CAPITOLO 5

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Due giorni erano passati. Due giorni che ignoravo James e lui ignorava me. Due giorni infiniti che sono stati vuoti. Due giorni di merda.

-Dio santo! Io non ce la posso fare! Non ne posso più della scuola!- esclamai entrandoci con Kim e Tris.

-A chi lo dici. A me sta venendo l'esaurimento nervoso con chimica.- disse Tris.

-Hai scelto tu quel corso, lo sai vero?-

Mi guardó truce e poi la campanella suonò.

-Ci vediamo dopo!- ci salutammo e ognuna andò nella rispettiva classe.

Nel mio caso, scrittura creativa. Dovevo consegnare il compito.

"Allegria portami via!" pensai mentre mi sedevo.

Poi entrò lui. Ashton Miller. Con i suoi capelli caramello e i suoi occhi verdi. Ma pensai di essermi sbagliata, non poteva anche lui averlo verdi!
Continuai a guardarlo, lui rimaneva fermo vicino alla cattedra del professore, mentre gli altri studenti si sedevano. Si guardó intorno, come se si fosse perso.
Mi vide. Vide il mio sguardo fisso si di lui e sorrise ricambiando lo sguardo.
Era veramente bello come dicevano. Era come un'apparizione. Una specie di dio sceso in terra.
Entrò Mr. Bucks, si scambiarono due parole e poi Ashton venne verso di me.

-Ciao.- disse con una voce magnifica.

-Ciao.- lo salutai.

-È libero?- chiese indicando il banco affianco al mio.

-Uh-uh!-

-Perché mi fissavi?- chiese divertito quando si fu seduto.

-Eri tu che mi fissavi. Perché?-

-Sei strana.- rise.

Mi piaceva la sua risata. Era calda, faceva stare bene. In poche parole era magnifica.

-Buongiorno, ragazzi.- ci salutò Mr. Bucks -Avete portato il compito?-

-Si.- rispondemmo in coro.

-Bene. Oggi faremo un tipo di correzione diversa dal solito.-

-In che senso?- chiese una ragazza coi capelli arancioni.

-Se mi lascia finire, forse riesco a spiegarvelo!- ringhiò infastidito -Comunque, dov'ero rimasto? Ah, si! Stavo dicendo, voi scambierete il vostro compito con un vostro compagno e verrà giudicato da lui o lei. Tutto chiaro? Cominciate.-

Ancor prima che me ne rendessi conto, un foglio scritto con una grafia un po' incurvata e irregolare finì sul mio banco.
Mi girai e mi trovai davanti il sorriso di Ashton.

-Posso il tuo compito, Kate?-

Come sapeva il mio nome?
Ma che importanza aveva? Tanto meglio.
Presi il foglio e glielo passai, poi cominciai a leggere.
La sua storia parlava di lui e un suo amico che si intrufolavano dentro un cantiere abbandonato da qualche parte nel New Orleans. L'aveva scritta come una storia horror/umoristica. Era scritta bene.

"...camminavamo cauti, come se da un momento all'altro potesse spuntare un mostro o qualcosa del genere. I nostri respiri erano sincronizzati, ma si sentivano a malapena. Cocci rotti di vetri e mattoni scricchiolavano sotto i nostri piedi ed era l'unico rumore che si sentiva. C'era buio totale, il mio amico illuminava le pareti scrostate con la torcia del cellulare, ma non era molto d'aiuto. Sentivo il mio cuore battere nella cassa toracica e poi... una musichetta irritante ci fece fare un salto kilometrico dalla paura. Il mio amico imprecò a voce molto alta prima che rispondessi alla chiamata. Guardai il display: era mia madre."

HERE WE GO AGAIN [sequel of "I HATE YOU, PLEASE LOVE ME"]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora