I suoi passi risuonavano sulla nuda pietra come rintocchi cadenzati. Era buio. No, buio non rendeva l'idea. Per lui che era abituato al sole accecante delle giornate egizie, definire semplicemente buio ciò che in quel momento l'avvolgeva era puro eufemismo. Era oscurità, tenebre viscide, soffocanti e insondabili. Eppure, non avanzava a tentoni. Nel suo subconscio sapeva esattamente dove stava andando. Nel Nulla. Ad ogni suo passo una flebile luce giallognola e malaticcia si degnava di rischiarare le strette pareti in blocchi squadrati. Sembrava un lungo e stretto corridoio, ma lui sapeva che, presto, si sarebbe aperto in un labirinto intricato. Lo sapeva. Era già stato lì. Camminava guidato da una strana forza che, notte dopo notte, aveva imparato a chiamare paura, ansia, urgenza e...confusione. Non era padrone del suo corpo, non era nemmeno del tutto padrone della sua mente. Conosceva perfettamente quel luogo oscuro, eppure non lo conosceva affatto.
In fine, come ogni volta, un abisso fatto di scale sconclusionate e porte sbarrate s'apri davanti a lui. Quello stato di ansia e confusione aumentò. Lo soffocava. Avrebbe voluto gridare, ma le sue labbra rimaneva serrate. Mute.
Chi sono, che cosa faccio qui?
Il principe Atem, Gioiello del Nilo e futura Luce d'Egitto, si svegliò ansante stretto in una morsa fra le coperte di lino che, in quel momento, sembravano intenzionate ad attentare alla sua vita. Stavano decisamente cercando di strozzarlo! Dopo essersi liberato alla bell'è meglio con gesti concitati e nervosi si mise a sedere e fece scorrere gli violetti all'intorno. Dopo aver constatato di trovarsi nella sua stanza da letto tirò un sospiro di sollievo.
So portò una mano al petto. Il suo cuore batteva così forte che pareva sul punto d'esplodere. Si passò una mano tra i capelli e si morse il labbro inferiore.
Di nuovo quel sogno.
Lanciò un'occhiata verso l'ampia finestra che dava sul giardino. A dispetto della propria agitazione interiore la notte era calma e placida. Le tende azzurrine svolazzavano lievemente e la luce della notte bagnava d'argento i pavimenti d'alabastro. S'alzò lentamente e uscì sulla terrazza. Aveva bisogno d'aria.
Mi sembra di soffocare, pensò. Ogni volta mi sembra di soffocare.
All'orizzonte i templi e i palazzi di Tebe erano circonfusi da una luce blu e viola, segno che mancavano poche ore all'alba.
Atem sbuffò. L'ennesima nottata passata a combattere incubi assurdi e presto Ra sarebbe emerso dal Duat per dare inizio ad un nuovo giorno. L'ennesima giornata ricca d'impegni e poche ore di sonno alle spalle.
Corrugò la fronte, tormentato da mille pensieri. Tutto sommato non era ansioso di tornare a letto.
L'aria frizzante delle ore che precedono l'aurora lo costrinse a stringersi nelle spalle e quando la gatta, Iahnefret, si strusciò sulle sue gambe emettendo una lunga e acuta serie di miagolii, non esitò a prenderla tra le braccia.
Quella storia andava avanti da settimane; a stento rammentava quando quegli incubi erano iniziati. Una cosa era certa: da allora non se ne erano più andati, né sembravano intenzionati a farlo.
Erano solo degli stupidi sogni, si era detto più volte, ma un terrore viscerale e incomprensibile gli rimaneva appiccicato alla pelle a ogni risveglio, come una patina viscida e malsana.
Sono così reali. E così assurdi.
Ovviamente ne aveva parlato a Seth. Il maggior aveva ascoltato attentamente per poi corrugare la fronte e liquidare l'intera faccenda con un: "è solo un sogno".
Ma Atem non era certo uno stupido e dal modo in sui Seth aveva assottigliato le labbra aveva capito che il maggiore non aveva preso il suo racconto alla leggera.
STAI LEGGENDO
Le ultime luci sul Nilo e il profumo dorato del sole
FanficRaccolta di one shots dedicata alla Scandal "Ovviamente, le difficoltà non erano dovute alla sua inettitudine o alla propria mancanza di concentrazione, no, il problema erano i rumori molesti che provenivano dai rami degli alberi. E non si trattava...