mai sfidare stonewall

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Andai avanti fino a quando non sentii una voce alquanto familiare
c: chi c'è?
x: caleb? sei tu?
c: no
x: ok si sei tu caleb
*e da dietro di me apparve jude*
c: j-jude che ci fai qui?
j: potrei farti la stessa domanda
c: però te l'ho fatta prima io, quindi rispondimi, ora
j: sei passato davanti a me con una mazza
c: e quindi?
j: non volevo ti mettessi nei guai
c: tsk, non sono affari tuoi ciò che faccio
strinsi i pugni e andai via, quel ragazzino è proprio un ficcanaso, non lo sopporto proprio. Era ormai mezzanotte e mamma non era ancora a casa, avrei dovuto immaginarmelo, appena entrai in casa corsi in camera mia, lanciai la mazza e i vestiti per terra, ero incazzato come non mai, sia per mia madre, che non era mai a casa, sia del perché jude mi aveva seguito, non sono un bambino, sono cresciuto da solo, so badare a me stesso, cominciai a prendere a pugni il muro, ero infuriato, ad un certo punto però sentii un male atroce alle nocche, mi ero spinto troppo oltre, ma andava bene così. Sentivo il sangue uscire, e le nocche bruciare sempre di più, ma cercavo di non darci molta importanza, mi rilassava sentire il sangue scorrere sulla mia pelle; andai a farmi una doccia per rilassarmi, e poi andai a dormire, nella speranza di non risvegliarmi più.
*5.45 am*
Mi sveglio con il suono della sveglia, la disattivai e mi alzai, di mamma nessuna traccia, vabbè, fa niente. mi vesto, mi lavo i denti e vado in cucina, guardai un po' dentro allo scaffale del cibo, il cibo di prima mattina mi dava la nausea, così uscii di casa senza mangiare. Di solito mi sveglio così presto per andare a correre sperando di riuscir a non pensare più a nulla.
*7.00 am*
Finito di correre tornai a casa e mi feci una bella doccia. Avevo appena finito di farmela, cosi uscii, mi vestii, e guardai l'orario, era tardi per andare a scuola e non c'avevo nemmeno voglia di andarci quindi non ci andai e restai in camera a fissare il soffitto, pensando.
Erano quasi le dieci e mi stavo annoiando, uscii di casa per andarmi a fare un giro con la musica a palla nelle orecchie, non sapevo dove andare, ne che stavo facendo li in giro, avevo solamente voglia di isolarmi dal mondo, restare solo con la musica, senza queste persone del cazzo che parlano, urlano, litigano eccetera, mi risvegliai dai miei pensieri quando qualcuno mi venne contro
c: fai più attenzione la prossima volta, cazzo, ma ci vedi?
x: mocciosetto, se ti prendo sei morto
c: pff, e che vorresti fare? picchiarmi?
x: se è questo quello che vuoi, ecco a te
e così ricevetti un pugno in faccia che ricambiai a mia volta, l'uomo cadde per terra, così io presi il mio telefono con le cuffie da terra e me ne andai in tutta tranquillità, mai sfidare stonewall.
Era passata una mezz'oretta dal pugno ricevuto, e devo dire che il mio occhio era diventato di un viola scuro e si era gonfiato, però nemmeno mi faceva tanto male, ho ricevuto di peggio.
Dopo poco tornai a casa, mi ero stancato della presenza di tutta quella gente, appena entrai però, vidi la luce accesa, merda, era tornata mia madre, cosa può succedere di peggio?
*appena entro in casa*
m: caleb, sono le 10.40, perché cazzo non sei a sc-
senza nemmeno darle il tempo di farle finire la frase  mi chiusi in camera, non avevo la minima voglia di vederla, tantomeno di sentirla parlarle, appena entrato in camera andai in bagno e mi sciaquai la faccia con dell'acqua gelida, devo dire che al tocco l'occhio mi faceva abbastanza male, ma meglio non pensarci, così mi buttai nel letto e caddi in un sonno profondo.
Il mio sonno venne interrotto da qualcuno che bussava freneticamente alla porta della camera, era mia madre, ne ero sicuro,
c: mamma, che cazzo vuoi?
m: possiamo parlare da mammma-figlio in tranquillità e senza litigare, almeno per una volta? e o mio dio che hai fatto a quell'occhio? ti sei messo di nuovo nei guai?
c: io non ti considero più mia madre, sei soltanto una sconosciuta, e ora vattene.
Dopo le mie parole la sentii solo blaterare per poi andarsene, lei sapeva quanto papà fosse importante per me, era l'unica persona che credeva veramente a me, e lei me lo ha strappato via, e ora ne deve ripagare le conseguenze.
Era l'una del pomeriggio, e di lì a poco sarebbero iniziati, come ogni giorno, gli allenamenti, così con la scusa di ciò, presi il mio borsone e me ne andai. nonostante io partii in anticipo, arrivai in ritardo di una decina di minuti, gli altri si stavano già allenando, appena arrivai sentii gli sguardi di tutti puntati addosso
c: cazzo avete da guadare?
sbottai io, ero incazzato e nemmeno io sapevo il perché, probabilmente era colpa di mia madre e delle sue stupide parole, oggi ogni persona mi stava sul cazzo, sarebbe meglio che nessuno mi rivolgesse la parola, a meno che non voglia finire all'ospedale.
non sentii risposta da nessuno, tranne un 'i-il tuo occhio' da parte di quel ficcanaso, io lo guardai semplicemente male, stranamente oggi nonostante fossi incazzato non avevo voglia di litigare, mi risvegliarono dai miei pensieri le parole dell'allenatore travis,
t: caleb non puoi giocare in queste condizioni, è meglio che tu per oggi stia in panchina ad osservare gli altri
io non proferii risposta, semplicemente alzai le spalle, mi andai a sedere e feci finta di niente.
era finito l'allenamento ed osservando i miei compagni di squadra riuscii a capire cosa non andava nel loro gioco, a fine allenamento quando l'allenatore mi chiese se avessi notato qualcosa, dissi cosa non andava, e senza aspettar risposta me ne andai, non avevo intenzione di tornare a casa, così decisi di andare nel bosco, il posto che mi faceva stare bene. ad un certo punto, prima di avventurarmi per il bosco sentii qualcuno prendermi il polso...
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un cuore di ghiaccio - caleb stonewallDove le storie prendono vita. Scoprilo ora