-Do' le dimissioni!- sbattei sul tavolo gli ultimissimi documenti.
I fogli di sparsero sulla superficie di legno mentre gli occhi del mio giovane capo di sollevavano dal suo MacBook per incontrare i miei.
-Oh su andiamo Ada!- rispose, sollevandosi in piedi e aggiustandosi nel suo completo grigio completamente a disagio. -Adesso non esagerare. Ho dovuto prendere come mio il tuo progetto, altrimenti...-
-Altrimenti cosa?- lo interruppi adirata. Lavoro per te da più di un anno. Ho fatto gli straordinari nella tua azienda!!! Eppure ogni mio progetto, ogni mia minima idea doveva passare per tua. Ma adesso basta. Mi licenzio.-
Voltai le spalle. -Ada! Su' non fare così!! Ti prometto...- ma le sue parole arrivarono ovattate dal rumore della porta alle mie spalle. Fanculo. Fanculo Gary Harrison. Fanculo la Harrison Ent.
Afferrai la borsa dal mio piccolo cubicolo, freddo senza oggetti personali, che erano proibiti dalla politica aziendale, e uscì in fretta per prendere l'ascensore. I miei passi sembravano leggeri sul pavimento freddo dell'atrio e mi spuntò un sorriso mentre uscivo da quel maledetto ufficio.Mi ritrovai a camminare da sola per le strade di New York.
Deglutì.
Che giornataccia.
Davvero.Niente sarebbe potuto andare peggio!
Mi chiamo Ada Dawson, 25 anni, e mi sono appena licenziata da un lavoro che avevo sempre sognato di fare!
Quarta figlia di un coltivatore, con 4 fratelli, e due genitori fantastici, avevo preso la decisione di laurearmi in economia. A pieni voti, ero uscita dalla facoltà con molte aspettative, finendo per lavorare per un capo stronzo, che non solo rubava le mie idee, ma mi scherniva davanti agli altri.
Mi bloccai sul marciapiede, entrando in quello che era un pub. Erano circa le 12 e non era molto trafficato, se non dagli uomini d'affari che passavano lì la pausa pranzo.
Mi sedetti al bancone di legno scuro rovinato lungo i bordi, poggiando la borsa su uno sgabello accanto.
Il barista di avvicinò. -Cosa ti porto?-
Lo guardai per un secondo. -Qualsiasi cosa di alcolico e di cui non sappia pronunciare il nome.- mormorai afflitta poggiando i gomiti sul bancone.
Era meglio bere alla mia carriera inesistente.
E alla mia sfortuna.
Decisamente a quest'ultima.
-Giornata dura?-mi chiese, mescolando in un bicchiere d'acciaio ghiaccio e altra roba.
Annuì, mentre mi porgeva un bicchiere dal colore indefinito, allontanandosi poi.
Tracannai un sorso, sentendo dubito la lingua e la gola pizzicare. Era forte, con un leggero sentore di limone e menta.
Lo finì in fretta chiedendone un altro.
E cercai di bere il secondo con molta più calma e continuai a bere fino a farmi venire il singhiozzo.
Ero circa a metà bicchiere del terzo bicchiere quando mi sentì chiamare per nome.-Ada.-
Mi voltai verso la voce con occhi socchiusi, distinguendo rapidamente la figura. Quasi mi venne un colpo e rischiai di cadere dallo sgabello traballante.
Un uomo, e che uomo, se ne stava imponente accanto agli sgabelli sulla destra, una mano sulla mia schiena e un sorriso furbo sulle labbra perfette.
Nicholas Further, imprenditore e miliardario mi stava osservando con curiosità.
Sollevai una mano, a mo' di saluto per poi tornare al mio drink, aggiustandomi composta per evitare i suoi occhi azzurri penetranti.
Questa giornata non poteva essere più pessima, pensai tracannando un'altro sorso.-Non ti sembra un po' presto per bere?-
-E tu che ne sai?- borbottai incoerente, mi voltai di poco socchidendo gli occhi per osservarlo nel suo perfetto completo blu che gli faceva risaltare gli occhi. La camicia perfettamente inamidata e di un candido bianco.
Con i suoi capelli scuri e occhi chiari, Nicholas era perfetto, ma era un grande stronzo. E io lo sapevo bene...ero già caduta nella sua trappola una volta.Spostò la mia borsa poggiandola sul ripiano e io seguí i suoi movimenti completamente conscia di essere brilla. Diavolo!
-Che fai?-chiesi come un idiota.
-Mi siedo con te. Voglio sapere che succede.-
Mi strinsi nelle spalle e mi voltai per afferrare il bicchiere ruotandolo per far tintinnare il ghiaccio.
-Perchè vuoi saperlo?-
-Ada...-
-Siamo andati insieme al college e ci siamo baciati durante la cerimonia di laurea. Nulla di più.- ribattei sbattendo bicchiere vuoto sul bancone. Ed era stato lui il primo ad avermi spezzato il cuore. Sollevai una mano per richiamare l'attenzione del barman, ma Nicholas la tirò giù. Mi voltai indignata.
-Che problemi hai?-
-Cosa è successo Ada?-
Sbuffai. Non avevo di certo voglia di raccontargli le cose. Soprattutto perché avrebbe gongolato alla mia sfortuna.
-Nulla. Sto festeggiando.-
-Ada...- mi richiamò con un tono di voce capace di farmi rabbrividire. Puntai lo sguardo sulla sua cravatta blu scuro. -Non penso che siano affari che ti riguardano.--Smettila con questo atteggiamento da stronza. Sappiamo entrambi che non ti si addice.-
Lo guardai dura mentre mi voltavo e ordinavo un altro drink.
-Mi sono licenziata. Continuava a rubarmi i progetti. A metterci su il suo nome.- borbottai con voce biascicata. -Così ho mollato l'azienda e le sue politiche e...ora posso finalmente mangiare cioccolato.- mormorai. -Contento? Adesso perchè non vai a fare qualcos'altro..invece di impicciarti come una nonna...-
-Mi piace troppo impiciarmi di te.- rispose con voce vellutata. -Cosa c'entra il cioccolato con tutto questo?-
-Ha detto che ero troppo grassa.- borbottai ancora.Lo sentì muoversi alle mie spalle, avvolgermi il busto con un braccio e chinarsi con il viso sul mio collo. Il suo respiro mi sfioròp il collo e mi ritrovai a deglutire a vuoto mentre sussurrava. -Che idiota del cazzo... Avresti dovuto licenziarti prima, tesoro. Quel cazzone non sa allacciarsi nemmeno le scarpe senza di te.- e poi, -Sei perfetta Ada. Hai un corpo morbido che in molte invidiano. Se solo fossi mia, non ti lascerei credere a queste stronzate.-
Scossi la testa con un sorriso amaro. -Come al college? Quando mi hai ignorato dopo avermi baciato?-
Chinai la testa. Ormai ero certa di stare esagerando e la testa iniziava a girare.
-Oh Ada. Vieni ti riaccompagno a casa.-
Barcollai in avanti, aggrappandomi a lui. Avevo decisamente bevuto troppo.
Non capì come ma finì sul sedile della sua auto, con la cintura allacciata, la borsa sul mio grembo.
Socchiusi gli occhi riparandomi dalla luce del sole. E oh, oddio le scarpe mi facevano un male cane. Mi chinai in avanti lamentandomi come una vecchietta.
-Che diavolo stai facendo?-
Sbattendo la testa sul cruscotto borbottando un "Ahi" , sfilandomi il tacco dal piede e sollevandolo in aria come un trofeo.
Buttai le scarpe da una parte, allungando le gambe sul cruscotto.
-Molto meglio.-borbottai lasciandomi cadere sul sedile e chiudendo gli occhi.
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What Lovers Do!
ChickLitSTORIA BREVE. La Storia avrà 5 capitoli! Ada è una ragazza proveniente dalla campagna, una famiglia numerosa alle spalle e un sogno nel cassetto. Trasferitasi in Città, dopo la laurea, trova lavoro presso un capo narcisista e egoista che mostra i pr...