"non hai mai fatto parte delle mie emozioni"
con quest'affermazione avevi rotto il silenzio, creandone uno che sarebbe perdurato "senza tempo".
Un po' come noi, che eravamo "quei due", senza tempo, e senza mai darci tempo: per aggiustarci i paradossi e gli ossimori sulla pelle.
E quel tuo modo "elegante" di rompere il silenzio, aveva spezzato parti di me, fino a veder sgretolare persino l'orizzonte. Mi ero coperta gli occhi, come chi di fronte alla vita, non vuole esserne consapevole e vuole solo sottrarsi dalla responsabilità di ascoltare, come se non mi riguardasse. Quando l'unica cosa che non mi ha mai riguardato, era la tua vita: quella storia che ho cercato di scrivere persino con una brutta calligrafia, perché volevo stravolgere il finale, ma quell'ultimo capitolo, sarebbe arrivato ugualmente.
Eri tu a non riguardarmi, che mi son persa tra i fili con cui mi hai legato la mente e sempre quei fili, li ho strappati con mani sporche di me. E infondo mi ero solo illusa con le mie stesse mani, quando ho creduto che fossi il tuo "è quel qualcosa, di inspiegabile".
E non mi ero affatto spiegata, nemmeno questa volta, perché la mia gola è stata sommersa da pianti annodati che mi hanno ostruito la voce, e non ho più potuto parlare. Ma anche se l'avessi fatto, certo è che non avresti mai capito.
Non abbiamo mai parlato la stessa lingua, vissuto la stessa storia, guardati con gli stessi occhi e messo l'anima. E vedere quella conversazione mai cancellata, solo archiviata, mi ha ricordato che ci abbiamo provato a volerci: abbiamo provato a diventare giusti, restando pur sempre sbagliati, nel modo più giusto che avessi conosciuto.
Ma gli sbagli sono pur sempre sbagli, ed io non potevo permettermi di sbagliare all'infinito, e tanto meno, innamorarmi di questi. Perché per una volta nei miei giorni, forse la prima, ho desiderato con tutta me stessa essere giusta, e non dovermi ripulire dalle tue incomprensioni, che mi rendevano incompresa più di quanto fossi.
Il fatto è che, incompresa non lo ero, avevo solo cuore offuscato, e che non mi abbia mai capita, non è colpa mia.
"Non hai mai fatto parte delle mie emozioni", eppure, ero un'emozione forte e vivida, se provata da una mente giusta. E speravo fossi solo ubriaco, il fatto è che eravamo ubriachi di noi, col bisogno di diventare astemi.
Ed io, avevo voglia di essere un libro letto per bene, un "amore difficile" raccontato nel modo corretto, un "amore mancato" mancato per davvero, e un'anima che ti facesse dire "che fortuna".
Ed io "che fortuna" l'avrei detto, e l'ho detto: "che fortuna essere me". Avrai anche vinto a parole, ma hai perso bel corpo, bella mente e bell'anima, e non solo: mondo.