Se amarti è sbagliato, allora non voglio essere nel giusto.
//Prima di iniziare, volevo solo avvisarvi che troverete una canzone da accompagnare alla lettura della seconda parte, e per invitarvi a leggere le note in basso. Oggi sono importanti. Buona lettura.
Un gioco che Anita faceva sempre da bambina consisteva nell' immaginare che sua madre e suo padre non fossero davvero i suoi genitori. Era iniziato in modo assolutamente innocente, una sciocchezza infantile per far passare il tempo, come le gare fra le gocce di pioggia sul finestrino dell'auto.
Fantasticava di essere l'ultima erede di una famiglia nobile caduta in rovina che l'aveva abbandonata all'uscio della famiglia Grossi, la figlia di una gentile coppia di turisti scandinavi che l'aveva persa al supermercato. La lista era lunga, l'immaginazione sterminata.
Col passare del tempo, non saprebbe nemmeno dire esattamente quando, queste innocue fantasie si erano trasformate in desideri e il suo senso di curiosità era mutato in disagio.
Era gelosa delle sue compagne di classe, del modo in cui le loro madri sorridevano sempre e le lodavano senza apparenti motivi. Invidiava il modo spontaneo in cui si comportavano in loro presenza, il semplice fatto che non si sentissero in dovere di renderle orgogliose, che non avessero paura di deluderle.
Quando andava al cinema con la sua amica Sofia, una ragazzina con le trecce e una marea di lentiggini sul viso, Anita faceva finta che fossero sorelle e cercava ogni scusa possibile per fermarsi a casa sua il più a lungo possibile per finire i compiti.
Sofia non le stava nemmeno troppo simpatica, a dire il vero. Ma sua madre, oh, sua madre era dolcissima. Profumava di torta di mele e aveva sempre una parola gentile per lei, non la faceva mai sentire fuori posto, nemmeno quando Anita si autoinvitava a cena da loro pur di non tornare a casa sua.
Ogni volta, quando la salutava con un abbraccio prima di andare via, pensava: vorrei che fossi tu la mia mamma.
E si convinceva che, forse, se lo desiderava abbastanza intensamente, il suo sogno si sarebbe avverato.
Il problema, però, era che Anita si sentiva in colpa anche solo a pensare quelle cose. Perché la verità era che non voleva che la madre di Sofia fosse sua madre, ma che sua madre fosse come la madre di Sofia. Perché, nonostante tutto, anche se la faceva sentire in trappola, anche se non le faceva le carezze e non la incoraggiava a seguire i suoi sogni, Anita le voleva bene. Gliene aveva sempre voluto.
Era sempre stata brava ad amare le cose che nessun altro riusciva ad amare.
Il percorso di avvicinamento a Max era stato lungo e tortuoso, tutto in salita, ma Anita non si era mai resa conto di quanto in alto fosse arrivata. Non finché lui non è uscito dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle e lei è caduta in picchiata. Si è sfracellata al suolo.
Ed è lì che resta, sul pavimento, fra le lacrime, incapace di fare nient'altro che non sia aspettare, paralizzata dalla consapevolezza di aver tirato troppo la corda. Di non essere stata in grado di mettere da parte le sue insicurezze e dire a voce alta quello che Max aveva bisogno di sentirsi dire. Di aver pensato, ancora una volta, che si potesse dare senza ricevere e che l'amore dovesse essere un sentimento unidirezionale. Sempre da lei e mai verso di lei.
Anita aspetta, con le ginocchia strette al petto, mentre il cielo si scurisce e si punteggia di stelle al di là del vetro della finestra.
Tornerà, deve tornare per forza.
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Mad Max | M.V. F1
Fanfic"È iniziato tutto quando suo padre le ha detto che in Formula Uno avevano preso un ragazzo della sua età, anni diciassette, olandese con passaporto belga. Risponde al nome di Max Emilian Verstappen ed ha i capelli biondi e il viso aguzzo, gli occhi...