Three.

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Quando Bucky aveva lasciato la stanza in cerca di Tony, si era accorto di star finalmente sorridendo. Steve gli aveva appena detto che lo amava. Ed era vivo o qualcosa del genere. Toccava a lui salvarlo ora, e ci sarebbe riuscito ad ogni costo.

Una volta all'attico, davanti la porta dell'appartamento di Tony Stark, Bucky aveva bussato piano, senza fretta, per non spaventare la figlia dell'amico. Più ci pensava, più sapeva che Tony non gli avrebbe creduto. Era stato lui a vederlo morire. Lui, insieme a Sam, era stato l'ultima persona a vederlo. Tony voleva un bene viscerale a Steve. Si erano odiati tanto appena si erano conosciuti, ma poi gli anni li avevano uniti e ogni volta che uno dei due aveva bisogno di una spalla, l'altro c'era. Purtroppo dopo la guerra interna, si erano separati.

- Tony? Sono Bucky, ci sei? - bussò di nuovo. La risposta non arrivò, ma il suono della chiave che girava nella serratura attirò la sua attenzione. Un secondo dopo l'uomo fu di fronte a lui, invitandolo a entrare con un gesto della testa.

- Stai bene? - disse, preoccupandosi prima di come si sentiva e poi del resto. La sua umanità a volte sembrava non esistere, invece era enorme come il mondo intero. Per le persone che amava avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, e lo aveva dimostrato.

- Sì tutto okay. Di cosa hai bisogno braccio di ferro? - Tony si aggiustò meglio gli occhiali sul viso, incrociando le braccia. Sembrava arrabbiato con lui, come se volesse schiaffeggiarlo a vita.

- Stai da schifo, non puoi nasconderlo - Bucky cercò di avvicinarsi a lui e di mettere una mano sulla spalla, ma Tony si allontanò. Non sarebbe stato facile.

- Per favore, non cominciare. Dimmi solo perché sei qui. Se avessi bisogno di una spalla su cui piangere saresti nella stanza di Sam - si mise sulla difensiva, facendo un passo indietro.

- Va bene. Ti dirò perché sono qui...Ma prima una stretta di mano - il ragazzo odiava che Tony lo stesse incolpando della morte di Steve, poteva vedere il dolore e la rabbia nei suoi occhi, ma non poteva biasimarlo. Anche lui si era incolpato.

- Davvero? Non toccherò qualcuno che è responsabile della morte di Steve, non toccherò te - lo indicò, sottolineando le ultime parole con un tono più aggressivo.

- Ahi - Bucky si portò una mano al petto come se lo avesse colpito fisicamente. Con un pugnale. O con una spada. In breve, con qualcosa di affilato e doloroso. Tony aveva appena detto ad alta voce quello che lui stesso aveva pensato ossessivamente.

- Non sembri nemmeno sconvolto, che cazzo, era tuo amico! - Tony alzò di nuovo la voce, il suo viso era sconvolto, irrimediabilmente distrutto come quello di Bucky poco prima.

- Forse se tu mi ascoltassi...- il ragazzo cercò di parlare, ma fu interrotto. Se solo Tony lo avesse lasciato parlare, avrebbe saputo perché era così silenzioso. Steve era vivo, solo per questo non sembrava turbato, ma in realtà era nello stesso stato da molto tempo. Era stato il suo dolore a richiamare Steve.

- No! Non lo farò, non lo farò. Ti odio, cazzo. È morto per difenderci, è morto per difendere te. Non ti perdonerò mai per questo - continuò. Ormai il freno che aveva messo sulla sua rabbia si era sbloccato, anzi si era definitivamente rotto in mille pezzi, lasciando spazio alla sua furia verso Bucky.

- Tony - cercò di farsi sentire, cercò di calmarlo.

- E, e... E non ti ho visto versare una lacrima e sei entrato qui sorridendo. Sai cosa ho pensato? Che avresti dovuto essere al posto di Steve. Lui dovrebbe essere vivo, non tu - disse lui. Il silenzio cadde. Nella stanza cadde una freddezza mai sentita prima. Tony si mise le mani davanti alle labbra, come se cercasse di rimangiarsi quello che aveva detto, pentendosi. Bucky annuì leggermente. Il messaggio era più che chiaro.

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