... Martino ebbe l'appendicite

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Tutto è partito con un mal di pancia, neanche troppo anomalo, ad avviso di Martino, perché come al solito si era lasciato convincere dagli occhi belli di Niccolò e aveva permesso che quel giorno a pranzo cucinasse lui.
Fortuna che erano soli a casa. Altrimenti a quest'ora c'avrebbero avuto una famiglia sterminata da un apparentemente innocuo riso ai funghi.

"Nì cazzo, ‘sti crampi non smettono."

E neanche poteva incolparlo, tra l’altro. Perché come avrebbe mai potuto prendersela con lui, quando stava sfoggiando un’espressione così colpevole da far sentire di conseguenza Martino in colpa solo per il fatto di essersi sentito male.

"Oddio Marti, mi dispiace." L'aveva detto abbracciando forte suo marito, sperando di alleviare un po' il suo dolore.

"Non è colpa tua." Aveva sussurrato Martino di rimando, augurandosi che ciò placasse la preoccupazione nel cuore di Nico. "Sì invece, la devo smettere di fare ‘sti esperimenti di merda."

In un altro momento gli avrebbe detto che sarebbe stata pure ora. Visto che sono anni e anni che attenta alla sua salute. Ridendoci sopra come sempre e facendosi poi chiedere scusa per finta con qualche, o anche molti, baci riparatori.
Ma in quel momento non c'aveva neanche la forza di parlare.

Solo quando ha cominciato a far fatica persino a respirare, e la gamba gli tirava talmente da non riuscire neanche a stare in piedi, hanno capito che si trattasse di qualcosa di molto diverso, e probabilmente più grave di una semplice intossicazione alimentare. Niccolò aveva cominciato a farsi prendere dal panico, perché Martino così pallido non lo aveva mai visto in vita sua.

"Amore ti prego andiamo al pronto soccorso, ti prego."

"No stai tranquillo sto bene, dormo e vedrai che domani mi è passato."

“No, io ti ci porto. Non è normale che tu abbia la febbre!”

Fortuna che aveva insistito. E che Martino s’era lasciato convincere, perché vedere Niccolò così angosciato faceva più male del dolore fisico che stava provando in quel momento.
Appendicite: ecco qual è stato il responso. Che non avesse pregato Martino in tutte le lingue e non l'avesse convinto ad andare in ospedale, si sarebbe potuta trasformare presto in peritonite. Per carità, le parole del medico quasi lo fanno svenire e sarebbe stato un problema se ciò fosse accaduto, perché entrambi ricoverati proprio no.
L'hanno operato d’urgenza. Per fortuna. E non ci sono state complicazioni, come nel panico aveva immaginato Niccolò. Certo non gli è bastato per stare tranquillo e Lucrezia, Leonardo, e Giovanni e perfino sua suocera avevano dovuto ricorrere a qualsiasi mezzo per cercare di farlo stare calmo in sala d'attesa mentre suo marito era sotto i ferri.

"Nico, però ti devi calmare."

"No Gio cazzo, non mi calmo, voglio vedere se ci stava tua moglie in sala operatoria!"

Era raro che Niccolò fosse così nervoso e sbottasse in presenza delle persone alle quali vuole bene, visto che loro lo conoscono sempre come l'essere umano più adorabile.
Ma non avevano fatto i conti con quanto fosse destabilizzante finire in quel circolo vizioso di malessere e dolore, per i due.

Certo. Hanno vissuto momenti in cui Niccolò non stava bene e Martino era agitato e preoccupato e nervoso al limite, ma che le parti fossero invertite era capitato raramente e neanche Lucrezia, che di solito era brava a mettere pace nell'animo di suo padre stava riuscendo a tranquillizzarlo.

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