Capitolo 2

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Mi porto la forchetta alla bocca, faccio attenzione a mantenere la schiena diritta. Spero di non fare brutta figura. Enea mi lancia continue occhiatine curiose mentre chiacchiera con Alessio. È seduto proprio davanti a me.

Lo zio si versa il formaggio sulla pasta. «Quindi dovrete fare a meno di Camilla.»

Mia zia Barbara si porta una forchettata di spaghetti alla bocca e mastica. «Mi dispiace che non ci sia. Per una volta che mio fratello vi aveva dato il permesso di venire...» Prende un'altra forchettata e se la porta alle labbra. «Il posto per lei c'è sempre se dovesse cambiare idea.»

«Non dipende da lei.» Parlare davanti all'amico di Alessio di queste cose mi mette a disagio.

«Figurarsi.» Serena aggiunge altro formaggio alla sua pasta. «Lo zio l'ha messa in punizione perché ha baciato un ragazzo.»

Sbircio la reazione di Enea di fronte a me. Continua a mangiare ignorando la discussione.

«Serena, la religione dello zio è quella,» la zia la rimprovera continuando a mangiare. «Non sta a noi decidere se è giusta o sbagliata.» Mi fa l'occhiolino.

Le sorrido e continuo a mangiare. Questa volta gli occhi davanti a me non si alzano dal piatto.

«Vabbè, parliamo d'altro.» Lo zio Fabio si versa da bere e si pulisce la bocca. «Enea, questa pasta l'ho fatta io. Ti piace?»

Gli occhi azzurri si assottigliano in un sorriso. «È molto buona. Ma il pomodoro è leggermente acido. Potevi metterci un pizzico di bicarbonato per togliere l'acidità.»

Serena si avvicina al mio orecchio. «Enea sta facendo il quinto anno dell'istituto alberghiero. Studia per diventare cuoco.»

La cosa mi lascia stupita. Non so perché ma non lo avrei mai detto.

«Sì, però non puoi manifestare la tua bravura solo a parole.» Alessio gli fa una smorfia arricciando il naso. «Ancora mi devi cucinare qualcosa di davvero sorprendente.»

Enea imita la smorfia. «Se mi paghi più che volentieri.»

«Dillo che vai a scuola solo per accalappiare le ragazze.»

L'altro ridacchia. «Credo che non ti convenga toccare questo tasto.» Torna a occuparsi del suo piatto e mi lancia un'ennesima occhiata curiosa. Le guance mi prendono fuoco.

Zio Fabio si pulisce la bocca e si versa un grosso bicchiere di vino. «Dovresti insegnarmi a fare i sughi di pesce.»

Zia Babi si alza e prende i piatti sporchi. «Potrebbe essere un'idea.» Gli fa l'occhiolino. «Potrebbe diventare il mio turno per criticare le tue doti culinarie.» Si avvia verso la cucina. «Sempre che tu ne abbia.»

«Miscredente di una donna!» Lo zio si finge offeso e si asciuga le guance da finte lacrime. «Ragazzi, chiamate il telefono azzurro, la mamma mi maltratta.»

Scoppiamo a ridere.

La zia torna con il vassoio del pollo arrosto con le patate. «Chi vuole la coscia?» Tutti alziamo la mano, perfino lo zio. La zia si lecca le labbra, l'aria sofferente. «Peccato che ce ne sono solo tre...»

Lo zio le avvolge la vita con un braccio. «Scherzo, per me va bene anche il petto.»

«Un momento, quale pollo ha tre cosce?» Alessio allunga il collo per sbirciare dentro la teglia.

La zia l'appoggia sul sottopentola. «Non è un pollo, è un pollo e mezzo.»

«Ah, ecco, ora si spiega tutto.»

«Resta il fatto che uno di noi rimarrà senza coscia.» Serena guarda me, Alessio ed Enea con gli occhi a fessura in segno di sfida e un sopracciglio alzato. In mano il coltello a mo' di arma.

Ti aspetterò sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora