Capitolo II

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<< Okay ora frena, frena. Chloé ho detto FRENA! >>
<< Sto frenando! >> urlo in risposta premendo di più sul freno.
<< No che non stai frenando! Non possiamo fare una fottutissima curva a 130 chilometri orari >> urla a sua volta Jason iniziando a gesticolare.
<< Ma non sono... >> dico guardando il contachilometri che segna 134 << ah... >>
<< Appunto! >> urla con fare ovvio il ragazzo al mio fianco, visibilmente spaventato dalla mia guida spericolata << grazie a Dio siamo quasi arrivati >> sussurra.
<< Ti ho sentito cretino >>
<< Vedi almeno di entrare nella pit lane e non di continuare un altro giro, se ci tieni alla nostra vita >> afferma portandosi una mano sulla fronte e iniziando a massaggiarsela.

<< Com'è andata la mia pilota preferita? >> esclama mio padre venendoci incontro non appena scendiamo dall'auto.
<< Terribilmente Toto, terribilmente >> afferma il mio migliore amico sedendosi sull'asfalto.
<< Esagerato, sono stata bravissima; non ci siamo nemmeno schiantati >> dico ridendo e ricambiando l'abbraccio che nel mentre mio padre mi aveva dato.
Un forte colpo ci fa sciogliere bruscamente dall'abbraccio e istintivamente guardo Jason. Qualcuno l'aveva colpito con una pistola e ora era disteso sull'asfalto della pit lane.
<< In fondo è colpa tua se è morto >> mi sussurra nell'orecchio mio padre. Abbasso lo sguardo e mi ritrovo una pistola tra le mani.
<< No... Jason... >>

Mi sollevo di scatto dal materasso e avvicino le gambe al petto. Credo che da un momento all'altro il cuore mi potrebbe scoppiare talmente batte forte.
Sento mancarmi l'aria, provo a calmarmi, a fare respiri profondi ma nulla, anzi ho il respiro ancora più affannato di prima. Avvicino sempre di più le gambe a me e appoggio la testa sulle ginocchia. Le emozioni prendono il sopravvento; varie lacrime rigano le mie guance e bagnano la mia camicia da notte in raso. Era successo di nuovo, avevo fatto l'ennesimo incubo in cui sognavo Jason morire.
Tutti gli incubi che avevo fatto fino ad ora iniziavano con un ricordo che avevo di lui e poi finivano sempre con lui che moriva. Il primo periodo dopo l'incidente, sognavo soltanto quel giorno; con il passare dei mesi erano diventati ricordi, ma il finale rimaneva sempre lo stesso.
Sento la porta della camera comunicante aprirsi e poco dopo delle braccia avvolgermi in un abbraccio; molto probabilmente, mio padre aveva sentito i miei singhiozzi. Da quando avevo iniziato gli incubi, riusciva a sentire il minimo rumore e si accorgeva subito se c'era qualcosa che non andava.
<< Va tutto bene Chloé, va tutto bene >> mi sussurra dolcemente lasciandomi dei baci tra i capelli. Sa cosa fare per calmarmi; pian piano mi distende sul materasso e, mentre continua ad accarezzarmi i capelli, mi addormento.

Lentamente apro gli occhi; è mattina e su questo ne sono certa. Dei piccoli raggi di sole illuminano il mio viso e parte della stanza che mi circonda. È una bella giornata di sole e la cosa mi mette di buon umore facendomi dimenticare della scorsa notte.
Allungo un braccio verso il comodino e prendo l'iPhone tra le mie mani.
12:24
<< Oh merda >> esclamo, sedendomi di scatto sul materasso.
Accendo il telefono e un messaggio di mio padre attira la mia attenzione.

"Buongiorno tesoro, oggi pomeriggio alle 14 ci sono le qualifiche. Mi farebbe piacere se venissi, ovviamente solo se te la senti..."

"Bene, devo prepararmi in meno di un'ora se voglio arrivare in orario" penso e nel mentre mi alzo dal letto per dirigermi verso l'armadio, dove avevo riposto i miei vestiti. Prendo una minigonna nera, un top bianco e le mie amate Alexander Mcqueen bianche e nere.
Mi dirigo verso il bagno e faccio una doccia veloce. Asciugo velocemente i capelli, indosso i vestiti che avevo preparato e uso la piastra per fare delle onde ai miei capelli castani. Recupero le chiavi della mia Lamborghini, la mia borsetta ed esco dalla stanza.
13:37
"Beh dai sono stata veloce" penso soddisfatta uscendo dall'hotel e dirigendomi verso la mia auto.

Breathless | Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora