<Sono sicura che mi odierete.>
Eurus si avvicinò a me. Mi porse i pantaloni che mi aveva tolto per medicare le mie ferite.
Mi vestii e subito andai ad abbracciare i ragazzi.
<State bene?>
<Alla grande>
Disse Alessia con tono sarcastico.<Tu stai bene?>
Chiese Sherlock preoccupato per lo stato delle mie gambe.<Sì, sto bene>
Lo abbracciai e non riuscì più a staccarmene.
<Vi ho portati qui...>
Continuò Eurus
<... Perchè Irene mi ha convinta a farlo.
Anzi non mi ha convinta, me lo ha consigliato.
Ero frustrata, triste e delusa.
Da quando Sherlock ha incontrato Myriam non è più venuto a trovarmi.
Mi piaceva tanto suonare il violino in tua compagnia. Pensavo fosse lo stesso per te...><Lo è Eurus ma come sai, è stato tutto difficile con Irene alle calcagne.>
Rispose Sherlock con aria ironica e infastidita.<Non Devi darmi spiegazioni. Sono sicura che sia anche colpa di Myriam. Con una persona come lei nella propria vita sicuramente non si ha il tempo per altre banalità>
<Banalità? Tu non sei affatto una banalità>
Sbottai io infastidita da quella risposta.
<Mi di spiace se per colpa mia ti sei sentita messa da parte.
Se solo ci dessi la possibilità potremmo rimediare. Sei sua sorella e sono sicura che ti vuole bene, a quest'ora non pensi che avrebbe cercato un modo per ucciderti prima o anche ora stesso che siamo noi 4 contro te sola?
Eurus lui ti ama come un fratello e mi piacerebbe che tu dicessi lo stesso si lui come mi piacerebbe che io potessi dire una cosa simile di te>Sì avvicinò lentamente verso di me e tenendo ancora il coltello in mano lo puntò dritto alla mia gola costringendomi ad andare in un'altra stanza.
Quest'ultima completamente vuota e circondata da mura nere, fredde.
<Eurus ti prego, non potremmo cercare solo di parlarne?
Lasciami parlare, ascoltami, se vorrai mi ucciderai in seguito.. ma prima ascoltami!>Tolse il coltello dal mio collo e lo lanciò a terra lontano dalle nostre figure.
Sì avvicinò di nuovo a me con passo lento.
Era davvero vicina, tanto che pensai volesse uccidermi a mani nude.Mi abbracciò.
<Dobbiamo escogitare un piano per farvi scappare da qui>
Rimasi un'altro interdetta.
Pietrificata.
Ricambia l'abbraccio senza timore e non appena si distaccò chiesi di più riguardo la sua ultima affermazione.<Vuoi davvero farci scappare?>
<Voglio che siate felici>
<Vi ho complicato la vita e pensandoci sono stata molto ingenua. Non è da me.
Volevo solo la mia famiglia indietro. Volevo mio fratello con me.><Mi dispiace davvero Eurus. Non avrei voluto che ti sentissi così sola. Ma adesso non lo sei. Puoi ancora sistemare le cose.>
Mi avvicinai a lei lentamente porgendole una mano sulla guancia.
Non avevo paura. Ero sicura che in lei c'era qualcosa che era addirittura più forte della rabbia che prevaleva in Irene e Seba.
<Possiamo ancora essere una famiglia>
Sorrise e continuò il discorso.
<Dovete riuscire ad uscire da questo posto><Dobbiamo*
Perchè non possiamo parlarne con gli altri?
Sherlock saprà sicuramente cosa fare.>
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Sherlock• Il caso del cuore parlante•
FanfictionPoggiai la mia mano sul suo petto e aggiunsi: Vidi una lacrima cadere dal suo volto. Non disse una parola e se ne andò. Vidi solo una strana signora con un berretto rosso che mi osservava. ~ Se non siete abituati a sentire una storia privata del suo...