𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝟻

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Appena arrivate varcarono il cancello della scuola e si avvicinarono al piccolo gruppo di amici di Jenn: c'era un ragazzo alto e moro con gli occhiali, vestito semplicemente con un paio di jeans blu e una maglietta beige, e con le lentiggini che gli risaltavano il verde dei suoi occhi; era abbastanza carino. Stava conversando con una ragazza più bassa sempre dai capelli castani, vestita con un vestitino verde e un giubbotto di jeans, che reggeva in mano un libro di letteratura inglese.
<<Ciao ragazzi!>> urlò Jenn, tutta gioiosa: Corinne non era mai riuscita a capire da dove riuscisse a ricavare tutta quella energia tutte le mattine; riusciva a strappare sempre a chiunque un sorriso sulle labbra.
<<Buongiorno>> risposero i ragazzi in coro, accogliendole a loro volta con un sorriso: pure lei si costrinse a sorridere per non sembrare maleducata, e girò la testa dietro le spalle.

Il cortile dietro di lei era pieno di gruppetti di ragazzi: c'era quello dei ragazzi della squadra di rugby che indossavano la felpa della scuola, rossa con i bordi bianchi e con dietro scritto "i lupacchiotti di Kilkenny" e il disegno di un branco di lupi; il gruppo delle cheerleader a qualche centimetro di distanza, con il completo e i pon pon abbinati sempre bianchi e rossi, e vari gruppi sparsi di studenti che parlavano fra di loro, tra cui il classico gruppo di secchioni, quello degli sfigati, quello dei ragazzi popolari e quello delle classiche ochette presenti in tutti i licei. Il gruppo di Jenn, che ormai stava diventando anche il suo, era uno di quei gruppi normali, che non risaltava agli occhi degli altri: i due ragazzi, Daniel e Ashley avevano accolto Corinne fin dal primo giorno senza problemi; Daniel era stato un po' più timido i primi giorni, aveva mantenuto le distanze, mentre Ashley a momenti le si buttava addosso come Jenn, ma fortunatamente era riuscita a legare con entrambi i ragazzi.

Dietro la scuola, nel parcheggio dove tutti gli studenti e professori parcheggiavano le loro auto, moto oppure bici, vide suo fratello appoggiato al cofano della sua macchina nera lucida, che sembrava appena lavata, mentre si fumava una sigaretta in solitudine. Con una leggera smorfia sul viso si girò verso i ragazzi e disse: <<Scusatemi, devo assentarmi un attimo, ci vediamo in classe>> ed iniziò a camminare verso il parcheggio. Raggiunse la macchina guardando l'espressione di suo fratello, che appena la vide avvicinarsi alzò gli occhi al cielo, si girò e calpestò ciò che era rimasto della sigaretta sull'asfalto per spegnerla.
<<Mi ronzi intorno pure a scuola?>> le chiese suo fratello, incrociando le braccia e guardandola con un'espressione sarcastica.
<<Sono venuta a farti un po' di compagnia siccome eri qua tutto solo soletto -gli rispose con un sorrisetto, sapendo che lo infastidiva sempre, mentre si appoggiava pure lei al cofano della macchina, mettendosi le mani nella tasca del giacchetto- hai intenzione di stringere amicizia con qualcuno?>>.
<<A dir la verità no -le rispose il fratello sollevando le spalle- sono sempre stato un lupacchiotto solitario>> affermò, leggendo la parola "lupacchiotto" dalla felpa di un ragazzo della squadra di rugby che era passato davanti ai due.
<<Sai che non è vero -gli rispose Corinne abbassando lo sguardo sulle sue scarpe, delle converse basse nere, e poi sul volto del fratello- cosa c'è che non va?>> gli chiese preoccupata, aspettando una sua risposta. Non erano mai andati perfettamente d'accordo, discutevano sempre perfino per delle sciocchezze, ma nei momenti del bisogno c'erano entrambi l'uno per l'altra.

Andrew esitò un secondo, e poi si girò verso la sorella per ricambiarle lo sguardo: <<Potrai prendermi per sciocco, ma sento una sorta di energia negativa qui, è come se mi sentissi escluso>> le rispose, esaminando i ragazzi che gli passavano davanti, attendendo la risposta della sorella.
<<Oh Andrew - cominciò lei, mettendogli una mano sul braccio- so che è stato difficile separarti dagli amici che avevi a Londra, ma devi pur relazionarti con qualcuno qui, non puoi restare solo per sempre. Parla con i ragazzi del tuo stesso corso, sicuramente riuscirai a trovare uno con i tuoi stessi interessi>> affermò, incoraggiandolo.
<<Sarà meglio che tu entrassi in classe>> le fece osservare, alzando la testa verso gli altri che stavano sgattaiolando all'interno dell'edificio.
<<Certo, ci vediamo dopo>> gli urlò, ormai lontana da lui, affrettandosi ad entrare.

Il ragazzo sorrise e aprì lo sportello per prendersi lo zaino e si incamminò pure lui verso l'entrata, vestito tutto di nero. Mentre percorreva il corridoio rimurginava sulla considerazione della sorella: pensava che fosse un semplice problema siccome non si era ancora ambientato, ma non riusciva a capirlo: c'era qualcosa di più.

𝑻𝒉𝒆 𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑺𝒐𝒖𝒍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora