0. 𝖕𝖆𝖘𝖘𝖆𝖙𝖔

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Megan's POV

«Nico, sto andando al campetto» presi il borsone dalla sedia del piccolo e accogliente salotto- dopo averci messo tutto il necessario per la mia sessione quotidiana di calcio di 2 ore- e aver sbuffato come consuetudine, dopo essermi accorta che il ragazzo sardo stava giocando alla play con le sue grosse cuffie e non poteva sentirmi.

«Nico» mi avvicinai al divano sul quale era steso poco educatamente, spostandogli una delle cuffie per far sì che mi sentisse «sto andando al campetto» ripetei, spostando i miei occhi sul suo torace completamente nudo, soffermandomi forse un po' troppo.
«Va bene, Meg» sussurrò con voce roca, ma pur sempre dolce  «non fare troppo tardi» continuò, facendo alzare gli angoli delle mie labbra verso l'alto in un piccolo e impercettibile sorriso.

Non ero una ragazza che sorrideva volentieri, tuttavia ero felice che lui mi trattasse così. Mi faceva sentire apprezzata e al centro dell'attenzione, cose per le quali avrei letteralmente fatto di tutto.

Feci per voltarmi, ma il mio polso venne bloccato dalla sua mano fredda, come sempre d'altronde, che applicò una leggera forza per tirarmi e far sì che cadessi sopra di lui sul divano.
«Baciami» mi ordinò, portando una delle sue mani a coppa sul lato destro del mio viso, e l'altra che vagava curiosa sul mio fondoschiena, provvisto di un paio di pantaloncini che finivano sul ginocchio.
«No» cercai di provocarlo, per aumentare ancor di più il suo desiderio di avermi per sé.
«Megan» disse serio, provocandomi dei brividi lungo tutta la schiena all'udire del mio nome pronunciato in quel modo da lui.

Era fottutamente eccitante sentire le lettere del mio nome scivolare dalla sua bocca, soprattutto quando mi chiamava col mio nome intero, e non col soprannome da lui affidatomi e che tanto amava. Quando mi chiamava per intero, significava che si stesse innervosendo per la mia testardaggine e la voglia insistente di stuzzicarlo. Sotto sotto, però, sapevo che a lui piacesse quel lato di me e che a lui non dispiacesse chiamarmi anche in quel modo.

«Barella» sorrisi con un sorrisetto che lasciava poco spazio all'immaginazione, mentre mi avvicinavo alle sue labbra e iniziai a leccarle con la mia lingua calda e famelica. Percorsi con la punta della lingua il suo arco di Cupido in maniera cosa lenta, che lo feci quasi gemere rumorosamente per quanto straziante fosse.

Non mi diede neanche il tempo di allontanarmi, che già aveva avventato le sue labbra sottili sulle mie più piene, chiedendo l'accesso delle sua lingua nella mia bocca che, troppo desiderosa di lui, glielo consentì immediatamente ed in automatico.

Dopo qualche schiocco rumoroso delle nostre labbra, lui si allontanò quel poco, giusto per riuscire a pronunciare le parole che sempre mi rivolgeva prima di andare ai miei allenamenti «Meg» si riavvicinò alle mie labbra per lasciarmi un veloce bacio a stampo «va' via, se non vuoi che ti fotta vergognosamente qui, adesso» lasciò un altro bacio a stampo sulle labbra, ormai gonfie per i baci un po' troppo animaleschi che ci eravamo scambiati.

«Mmm» mugugnai vergognosamente, facendo scontrare le nostre intimità separate dal tessuto dei nostri vestiti e baciandogli la mascella, torturata da tutti i miei morsi e i segni che lasciavo volutamente, come un animale che marchia il proprio territorio.

Io e Nicolò ci eravamo conosciuti in un locale a Cagliari, sua città natale, mentre io ero in vacanza con i miei genitori, ormai un anno addietro. Lui era un calciatore della società calcistica Inter, e io solo una ragazza che nella propria testa aveva solo tanti punti di domanda e una scelta difficile da prendere: il calcio o il ballo?

Quella sera, dopo aver ammirato tutto il tempo dei ragazzi in preda agli ormoni che si strusciavano gli uni agli altri , lo stesso Nicolò mi si avvicinò, seducendomi all'istante. La verità era che, seduta al bancone del locale, lontano ovviamente dai miei genitori, già l'avevo notato, grazie alla sua immancabile voglia di essere al centro dell'attenzione. Era bellissimo, con quel sorriso che contagiava tutti, i capelli castano chiaro sempre perfettamente in ordine e le squallide battute che raccontava per approcciare.
Me ne innamorai subito e follemente.

Rewind ||Federico Chiesa||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora