Attenzione: questo breve capitolo sarà incentrato sul passato dei protagonisti, in particolare verrà trattato un fatto molto significativo per Duncan. Quindi ci tenevo a precisare che tutto questo capitolo è ambientato 4 anni prima rispetto al resto dei capitoli precedenti.
This bond between us
Can't be broken
I will be here don't you cry
You'll be in my heart -Phil CollinsOre 6.45
Casa Nelson, quartiere di York, TorontoEra mattina presto, la sveglia non era ancora suonata, eppure una sveglia che potremmo definire "biologica" interruppe il sonno del piccolo Duncan. Quella cosetta aveva solo 3 anni, eppure aveva la forza di strillare alle 6 del mattino. "Quella cosetta" era la sorellina più piccola, che stava dormendo nel letto accanto a quello del tredicenne assonnato: Angie si era svegliata ed aveva iniziato a chiamare la madre, probabilmente doveva andare in bagno.
Il ragazzino di 13 anni provò a tapparsi le orecchie, si mise il cuscino sopra alla faccia pur di non sentire urlare e piangere la sorellina; ma niente da fare, il fastidioso rumore persisteva.- MAMMA, PAPÀ! ANGIE PIANGE!! - Urlò Duncan senza muoversi dal letto, nella speranza che uno dei due genitori nella stanza accanto lo sentisse.
Ma nessun rumore: nessuno scricchiolio tipico del letto matrimoniale quando, solitamente, la madre si alzava, nessuna risposta, quasi nemmeno si sentiva il padre russare come al solito. Ma un altro rumore continuava, imperterrito, più forte e acuto rispetto a prima: Angie non aveva ancora smesso di piangere.Così Duncan decise di scendere dal letto: il contatto con il pavimento freddo gli provocò dei piccoli brividi lungo la schiena, si sentiva strano, come se qualche cosa non andasse. Prima di andare nella camera dei genitori, passò accanto al lettino della piccola, cercando di capire quale fosse il problema: guardò la sorellina nei suoi occhioni blu, pieni di lacrime, e, per un breve istante, Angie sembrò calmarsi. La quiete non durò a lungo purtroppo, perché la bimba ricominciò a piangere e chiamare la mamma.
Duncan allora uscì da camera sua e si diresse verso la porta accanto: c'era un silenzio inquietante quella mattina, qualcosa sicuramente non quadrava.
Arrivato sulla soglia ebbe un sussulto: la camera dei genitori era vuota, il letto era sfatto, alcuni vestiti erano in terra, Duncan riconobbe una delle cravatte preferite del padre poggiata sulla poltrona. Impaurito e preoccupato, il preadolescente scese di fretta le scale e, una volta arrivato sulla soglia della porta della cucina, si bloccò, incapace di emettere un solo suono.-...mamma...perché piangi?- chiese quasi sussurrando Duncan, con gli occhi lucidi e pieni di preoccupazione mista a confusione.
La madre si riscosse, come se fosse uscita da uno stato di trance in cui era immersa, tirò su la testa e si sistemò le ciocche bionde dietro alle orecchie.- non è nulla, amore. La mamma è solo un po' triste ed arrabbiata, tutto qui. Torna a dormire dai- le disse con la sua solita dolcezza e gentilezza, che però, facevano trasparire un certo dolore.
Duncan però non riuscire a crederle: non aveva mai visto sua madre così.
Eleonor era seduta su una sedia, gli occhi rossi e gonfi dal pianto, il naso rosso dalle troppe volte in cui se l'era soffiato e, sul tavolo della cucina, tutti i fazzoletti accartocciati e sparsi, pieni delle lacrime della donna.
Il tredicenne non riusciva a capire cosa fosse successo, Duncan aveva la mente occupata da soli pensieri negativi, la maggior parte di questi vedeva come protagonista suo padre.- mamma...dov'è papà?- chiese timoroso della risposta, mentre si avvicinava lentamente alla madre in lacrime.
Ci fu un attimo sospeso, tutto sembrò bloccarsi dopo quella domanda: Eleonor alzò di poco lo sguardo, fino ad incontrare gli occhioni color ghiaccio del figlio che la guardavano in attesa di una risposta. In quel momento l'azzurro dei loro occhi si fuse, e non ci fu bisogno di sprecare altre parole: Duncan si avvicinò ulteriormente alla sedia dov'era seduta la madre e, senza dire nulla, la abbracciò. Fu un abbraccio caldo, amorevole, pieno di parole e di affetto: un abbraccio che diceva 'so che saremo solo in tre ora, ma non ti devi proccupare mamma, ti aiuto io'.
Nonostane la testa di Duncan fosse piena di domande, di cui non era sicuro nemmeno lui di volere una risposta, lui voleva dar certezze a sua madre, voleva esserci per lei. Si rese conto che, da quel momento in poi, sarebbe dovuto crescere più in fretta rispetto ai suoi amici: doveva essere più responsabile, doveva aiutare sua mamma in casa, avrebbe dovuto crescere lui Angie; oramai era l'unico uomo in casa ed aveva sulle spalle un peso enorme.-
-
-Passarono pochi minuti, che, in quell'abbraccio, parvero ore. In casa non si sentiva più alcun rumore, nessuno strillava più: con molta probabilità, la piccola Angie, sfinita dal pianto, si era riaddormentata.
Duncan se ne accorse proprio mentre saliva le scale per tornare in camera da letto: non aveva alcuna intenzione di dormire, ma non voleva nemmeno andare contro a sua madre in un momento del genere, quindi decise di non ribattere dopo l'ennesimo richiamo di Eleonor che gli diceva di tornare a dormire.
Prima di sdraiarsi, Duncan passò accanto al letto nel quale la sorellina dormiva serena, ignara di tutto quello che era successo quella mattina: facendo attenzione a non svegliarla, le accarezzò delicatamente una guancia rosea e morbida, si avvicinò lentamente per osservarla meglio mentre era ancora nel mondo dei sogni.-da oggi sarò io il tuo papà, piccola Nelson. Non devi preoccuparti, io mi prenderò sempre cura di te- fu la frase detta in un sospiro, una dolce frase sussurrata nel buio, una frase che rimarrà solamente nella memoria di Duncan, ma che cambiò la sua vita per sempre.
Spazio autrice
Eccomi, finalmente ho finito la sessione estiva e sono riuscita a completare uno dei capitoli più delicati della storia. So bene che la storia di Duncan non è proprio questa, ma ho voluto dare una mia interpretazione del suo carattere distante e apparentemente scontroso con tutti.
Come ci sta dimostrando (e ci ha dimostrato), Duncan sa amare anche se non sembra. Mai giudicare un libro dalla copertina.
Detto ciò, questo è un capito particolarmente delicato, che ho riletto e modificato più volte, nella speranza di riuscire ad esprimere ciò che vorrei nel migliore dei modi, spero di esserci riuscita.
Vi avviso che nei prossimi capitoli ci saranno un paio di salti temporali, giusto per affrontare i momenti più importanti della vita dei protagonisti.Lula🌻
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𝓑𝓵𝓾𝓮
Ngẫu nhiên《𝑄𝑢𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑒 𝑚𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑡𝑎 𝑑𝑖𝑟𝑒 "ℎ𝑎𝑖 𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖 𝑑𝑖 𝑡𝑢𝑎 𝑚𝑎𝑑𝑟𝑒". 𝑄𝑢𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑣𝑒𝑟𝑠𝑎𝑡𝑜 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑙𝑎𝑐𝑟𝑖𝑚𝑒. 𝐸 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑒 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑔𝑙�...