Shirei si trovava ancora alla mensa del Parco dei Gigli, seduto al cupo tavolo dei figli di Cragar insieme a Marina e Dalia. Il luogo era animato dalle conversazioni vivaci dei presenti, che parlavano di allenamenti, lezioni e racconti mitologici. L'aria profumava di pane appena sfornato, creando un'atmosfera rilassante. Ma il ragazzo dagli occhi viola, come spesso accadeva, sembrava distante, quasi scollegato da quel luogo.
Marina e Dalia ridevano di qualche battuta, scambiandosi occhiate, ma Shirei non partecipava alla leggerezza del momento. I suoi occhi fissavano il vuoto, cercavano di riafferrare i ricordi perduti nella sua mente e assimilare quei momenti al suo passato. La sua postura rigida e il silenzio impenetrabile creavano una barriera tra lui e gli altri. Anche se era seduto accanto alle due ragazze, era come se si trovasse altrove.
Marina notò il suo sguardo assente e allungò un po' di cibo verso di lui, sperava attraverso quel mezzo di potergli dare a parlare.
Tuttavia, con suo dispiacere, osservò lo Stirpemista alzarsi lentamente dalla sedia. La bionda lo guardò con curiosità, mentre Dalia si limitò a lanciargli solo un'occhiata furtiva, con il solito sorriso malizioso che le illuminava il volto.
«Vado ad allenarmi,» annunciò con una voce bassa e pacata.
Non spiegò di più, né preferì aggiungere delle precisazioni o dei saluti elaborati. Era una frase semplice, che ripeteva spesso a sé stesso, come se l'allenamento fosse l'unica cosa che gli dava una direzione da quando era al Parco dei Gigli.
Marina si alzò con lui. «Perché non rimani fino al termine del pranzo?»
Gli altri Stirpemista presenti smisero di parlare e lo guardarono, alcuni con una leggera inquietudine.
Una legge non scritta che tutti gli Stirpemista conoscevano come principio fondamentale del loro vangelo: Cragar uguale guai. Ma loro non avrebbero mai potuto comprendere il suo legame con l'oscurità, poiché egli stesso faticava ancora a comprenderne la misura.
In pochi secondi, una massa nera di pure ombre cominciò a circondare il suo corpo. La temperatura sembrò calare di qualche grado mentre l'oscurità si addensava intorno a lui.
«Finite pure senza di me, ci vediamo presto.»
Dopo aver detto quelle parole, sparì, attraversando l'Inframondo e lasciando dietro di sé solo un mormorio di stupore e preoccupazione.
La figlia di Ien rimase a osservare il punto in cui Shirei era scomparso, il volto pensieroso. Dalia invece, con un sorriso enigmatico, scrollò le spalle e tornò a concentrarsi sul suo pasto, come se vi si fosse già abituata.
Affondò le posate nella carne. «Sempre il solito, Marina,» aggiunse in modo arrendevole, «è sempre il solito.»
── ⋆⋅❂⋅⋆ ──
L'oscurità si diradò attorno a Shirei, lasciando spazio al mondo che era nel mezzo. Lo Stirpemista camminava con passo sicuro, attraversando quella dimensione spettrale che si stendeva davanti a lui in un tumulto informe di colori verdi, bianchi e neri. Uno spazio irreale, dove la terra sembrava sciogliersi in fumo e il cielo non esisteva. Il paesaggio cambiava in modo continuo, come se non avesse una forma definita, ma fosse fatto di frammenti di pensieri ed emozioni distorte.
Un luogo dedicato esclusivamente per Cragar e la sua progenie.
L'Inframondo era una strada sicura, attraversata innumerevoli volte, in un certo senso lo poteva considerare un rifugio temporaneo che lo allontanava dal mondo caotico dei vivi e lo immergeva in una dimensione dove nulla aveva più significato. Mentre camminava, il suo volto rimaneva impassibile, ma la sua mente era in continuo movimento.
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Maschere Immortali: L'Alba della Verità
FantasySopravvivere. Una missione che tutti gli Stirpemista devono affrontare ogni giorno. Ma nell'Altrimondo, una dimensione parallela dove mostri e divinità mascherate si intrecciano al destino dei mortali, esistono dei luoghi protetti, nei cui confini è...