith sbuffò incrociando le braccia. <<Almeno posso vedere qualcuno?>>
<<Mi perdoni, ma in questi giorni sarà impossibile.>>
<<Sta cercando di dirmi che lei è la mia unica fonte di compagnia?>>
<<In breve sì, signorina. Temo che dovrà sopportarmi per un bel po'.>>
La ragazza le lanciò un'occhiataccia disperata.
<<Però possiamo parlare di ciò che vuole, ad esempio può presentarsi e dirmi il suo nome.>>
<<Conosce già il mio nome.>> Fu la risposta seccata della ragazza.
<<Sa che ogni nome ha il proprio significato?>> Disse, l'altra, ignorandola, tentando di cambiare argomento. <<Ad esempio il mio nome è Nimlot e significa fiore bianco. Sa, da piccola i miei genitori mi portavano spesso in un viale, un viale magico- o almeno così lo era per me. Lì ci trascorrevamo pomeriggi, tra lunghe passeggiate e lunghe chiacchierate su perlopiù cose futili di ogni genere, Deve sapere, che quel viale, era coperto da una massa fitta di fiori bianchi e io mi ci perdevo, incantata ogni volta. Il bianco, molti lo definiscono un colore neutro e banale invece per me è sempre stato un colore molto affascinante a dir la verità, forse le sembrerà buffo che io trovi affascinante un colore, ma che posso farci se sono fatta in tal maniera. Ricapitolando, credo che lei abbia già intuito da cosa derivi il mio nome...proprio da quel viale incantato, è da lì che i miei genitori si sono ispirati per darmi questo nome, Nimlot, ed io non posso che essergli eternamente debitrice.>>

Lilith osservò affascinata ciò che la giovane aveva da dirle e si accorse di averla giudicata troppo in fretta e ingiustamente. Quel dialogo le ricordava tanto la lei d'un tempo. La piccola Lilith, solare e giocosa.

-i wish I was better, Someday-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora