The A Team Capitolo 3

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Camminiamo ancora per un po' fino a quando non si ferma davanti ad un palazzo. Mi lascia la mano con cui mia aveva letteralmente trascinata per le vie della città e fruga nella tasca da cui estrae poco dopo un mazzo di chiavi. Traffica un po', poi riesce ad aprire la porta. Entriamo e subito dopo chiama l'ascensore.
Oh, no ragazzo tutto meno questo. Ho sempre avuto il terrore degli ascensori. Il terrore di rimanere bloccata tra un piano e l'altro. No, non posso.

"Ehi, tutto okay?" mi chiede. Deve aver notato che sono nel panico.

"No...scusa è che ho...ho il terrore degli ascensori" dico piena d'imbarazzo.

"Il terrore degli ascensori" dice ridacchiando "vorrà dire che ci faremo 4 rampe di scale".

"Vieni qua" dice subito dopo prendendomi di nuovo per mano.

Facciamo quattro rampe di scale e lui non mi lascia la mano nemmeno per un secondo. Inizio a pensare che sia un maniaco del controllo, o qualcosa del genere. Ad un certo punto si ferma davanti ad una porta e ritirando fuori il mazzo di chiavi, traffica ancora un po' prima di aprirla.

Entriamo percorrendo un breve corridoio che sia affaccia su una sala dove c'è un'enorme TV e un fantastico divano.

Si ferma spalanca le braccia e dice:

"Benvenuta nel mio mondo".

"Bello" mormoro.

"Vieni" dice trascinandomi sempre per la mano. Inizio a sentirmi una sottospecie di cane. O forse lo sono già. Mi porta in quella che credo sia la cucina, e apre il frigorifero.

"Immagino che tu abbia fame" dice "ma qui non c'è niente".

"Tranquillo sono a posto così, perché non andiamo subit..." dico ma vengo interrotta da lui.

"Ordiniamo una pizza?" dice zittendomi letteralmente mettendomi un dito sulle labbra. Pizza. Ma che ho fatto di male. Come cazzo si fa a rifiutare una pizza?

"Okay, vada per la pizza" dico, scendendo nella mia tentazione.

"Perfetto" dice. Tira fuori il telefono e compone un numero.

"Si pronto sono Ed." dice.

Ed. Non mi ero ancora resa conto di non sapere nemmeno il suo nome.

"Una maxipizza una parte piccante con salame e l'altra..." mi guarda in cerca di una risposta.

"Margherita" sussurro.

"Margherita...okay,grazie ciao" dice chiudendo la chiamata.

"Vieni, tanto che aspettiamo, ti faccio vedere una cosa" dice prendendomi di nuovo per mano.

Questa volta mi porta in una stanza dove c'è un mega divano-letto. Ma quello che mi colpisce sono gli scaffali e le mensole zeppe di cd,vinili, strumenti, radio, stereo; sembra un negozio di strumenti musicali.

"Wow" dico a ammirando la bellezza della sua stanza.

"Ti piace?" mi chiede grattandosi i capelli, quasi con fare timido.

"Non ascolto la musica ma...è stupenda" dico.

"Grazie" dice, per poi buttarsi a peso morto sul letto.

"Ah no, aspetta, ripariamo subito ai danni!" dice due secondi dopo alzandosi di scatto e andando a frugare in uno degli scaffali.

"Ma quali danni?" dico stupita.

"Sei una che "io non ascolto musica" quindi,..." si ferma e mi guarda "danni celebrali penso".

"Ehi!" dico fingendomi offesa.

"Ecco, questo dovrebbe andare bene"

dice esibendo un vinile con una scritta giagante sopra "Green Day".

Lo mette nell'enorme giradischi che ha nella camera e lo gira in modo strano. Poi inizia una canzone, rock. Lo guardo stranita. Non so cosa dire. Cosa crede questo che vada in autostrada per ascoltare musica. Oh magari vuole farlo ma con un accompagnamento musicale sotto, chi lo sa?

Parte un lento, dopo la fine della canzone di prima, dove lui ha saltato sul letto per tutto il tempo. Scende dal letto e sia avvicina a me.

"Mi concede questo ballo, miss...?" dice per poi guardarmi con fare interrogativo. Non sa nemmeno il mio nome.

"Angela" mormoro. Mi sono sempre vergognata di questo nome: è assurdo.

"Angela" dice con fare pensieroso "Mi piace. Quindi Miss Angela, mi concede questo ballo?" dice porgendomi la mano.

"Ma io non s..." dico ma lui non mi fa finire.

"Ti prego stai zitta" dice.

Mi prende per la vita e visto che io non faccio niente, poco dopo mi prende le braccia e di peso me le sposta sul suo collo.

"Non posso ballare con uno zombie, un po' più di vita!" dice ridendo. Poi mi fa fare un piroetta. Barcollo un po', non riesco molto a collaborare, ma non ho la forza e la voglia di smettere. Quindi mi lascio trascinare da lui come ho sempre fatto.

"Ehi?" dice vedendo la mia totale assenza.

Spegne la musica e si siede sul letto.

"Vieni qua" dice indicando il posto di fianco a lui. Mi siedo e lui mi guarda inespressivo per un po'.

"Cosa c'è che non va?" dice. Come se fosse una cosa normale. Come se fossi la sua ragazza tornata a casa triste, e lui mi chiede cos'ho che non va.

"Davvero?" dico. Non saprei nemmeno cosa dire. È talmente tutto sbagliato.

"Sono una puttana, cazzo. Una prostituta. Io non lo so se lo hai capito ma io faccio questo per vivere. Io non so che cosa pensi tu ma nella mia vita non c'è niente che vada bene. Proprio niente. Perché mi hai portato a casa tua? Non posso fare altro che il mio lavoro, capisci. Non piace nemmeno a me ma io faccio questo."dico. Non mi trattenengo più mi devo sfogare.

"Cosa c'è che non va? C'è che dormo su una panchina, che mi sveglio su una panchina, c'è che ho sempre freddo, fame, sonno, sete. C'è che non ho un amico, un amica, una madre, un padre, c'è che mi ignorano tutti. C'è che la sera faccio questo. C'è che tutti i giorni, si ripete tutto. C'è che la mia vita e solo un'inesorabile fonte di niente.C'è che io volevo ammazzarmi, proprio sta notte, finire tutto, ma tu non lo vuoi capire, cazzo!" scoppio a piangere crollando sulle sue ginocchia. Mi abbraccia. Sono sfinita, letteralmente. Mi lascio scuotere ancora un po' dai miei singhiozzi, e poi cado in un debole sonno. So che finirà molto presto.

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