Capitolo 3 - ...o di un incubo?

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...o di un incubo.

Segue un attimo, durato all'incirca 10 millisecondi, ma che per il ragazzo sembrano 10 ore di agonia pura, era spaventato a morte, il mondo intorno a lui era tutto nero, vedeva solo sé stesso. Non sapeva che dire, le uniche cose che gli passavano per la testa erano domande e dubbi, duri e pieni di paure: "Ma che caz..? Dove mi tro-?". Una fitta dolorosa lo percuote di colpo, dalla mano sanguinante con ancora attaccato il Misterioso Bracciale, rapidamente, lungo tutto il braccio fino alla testa. Adesso sente il cranio come all'interno di una pressa che continua a stringersi, sempre di più, in un'agonia continua di fitte atroci d'ovunque e spasmi. Jules vorrebbe urlare ma non ha fiato dal dolore. "Vi prego qualcuno lo faccia smettere!!!" grida la sua mente e come risposta ottiene una fitta che gli fa perdere i sensi definitivamente.

Sono passate 2 ore.

Si alza di soprassalto, la vista diventa, a poco a poco, sempre più nitida e si guarda intorno perplesso. Si trova seduto su di una scricchiolante sedia di legno, in una stanza spoglia e umida di cui non riesce a distinguere i contorni, davanti a sé ha una scrivania, anch'essa di legno, poco più alta di un metro, coperta da fogli stropicciati. "Dove sono...?" si chiede nel suo interiore, poi guarda meglio la sua posizione e rimane stupefatto. "Questo non è il mio corpo!". Sotto il suo mento intravede una panciona coperta da quella che sembrerebbe una vestaglia da notte a righe. Si guarda le mani e le braccia. Queste sono grassottelle, rosa tendenti al giallo ocra, ricoperte di peli, a suo parere "adulti", con qualche segno di rughe e con dei capelli su una di esse. Inoltre sotto quei capelli ci sono dei segni sulla pelle che gli fa pensare: "Devo essermi addormentato mentre scrivevo... Aah!". Si porta una mano alla testa, questa sudata fradicia, preso da un colpo di mal di testa improvviso. "Che cosa stavo scrivendo prima di addormentarmi...?" e detto questo prende in mano uno dei fogli posati sulla scrivania, ma si accorge che non ne riesce a distinguere i caratteri, questi molto sfuocati. "Ma che diamine... ah è vero! Dove sono i miei occhiali?!" pensa, poi, trova un paio di occhiali da riposo di vecchia data, un po' arrugginiti sulle stanghette e con il nasello consumato, appesi alla taschina sul petto della veste. Se li mette e torna sul foglio. La situazione non cambia molto. Infatti il foglio è scritto a mano in una lingua che non ha mai visto. Riesce a distinguere solo la scritta inglese in alto a destra "April, 12, 1905"  che suscita solo altri dubbi e quesiti nella mente di Jules. 

"Ma come 1905? Oggi è il 24 marzo del 589, sono per caso finito nel futuro?". Inizia a guardare più attentamente il foglio, riga per riga, parola dopo parola, cercando risposte alle sue domande ma non riusciva proprio a capirne qualcosa di quella strana lingua, per arrivare infine all'ultima riga e alla fantomatica scritta "E=mc". "Dove l'ho già vista quella scritta...?". Improvvisamente, contro la sua volontà, il ragazzo appoggia il foglio alla scrivania, prende in mano la penna stilografica che giace sulla scrivania e aggiunge un 2 all'apice della "c" completando così l'equazione. A quel punto, sempre contro la propria volontà, alza lo sguardo e vede adagiato sulla scrivania, dove prima non c'era, il "Misterioso Bracciale", il che fa riempire la testa del ragazzo di domande e dubbi del tipo: "Oddio! Che ci fa qui? Com'è possibile? Tutto questo è reale o no?", che non gli fanno altro che aumentare le fitte alla testa. In tanto, l'oggetto in questione, ha iniziato a mandare dei bagliori color verde acqua, ripetitivi, che col passare degli attimi, diventano sempre più rapidi e intensi. Il ragazzo, senza volerlo, allunga una mano verso l'oggetto e all'improvviso la luce diventa talmente potente da abbagliarlo completamente nonostante abbia anche chiuso gli occhi. Non sente più la sedia sotto di lui e inizia a precipitare in un abisso bianchissimo, dove tutti i suoni, i dolori e le sensazioni si annullano e Jules si trova sospeso nel vuoto fino a che non vede un pavimento bianco e lucido che si avvicina velocemente sotto di lui finché non si schianta violentemente su di esso perdendo di nuovo i sensi.

11 giorni dopo...

Jules apre lentamente gli occhi, disteso su una superficie liscissima e lucidissima, bianca scarlatta e fredda, si mette seduto, lentamente, con le gambe incrociate e si osserva lentamente le mani. Queste sono entrambe uguali, il misterioso bracciale non c'era più. Confuso e mentalmente distratto in pensieri inutili continuava a guardarsi gli arti, non capendo cosa stia succedendo. Intanto, Io, sono fermo a osservarlo, seduto su una sedia di legno e vimini a qualche metro di distanza. Un ometto con i capelli bianchi e due baffoni dello stesso colore, con sguardo compiaciuto e occhi grigi, la panciotta leggermente sporgente, con indosso una camicia a righe bianche e rosse e dei pantaloni con le bretelle color marrone. Dopo qualche minuto ho aperto bocca: "Guten tag bello addormentato" il ragazzo si gira lanciandomi uno sguardo terrorizzato, al quale ho risposto: "Sembri spaesato... hai dormito per un bel pezzo, hai fatto un incubo?". Il ragazzo mi guarda con ancora più perplessità. Poi passa un tempo indeterminato in cui entrambi ci guardiamo negli occhi e nessuno dice niente, dopo il ragazzo si decide a rivolgermi la parola: "Mi sembra di essere appena stato all'inferno... ho avuto il peggior incubo della mia vita e... e..." si blocca guardando per terra e allora provo a fargli finire la frase dicendo: "... e sembrava reale. Ho indovinato Jules?". Il ragazzo diventa improvvisamente rigido e lo sguardo torna a essere terrorizzato: "Co-come sa il mio nome? Ma soprattutto, CHI CAZZO è LEI?!". 

Lo guardo con sguardo calmo e soddisfatto per un attimo, poi gli rispondo: "Ah giusto non mi sono presentato, poi chiamarmi Albert e il mio nome è Albert Einstein ragazzo. Colui che scoprì per primo che l'energia è fatta di massa con la famosa equazione E=mc..." "...al quadrato?" completa la frase il giovane. Di colpo mi riempi di gioia e gli ho detto: "Esatto! Io e te abbiamo molte avventure davanti a noi e tu ne sarai protagonista!"

Il ragazzo sta per rivolgermi una montagna di dubbi e domande, ma ancora prima che apra bocca un intenso bagliore accecante ci investe, le ultime cose che riesco a pronunciare sono: "Ci rivedremo quando avrai recuperato il Prisma... Buona Fortuna" e tutto è diventato nero.

Jules e gli Orologi della ScienzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora