stammi lontano, sharp

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Lo schermo del telefono segnava le 06:23, di li a qualche minuto sarebbe dovuta suonare la sveglia, ma io ero già sveglio da qualche ora, quella notte non avevo chiuso occhio, qualcosa mi teneva sveglio, e nemmeno io riuscivo a capire cosa.
Controvoglia mia alzai dal quel letto estremamente comodo e mi andai a vestire, per poi sucessivamente andare a correre i miei quattro chilometri mattutini. Appena tornato a casa mi feci una doccia veloce, presi lo zaino e mi incamminai verso la fermata del bus per andare a scuola, la voglia di andare a scuola era pari a zero, avevo pure pensato a ritirarmi, ma non prendere il diploma equivale a prendere il primo treno per la destinazione "barbone".
Arrivai davanti a scuola con qualche minuto d'anticipo, che palle, odiavo stare lì con tutte quelle persone odiose raggruppate tutte in gruppetti che sparlavano di ogni persona che gli capitava davanti, così presi le cuffiette, avviai una playlist a caso delle mie e mi accesi una sigaretta. l'unica cosa che volevo evitare quel mattino, a parte alzarmi dal letto, era il parlare con qualcuno, sopratutto se quel qualcuno si chiamava camelia, ma aimè, chi se non io ha una sfiga che parte e va fino al midollo; me la ritrovai davanti, con dietro di lei il suo gruppetto di amiche santarelline, che l'unico cazzo che potrebbero vedere sarebbe quello del prete, cammy si stava avvicinando sempre più a me, sempre più al mio viso, ma seriamente credeva fossimo una di quelle coppiette di fidanzatini patetici? ci vuole così tanto a capire per cosa la sto usando? appena avvicinò le sue labbra alle mie, la scansai subito
cammy: "cos'hai amore? voglio solo darti un bacio"
io feci un tiro e buttai fuori il fumo senza risponderle ma semplicemente la fulminai con lo sguardo, e dato che nel frattempo la scuola aveva aperto, mi tirai su il cappuccio, abbassai lo sguardo ed entrai.
Appena finite tutte le lezione, mi fiondai all'uscita, non avrei sopportato un'ora di più in quell'ambiente.
arrivai a casa, era vuota, come sempre, ma preferivo così; presi un piatto di pasta che mia madre mi aveva lasciato nel frigo e cominciai a mangiare, non tanto perché avessi veramente fame ma perché subito dopo sarei dovuto andare agli allenamenti e non volevo far la figura della fighetta svenendo davanti a tutti.
Erano ormai le tre e passa del pomeriggio, faceva un caldo torrido e gli allenamenti erano fin troppo intensi, cominciai a sentirmi le gambe deboli, avevo la vista offuscata e l'udito ovattato così con le poche forze rimaste cercai di andare agli spogliatoi facendomi notare il meno possibile dalla squadra, dall'allenatore e sopratutto da camelia; feci giusto in tempo ad entrare che mi poggiai per terra con la schiena rivolta alla porta, ero abituato a questi cali normalmente, ma durante gli allenamenti cercavo sempre di resistere e farmi forza, ma questa volta non ci riuscii,
con le forze rimaste, ormai inesistenti, mi sciacquai velocemente la faccia e mi presi ancora un attimo per riprendermi, così sperando che nessuno mi avesse notato tornai in campo facendo finta di niente, ignorando gli sguardi di tutti puntati su di me.
Si erano ormai fatte le sette di sera ed ero distrutto, tornai a casa mi feci una doccia veloce e mi fiondai sul letto cadendo nell'immediato in un sonno profondo svegliandomi solamente dopo un'ora circa a causa dei rumorosi e continui battiti sulla mia porta causati da mia madre
m: caleb forza rispondimi o entro
io riuscii solo a sbiascicare un "porca puttana sto dormendo vattene"
m: ok l'hai voluto tu
e così dicendo si fiondò dentro cominciando a parlare di cose sul mio comportamento nei suoi confronti che nemmeno compresi data la fase di dormiveglia in cui ero e da cui mi risvegliai solo appena sentii le parole "ah e comunque tra poco viene cammy, è sempre così preoccupata per te quella povera ragazza, chissà perché ti sta ancora accanto, merita di meglio"
appena sentite quelle parole sobbalzai e dopo un attimo di silenzio risposi
"ma perché devi sempre fare di testa tua, perché le hai detto che poteva venire? ma perché continui a incasinarmi la vita mamma cazzo come se non l'avessi già fatto abbastanza" così mi alzai dal letto e andai in bagno sbattendo la porta alle mie spalle, dopo aver pronunciato quelle parole la vidi stare ferma immobile, senza spicciare parola, semplicemente una lacrima rigò il suo viso, dopo un po' sentii la porta di camera mia chiudersi così finalmente uscii dal bagno, non mi stavo pentendo di ciò che avevo detto, era semplicemente la verità e quella lacrima era segno della sua consapevolezza.
Ero incazzato e sopratutto dopo quella sfuriata la voglia di vedere cammy era sotto zero, non che solitamente fosse di più,
oramai erano le otto, così aspettai che mia madre finisse di cenare e che andasse in camera sua per andare in cucina e prendere il piatto con la carne che mi aveva lasciato lì, dopodiché presi la bottiglia di vodka comprata qualche giorno prima ed uscii andando verso un parchetto poco distante da casa mia, cominciai ad accendere una sigaretta dopo l'altra tra un sorso di vodka ed i conati di vomito che mi salivano ogni volta che l'alcol mi sfiorava la bocca. Era passata mezz'oretta ed io ero ormai del tutto ubriaco, così mi alzai da quella panchina così familiare ormai e cominciai a girarmi la città barcollando come un coglione, intanto sul display del mio telefono cominciarono ad appare i messaggi di mia madre che erano tutti incentrati su dove fossi e su cosa stessi facendo. Erano le nove meno un quarto quando mi arrivò una chiamata di cammy avvisandomi del fatto che stava per uscire di casa e che di lì a poco sarebbe arrivata da me, chiedendomi quindi se ero in casa, risposi sbiascicando un no e cercai di formare una frase di senso compiuto dicendole che le avrei inviato la posizione ma fallii miseramente e lei si accorse del fatto che non ero del tutto sobrio, così mi chiese quanto avessi bevuto e dopo averle chiesto retoricamente se per caso fosse mia madre, le attaccai in faccia.
Assurdo come in qualsiasi posto io mi trovi ci sia sempre pure jude,
lo vidi arrivare da lontano, teneva una busta della spesa con una mano mentre con l'altra digitava velocemente al telefono, stava quasi per passarmi affianco senza vedermi ma sfortuna volle che alzò la testa in quel preciso momento, "cazzo" sussurrai "ci voleva solo lui"
j: "caleb? che ci fai tu qua? e perché hai una bottiglia di - si fermò rialzando lo sguardo su di me - ma che cazzo fai?"
disse per poi con uno scatto decisamente troppo veloce per le condizioni in cui ero togliermi la bottiglia dalla mano sinistra e la paglia, che nel frattempo mi ero acceso, dalla mano destra buttandola per terra
c: "ma che cazzo fai tu jude?" feci per riprendere la bottiglia e attaccarmici a canna "guarda che le sigarette costano" dissi sbiasciando e accennando ad una risata, non ero decisamente nelle condizioni adatte per una litigata
j: "caleb cazzo devi smetterla, guarda come sei ridotto, e tutto questo per cosa? cosa ci trovi di bello nel distruggerti?"
stava cominciando a darmi sui nervi e i continui messaggi di cammy decisamente non miglioravano la situazione
c: "ma chi sei per venir qua e giudicare le mie scelte? forse tu non hai ancora capito come stanno le cose, non capisco perché ti ostini a seguirmi ovunque io vada ed a dirmi ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, tu non sei nemmeno per me, cazzo capiscilo, mettitelo in testa e stammi lontano, sharp"
queste parole gli fecero male, lo percepii, riprese la sua busta e se ne andò senza fiatare, percepii nei suoi occhi il dolore che non voleva lasciar trapassare, eppure quella lacrima la vidi scendere
Solitamente ciò non mi avrebbe causato nessuna emozione, eppure per la prima volta sentivo di aver esagerato, di aver fatto del male a qualcuno che semplicemente si preoccupa per me.
Diedi la colpa di sti stupidi pensieri all'alcol, anzi, sicuramente era colpa dell'alcol, io non provo dispiacere per aver fatto male a gli altri, non ne provo con camelia come non ne provo con mia madre quindi sicuramente non ne provo per quello stupido pidocchio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 17, 2023 ⏰

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