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Riemersi dal bagno con i capelli bagnati, i vestiti che indossavo erano tutti stropicciati ma poco importava. Mi ero ripresa e a parte il grosso mal di testa, mi riconoscevo di più.  Per lo meno non avevo addosso il fastidioso tanfo di alcool e sembrava che il mio cervello si fosse snebbiato da quel torpore che lo aveva avvolto guardando Nicholas. Percorsi il corridoio a piedi nudi, reggendo nelle mani le mie scarpe con il tacco.
Finalmente avrei potuto dire addio a quei 12cm di mal di piedi.
Osservai la grande casa con sospetto e con il cuore in gola, cercando il proprietario. Dio, no. Non era affatto scomparsa la sensazione...

Nicholas mi dava le spalle nella spaziosa cucina. Quelle spalle larghe che un tempo erano state la mia ossessione e che tutt'ora sembravano riempire i miei deboli pensieri.
Si voltò con viso corrucciato, osservandomi da capo a piedi con i suoi occhi azzurri.
- Ho ordinato del cibo cinese.- mormorò poggiando le mani sull'isola della cucina.
Gli avambracci scoperti si flettero mostrando le vene in rilievo. Una scarica elettrica mi attraversò il corpo puntando giù a sud. Pessima mossa per i miei nervi, che scattarono come cavi elettrici sotto la pioggia.
Rabbrividì, scostando i capelli bagnati dal viso.
Dei del cielo, che uomo!

-Non c'era bisogno.- dissi, -Dovrei andare a casa.-
Mi allungai per mettere le scarpe ma la sua voce si bloccò.
-Ada, per favore, non andare. Cena con me.-
-Perchè?-
-Perchè sono passati anni dall'ultima volta che ci siamo visti.- rispose avvicinandosi a me. Sembrava molto nervoso. - E non ho mai smesso di provare qualcosa per te.-

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-Ricordi ancora!- dissi sorpresa indicando il pollo alla mandorle all'interno dell'involucro di carta. Il cibo cinese ordinato dall'altro capo della città, era arrivato in appena quindici minuti e sparso sul tavolino basso del suo salotto emanava un fantastico odore, accanto alle bottiglie di birra scura di una marca che non conoscevo ma che sicuramente costava quanto un occhio della testa.

-Come potrei dimenticarlo? Lo prendevi sempre il venerdì, dopo le lezioni, il lunedì invece era per la pizza. E alcune volte prendevi quei fastidiosi frappè più ghiaccio che frutta.-

-Non credevo ricordassi anche questo.- dissi mettendo in bocca un pezzo di carne e masticandolo, mi trattenni dal gemere per il buon sapore, ma chiusi gli occhi godendomi quella cena che aveva pienamente aggiustato il mio stomaco.

-Ricordo un sacco di cose che riguardano te.- ammise sollevando il suo sguardo intenso verso di me.

Strinsi le labbra, perdendomi a guardare il suo corpo rilassato contro il divano. Aveva sbottonato la camicia, lasciando intravedere il petto liscio, gli avambracci scoperti erano stati un colpo già poco prima, ma adesso a pochi centimetri dal mio viso, sembravano enorrmi e forti quanto le sue mani.

-Perchè?- domandai d'un tratto. -Perchè te ne sei andato e non...-presi un profondo respiro mentre posavo sul tavolino il cartone. -Non mi hai mai richiamata. Non ti sei mai voltato indietro...perchè?-

Nicholas, seguì i miei movimenti, afferrandomi le mani e stringendole con calore.

-Ero così spaventato che sono scappato come un codardo.- le sue dita strinsero la presa su i miei polsi. -Sono cresciuto in una famiglia dove l'amore non importa niente. I miei genitori si odiano, per questo lui passa le giornate al club di polo o di golf mentre lei passa da un evento di beneficenza all'altro. Non avevo mai provato nulla di tutto ciò! Non sapevo cosa fare...e sono fuggito.- Il suo corpo si sporse verso il mio. Sentivo il cuore battermi veloce nel petto. -Ma devi credermi quando ti dico che sono estremamente pentito e che se ritornassi indietro mi prenderei a calci in culo da solo.-

Annuì con lo sguardo puntato alle nostre mani. Potevo essermi dimenticata di amarlo? POteva il mio amore essersi assopito e svegliatosi als uo ritorno? E soprattutto era sincero?

-Ada...-

Piegai la testa mostrando un lieve sorriso. -Non saresti l'unico che vorrebbe prenderti a calci nel sedere. Se dovessero inventare una macchina del tempo, avvisami. Un giro nel passato lo faccio volentieri.-

-Spietata.-rise. -Finiamo la nostra cena. Ho una proposta da farti, che deve essere affronatata a stomaco pieno.-

-Non puoi farmela mentre mangio? Di che si tratta? Di favori sessuali?-
Un sorriso malizioso comparve sulle sue labbra. -Qualcosa del genere...-

Lo fissai sorpresa. -Di che si tratta?-
Nicholas ingoiò il boccone del suo raviolo e prese un sorso di birra con molta calma.
-Ah, scusa. Volevo una risposta?-ridacchiò mentre gli mollavo un leggero schiaffo sul petto.
E cavolo, quanto esercizio faceva quell'uomo?
E come diavolo avevo fatto ad avvicinarmi così tanto a lui sul quel divano?
Con lo sguardo percorsi tutto il suo corpo concentrandomi sul petto e le spalle, l'incavo della gola, il pomo d'Adamo che si muoveva.
E mi sentì svuotata da ogni dubbio, lo volevo. Volevo Nicholas. E non mi importava se per una sola notte.
-Ada?-
-Eh?-mi portò alla realtà. Stavo fantasticando di spogliarlo....

-Tutto bene?-
Rimasi un silenzio per un po' mentre prendevo la mia decisione.
Afferrai il cartone del cibo cinese dalle sue mani spostandolo sul tavolino del soggiorno.
E poi, come una di quelle attrici consumate mi sollevai la gonna quel tanto che bastava per salire a cavalcioni su di lui.
Le sue mani afferrarono rapide i miei fianchi.
-Un bacio.- dissi. -Voglio un bacio.-
-Tutto quello che vuoi.-
Ci incontrammo a metà strada, la sua bocca avida sembrava saccheggiare la mia. Persi il respiro in un secondo e mi ritrovai a seguire il suo sapore mischiato alla birra scura. Le sue mani mi strinsero il sedere e avvertivo la sua erezione crescere fra le mie cosce.
Aggrappata alle sue spalle mi contorcevo per arrivare più a fondo. Per imprimere il mio sapore in lui.
Mi afferrò il viso staccandomi da lui.
-Solo un bacio?-
Mi stupì avvertire la sua voce roca.
Le sue guance erano rosse quasi quanto le labbra che avevo morso.
-No...-
Afferrai la sua camicia tirandola fuori dai pantaloni.





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