Shirei si materializzò di nuovo nella Tredicesima Casa. Dalia non era nei paraggi, dunque doveva essersi svegliata mentre lui era a lezione con Marina. Fatta eccezione per una ferita sulla schiena, che si era riaperta mentre camminava, e un taglio sull'avambraccio, Shirei era già guarito quasi del tutto. Era uno dei meriti del sangue divino che aveva ereditato dal dio dell'Oltremondo.
Il figlio di Cragar si andò a pulire le ferite, poi controllò il proprio letto, per accertarsi che non ci fossero nuove lettere inaspettate. Voleva andare via di lì, ma era consapevole che avrebbe dovuto limitare parzialmente i propri viaggi nell'Abisso per un po'. L'ultima volta che era andato nella landa scarlatta aveva rischiato la vita, dubitava che sarebbe riuscito a sopravvivere se Cragar non fosse giunto in suo soccorso. Si accomodò sul suo letto e si concesse un leggero riposo rigenerante di un quarto d'ora.
Alcuni rumori costrinsero Shirei ad alzarsi. Notò con una smorfia di essere ancora stanco, ma in uno stato più vivo che morto, a differenza degli spiriti fluttuanti attorno a lui. Si rese conto degli strani sussurri che gli rivolgevano, ma preferì ignorarli.
Il figlio di Cragar si tolse la felpa e notò le condizioni penose in cui si trovava. Era completamente stropicciata e sul braccio destro presentava alcuni fori a forma di graffio. Ricordava di aver scelto quell'indumento pensando che fosse la felpa in condizioni migliori nel suo guardaroba. Si avvicinò all'armadio e lo aprì in modo lento, consapevole della brutta verità che lo attendeva.
All'interno, gli abiti giacevano in brandelli, strappati e consumati dai suoi allenamenti. Strisce di stoffa appena appiccicate fra loro testimoniavano le volte in cui aveva combattuto i mostri nell'Oltremondo. Lo Stirpemista, guardò con tristezza l'armadio, riflettendo sullo stato pessimo in cui aveva il coraggio di ridursi ogni volta.
Si domandò se non fosse meglio comprare qualcosa di nuovo.
Shirei guardò verso la finestra della propria casa, chiedendosi quale fosse la giusta scelta da compiere. Infine, chiuse l'anta dell'armadio e si preparò a viaggiare in direzione della Grande Dimora.
Il figlio di Cragar scomparve nelle tenebre dell'Inframondo, solo allora Dalia entrò nella casa, sbadigliando. Era ancora vestita con gli abiti eleganti del giorno prima. La ragazzina si guardò allo specchio, ripensando ai commenti che i fantasmi le avevano appena riferito. Nel bel mezzo di tutti gli Stirpemista del parco, lei, sembrava, come al solito, la macchia fuori luogo in una tela perfetta. Cominciava a pensare che il problema non fosse lo strano atteggiamento del suo fratellastro oppure il disdegno di Aena nei suoi confronti.
«Forse il problema sono davvero io...» mormorò con sguardo torvo, prima di dirigersi verso il giardino di Kore.
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Shirei ricomparve davanti alla Grande Dimora, i suoi passi risuonavano nel cortile deserto mentre si avvicinava alla porta principale. Avvertiva presenze ostili, come decine di occhi che lo scrutavano da ogni direzione. Con uno sguardo lesto, si assicurò di non essere seguito, dopodiché si avvicinò all'entrata.
C'era un gran baccano sulla soglia. Un gruppo piuttosto numeroso di nuovi arrivati scalpitava e si lamentava, mentre alcune ninfe tentavano d'imbrigliare il discontento generale e placare gli animi acerbi dei ragazzi.
Ignorò gli Stirpemista che, al suo passaggio, si ammutolirono uno dopo l'altro. Le ninfe gli rivolsero dei cenni di ringraziamento con la testa, ma il figlio di Cragar non era nemmeno consapevole di aver fatto qualcosa.
Attraversò i corridoi fino all'ufficio del rettore. Una volta arrivato, bussò con leggerezza, giusto per accertarsi che Liceo D'Agostini non fosse occupato.
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Maschere Immortali: L'Alba della Verità
FantasySopravvivere. Una missione che tutti gli Stirpemista devono affrontare ogni giorno. Ma nell'Altrimondo, una dimensione parallela dove mostri e divinità mascherate si intrecciano al destino dei mortali, esistono dei luoghi protetti, nei cui confini è...