Capitolo 4

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Una via deserta. Una macchina. Un ragazzo a metà strada.

Le luci della macchina si accesero, come riflettori che illuminavano un grande palcoscenico vuoto. Ruggì l'acceleratore, e in quel momento Zayn aveva la certezza che se non si sarebbe spostato, l'auto l'avrebbe investito.

Il veicolo acquistava velocità e Zayn si ripeteva di nuovo che avrebbe dovuto spostarsi. Ma le sue gambe non si muovevano. Non funzionavano. Guardò l'auto e constatò, con terrore, che avanzava con rapidità e certezza. Cominciò a colpirsele, cercando di trovare qualcosa che reagisse, anche se non sentiva niente. Ogni volta che guardava, la fine era più vicina, anche se a Zayn sembravano secoli.

Un secondo prima che l'auto lo raggiungesse, potè vedere attraverso il vetro, un paio di occhi scuri che lo guardavano con furia. Fu solo capace di pensare a sua padre, mentre l'uomo in questione stringeva il volante con entrambe le mani. Prima che la macchina lo raggiunse.

E allora tutto perse senso.

Aprì gli occhi e si trovò di colpo nel letto d'ospedale, respirando affannosamente. Ci mise alcuni secondi per rendersi conto di dove si trovava veramente. Si posò una mano sul cuore e si sforzò di regolare il suo battito. Era salvo, non correva nessun rischio, si ripeteva.

Da una settimana i sogni non avevano fatto altro che peggiorare. Un'altra volta, riviveva ciò che era successo nell'incidente, ognuna un po' più terrificante di quella precedente. Solo che in questi incubi riusciva a vedere che chi conduceva il Mercedes faceva, in qualche modo, parte della sua vita. Stavolta era stato suo padre, però altre volte sua madre, il suo professore di matematica o addirittura l'uomo con cui si era scontrato quella mattina. Tutte quelle persone avevano qualcosa in comune, anche se Zayn non lo disse mai esplicitamente, tutti loro lo rendevano infelice.

Non aveva detto niente a nessuno di quello che succedeva quando chiudeva gli occhi, più o meno perché non pensava fosse importante. In più, le uniche persone che vedeva ogni giorno erano gli addetti alla pulizia, sua madre che lo visitava ogni tanto e quello strano infermiere che diceva di essere al suo servizio.

Grazie a lui, poteva appena dormire e ogni volta aveva un aspetto peggiore. Sul suo viso si rifletteva la poca voglia che aveva di fare tutto. Aveva smesso di piangere, però, a differenza di ciò che pensavano i medici, questo non era precisamente buono. Semplicemente ne aveva abbastanza di piangere. Quella non era vita. Stava tutto il tempo a pensare, e un giorno, arrivò questo pensiero disperato che logorava gli angoli più bui della sua mente. Allettante, però allo stesso tempo spaventoso. Era quando si rendeva conto di quanto sarebbe potuta essere diversa la sua vita se quel giorno avesse visto l'automobile venire verso di lui. Avrebbe potuto finire il liceo, l'università, avrebbe potuto conoscere la sua anima gemella. Gli sarebbe piaciuto avere figli, portarli a scuola per mano e vederli crescere, sentirsi orgoglioso dei suoi traguardi e severo con i suoi errori, così come era con sé stesso. Ciò che era successo quella mattina di Gennaio fu uno dei suoi errori più grandi. Imperdonabile, a suo parere. Perché, se avesse evitato il Mercedes in tempo, ora la sua vita sarebbe differente. E non si sarebbe distrutta così presto.

Harry fischiettava quel giorno, ma smise appena fuori dalla stanza 312.  Già da un paio di settimane visitava Zayn, e il ragazzo non sembrava migliorare. Era come se nemmeno si sforzasse. Ogni giorno sembrava più grigio, più triste, più avvolto dalla sua armatura di vetro. Senza lasciarla abbattere da nessuno. Se in quel momento avesse guardato nelle sue pupille non avrebbe incontrato nessun frammento di disperazione. Come se tutto quello non lo stesse distruggendo, come se il fatto di essere costretto a questo orribile letto non lo stesse uccidendo dentro.

- Sirens. [Zarry][Traduzione Italiana]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora