o. Prologo

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Di solito, a nove anni, la preoccupazione più comune dei bambini è non prendere insufficienze, non farsi prendere ad acchiapparella e non farsi trovare a nascondino, ma, come ho già detto, è la più comune, non l'unica. Perché quando Iris Mamani aveva nove anni non si preoccupava di questo: la sua preoccupazione più grande era non morire.

Potrebbe sembrare strano, se non fosse una semidea. Ma forse è meglio andare per gradi.

Quando si rese conto di ciò che le sta attorno, notò che non vedeva la luce del sole da tempo. Non avrebbe saputo dire se fosse già calata la notte o se, semplicemente, quelle che per lei erano parse ore in realtà fossero solo qualche minuto; fatto sta che il bosco in cui Iris si era ritrovata non lasciava spazio ai raggi solari.

Lì il tempo sembrava diverso. Sembrava andare molto più lento, come se le Parche l'avessero vista, avessero deciso che stava loro antipatica e avessero allungato la sua tortura.

Tortura... già, era proprio questo, ma, crescendo, capì che quello sarebbe stato un riscaldamento, in confronto a quello che le sarebbe capitato in futuro.

I rametti degli alberi le sbattevano in faccia. Aveva perso il conto di quante volte aveva ricevuto un taglietto come regalino dalle loro cortecce, anzi, non le aveva proprio contate.

Sentiva il sangue scorrerle sulle guance e sulle mani, ma non sarebbe stato quello a fermarla. C'era in gioco la sua vita e non avrebbe permesso che la stanchezza e la paura prevalessero.

Si portò la mano destra al viso e lo pulì - si fa per dire - con essa, per poi leccarsi le ferite che riusciva a raggiungere. Non era il migliore dei modi per evitare una possibile infezione, ma sempre meglio di niente.

«Woff!»

Non chiedetele come si ritrovò inseguita da un cane nero dagli occhi rossi extralarge, perché non saprebbe rispondervi. Probabilmente avrà avuto così tanta paura che il suo cervello avrà cancellato tutte le informazione inerenti a quell'inseguimento.

Ad ogni modo, al suono di quell'abbaiare mostruoso, corse ancora più veloce.
Iris non aveva idea di come funzionasse l'adrenalina, ma in quel momento fu grata a chiunque l'avesse creata: era l'unica cosa che le aveva permesso di essere ancora viva. Dopo tutto era completamente disarmata e, come Chirone era solito ripetere, "un mezzosangue disarmato è un mezzosangue morto" e lei non aveva niente.

Quando Iris uscì dal bosco, si ritrovò davanti un'architrave di marmo. Non stette lì a cercare i dettagli - chi inseguito da un cane extralarge lo avrebbe fatto? - e decise che in quel posto sarebbe stata al sicuro. La sua mente spaventata e le sue gambe stanche si sarebbero accontentate di tutto.

Mentre corse all'interno di quella che sarebbe diventata la sua nuova casa, alcuni ragazzi le apparvero davanti, e sbatté contro uno di loro, facendolo cadere.

Lui emise in verso di dolore, ma Iris non ci fece caso: voleva solo alzarsi e rimettersi a correre per entrare in un luogo sicuro, ma una ragazza le afferrò il braccio e l'alzò di forza.

Iris respirava a fatica, sia per la mancanza di energie, sia per la paura; la ragazza lo dovette notare perché disse: «Calmati, non c'è bisogno che tu ti faccia prendere dall'agitazione. Sei al sicuro qui».

In realtà Iris aveva tutte le ragioni del mondo per essere così agitata, ma non riuscì a dirlo, sia per via della gola secca, sia perché non riusciva a respirare, figuriamoci parlare, ma, soprattutto, perché il rumore delle zampe e l'abbaiare - o per meglio dire, l'ululare agghiacciante - la bloccarono completamente.

I ragazzi intorno a lei - il tipo che avevo fatto cadere incluso - fecero apparire delle armi, pronti ad attaccare il mostro, mentre la ragazza prese in braccio Iris e si mise a correre, portandola lontano da lì.

Intanto, nella mente della bambina, era ancora nitido il momento in cui gli occhi rossi di quell'essere erano entrati nella sua vita per la prima volta, rovinandola completamente.

Iris aveva nove anni quando piombò impaurita al Campo Mezzosangue, quella che sarebbe stata la sua casa per molti anni.

Aveva nove anni quando le venne spiegato per filo e per segno che era una semidea, figlia di una divinità e di un mortale.

Ed infine, aveva nove anni quando la sua vita cambiò drasticamente, senza possibilità di tornare indietro.

Ed infine, aveva nove anni quando la sua vita cambiò drasticamente, senza possibilità di tornare indietro

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Questo è un piccolo prologo, ma temo che per il primo capitolo ci vorrà un po' 👀.
In ogni caso, i capitoli saranno molto più lunghi!


Non ho mai sentito il bisogno di scrivere una rivisitazione del genere, lo ammetto, e di sicuro non su Luke, ma mi era venuta l'idea e non ho resistito.


Comunque sto simpando un sacco per la copertina, è decisamente una delle più belle che abbia mai fatto.

Che ve ne pare dell'arrivo di Iris al campo? Tutto inizierà as essere più chiaro già nel primo atto, ma non vi dico esattamente quando 👀.

Ci si vede <3

(1)Scelte, luke castellanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora