Capitolo 3. Tramonti condivisi

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So che in fondo ti ho stupito arrivando qui da sola
Restando in piedi con un nodo alla gola
Chiamami per nome
Perché in fondo qui sull'erba siamo mille, mille
Sento tutto sulla pelle

So che in fondo ti ho stupito arrivando qui da solaRestando in piedi con un nodo alla golaChiamami per nomePerché in fondo qui sull'erba siamo mille, milleSento tutto sulla pelle

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Oggi è stata una lunga giornata e l'unica cosa che voglio è rilassarmi con un buon bicchiere di vino e un film di Leonardo di Caprio. I miei piani però vanno in frantumi. Sento un rumore provenire dalla cucina, quindi mi affretto ad andare a vedere cosa sta succedendo. Mi ritrovo pure a pensare che possano essere i ladri...invece è solo Tom. Forse avrei preferito i ladri. È girato di spalle, davanti ai fornelli, con il mio grembiule addosso.

«Tom», lo chiamo, attirando la sua attenzione. Lui mi guarda da sopra la spalla, sorridendomi. Si avvicina subito dopo, dandomi un bacio sulla testa. Seriamente: un bacio sulla testa!

«Ciao piccola, sto cucinando il tuo piatto preferito: spaghetti allo scoglio», mi informa, mentre mescola qualcosa in una padella. Io, sempre più confusa, immobile in mezzo alla cucina, continuo ad osservarlo. Da quando ci conosciamo non ha mai fatto niente del genere per me. Se ci penso bene, credo che la cosa più romantica che abbia fatto è condividere con me i cioccolatini che gli ho regalato per San Valentino, il primo anno che stavamo insieme. Già, Tom è questo tipo di persone, non sicuramente uno che ti cucina il tuo piatto preferito.

«Vai a farti una doccia mentre io preparo», mi consiglia, rendendosi conto che non mi sono mossa di un centimetro. Decido di fare come mi ha detto, ma non perché me lo abbia detto lui, semplicemente perché ho bisogno di lavarmi via la stanchezza della giornata, mista al sudore.

Dopo essermi rinfrescata, davanti allo specchio del bagno, mi asciugo i capelli, tamponandomi con un asciugamano le punte. Guardo il mio riflesso, come in cerca di aiuto, come se potesse suggerirmi come comportarmi quando uscirò da qui. Ho capito bene che cosa sta facendo Tom. Dopo la nostra litigata dell'altra sera, e soprattutto dopo avergli detto che sarebbe meglio chiuderla una volta per tutte, sta provando a farmi cambiare idea. 

Prendo un respiro profondo, raggiungendolo in cucina. Il tavolo è già stato apparecchiato e c'è una bottiglia di vino che aspetta solo di essere stappata. Appena mi siedo, strisciando la sedia sul pavimento, Tom si accorge della mia presenza e porta i piatti. Cavolo, devo ammettere che questa pasta ha davvero un bel aspetto. Assaggiandola, mi rendo conto che pure il sapore è niente male.

«Non hai mai cucinato per me», gli dico di punto in bianco, portandomi il bicchiere alla labbra e prendendo un sorso di vino. «In tre anni, mai una volta». Tom fa una smorfia, spostando velocemente lo sguardo dal suo piatto a me. I suoi grandi occhi verdi, a cui non ho mai saputo dire di no, mi intrappolano. Ancora una volta.

«Beh, significa che lo farò più spesso da ora in avanti», sussurra.

«Hai avuto un sacco di tempo per farlo!» gli faccio notare, appoggiandomi allo schienale della sedia. «E guarda caso, io ti dico che sarebbe meglio chiuderla e tu fai questo per me?» chiedo. «Non puoi pensare che possa bastare una cenetta per riaggiustare tutto quello che non va tra di noi».

Only Tuesday || Daniel RicciardoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora