Le cose belle e importanti vanno protette ad ogni costo. Non sei d'accordo?

61 6 4
                                    



All'orizzonte, lungo la riva orientale del Nilo, il profilo di Tebe si stagliava nitido su un limpido cielo turchese, mentre a occidente le sagome delle alture rocciose della necropoli reale dominavano imponenti l'eternità, circonfuse dalle ultime luci rosate dell'alba. La brezza fresca del mattino scivolò sui flutti del fiume e gonfiò la vela dell'imbarcazione reale, La Grazia di Horus.

A prua, il principe d'Egitto posò le mani sul parapetto, chiuse gli occhi e prese un bel respiro. I profumi del fiume e della città che l'aria frizzante portava con sé lo investirono in pieno e se si lasciò inebriare da essi. Gli occhi ancora chiusi e le ciglia vibranti, Atem sorrise.

Casa, pensò.

Nei sei mesi che l'avevano visto impegnato nel viaggio reale aveva sentito spesso la nostalgia di Tebe. A fianco di suo padre, il Faraone, aveva visitato ogni angolo dell'Egitto secondo una tradizione che risaliva sin dalle prime dinastie e che ogni principe ereditario era chiamato a onorare.

Atem aprì gli occhi e abbassato lo sguardo sfiorò con i polpastrelli il grosso monile dorato a forma di piramide che portava al collo.

Subito dopo aver superato brillantemente la prova per ottenere il Puzzle del Millennio ed essere stato presentato ufficialmente al popolo come futura Luce d'Egitto, suo padre non aveva perso tempo.

-In qualità di futura Luce d'Egitto è tuo dovere compiere questo viaggio e prendere coscienza di quello che sarà il tuo regno –, aveva detto.

E così era stato. Vi erano voluti tutti i sei mesi successivi per organizzare ogni cosa nei minimi particolari e altri sei per portarlo a compimento.

Atem ne era rimasto affascinato. L'antica città di Menfi, con le sue bianche mura, culla delle più antiche dinastie; le piramidi, la natura frenetica e verdeggiante che costellava il Delta, Abido, la città sacra di Osiride, Bubasti, Dendera, Edfu e poi giù sino alla prima cateratta del Nilo. Sin dalla sua nascita tutto era sempre ruotato intorno al palazzo reale e al tempo di Karnak, ma le Due Terre erano molto più grandi e finalmente aveva avuto modo di prenderne coscienza con i propri occhi. Desiderava rammentare ogni singolo dettaglio di quel viaggio, poiché difficilmente una volta divenuto Faraone avrebbe avuto la possibilità di compiere un'esperienza simile.

Osservò l'orizzonte, il profilo di Tebe sempre più vicino e incombente. In quel viaggio ogni cosa era stata magnifica, ma nulla nel suo cuore poteva sostituire la maestosità della città di Amon. Era pur sempre la sua casa e gli era mancata terribilmente.

Il principe sorrise. Sarebbe stato bello rivedere chi si era lasciato indietro e sospettava che la sua amica Mana l'avrebbe riempito di domanda sino a seccargli la gola.

Anche Seth mi è mancato, pensò.

Arricciò le labbra in una smorfia capricciosa. Quello sciocco ippopotamo è stato davvero uno sciocco a non volermi accompagnare.

Ancora non riusciva a capire per quale motivo si fosse "gentilmente" rifiutato di accompagnarlo. Tirò su col naso. Ciò l'aveva parecchio infastidito. Aveva sottoposto il maggiore a una corte serrata e a imboscate nei luoghi più improbabile pur di averlo con sé, ma alla fine era stato costretto a gettare la spugna. Tuttavia, per ripicca gli aveva tenuto il broncio per giorni.

Prima dice di volermi proteggere e poi se la svigna.

Atem riteneva di essere molto maturato in quei mesi e, ora come ora, riconosceva di essersi comportato come un capriccioso principino viziato, tuttavia a suo giudizio le scuse del maggiore erano state, e continuavano ad essere, prive di senso. Quell'insolente ippopotamo sosteneva di doversi ancora ambientare a palazzo, che un viaggio così lungo sarebbe stato una distrazione, che stava approfondendo i suoi studi...

Le ultime luci sul Nilo e il profumo dorato del soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora