Lui è MIO

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La giornata è iniziata già da un po', ma io non ho per niente voglia di alzarmi dalla cuccia e scendere giù da Ranmaru che canta a squarciagola con la musica sparata a tutto volume. Quindi mi rigiro più volte nella cesta e mi addormento di nuovo, questo finché il confetto con i codini non viene a rompermi le scatole.

«Ehi, Masaki. Oggi sei stato tutto il giorno infilato qua a dormire. Non è che stai poco bene, vero?» Chiede carezzandomi la pancia.

Mi fa il solletico e la cosa mi infastidisce molto, così gli blocco il braccio e inizio a morderlo, il tutto seguito da una sfilza di calci dati con le mie zampe posteriori.

«No, scherzavo. Stai benissimo.» Dice ritirandolo e nascondendo, senza successo, una smorfia di dolore.

"Così impari a svegliarmi e farmi il solletico subito dopo." Lo guardo compiaciuto per poi alzarmi, dato che ormai non posso più dormire in santa pace. Dopo essermi stiracchiato per bene, mi avvio giù per le scale con la mia solita aria di superiorità. Con la coda dell'occhio lo vedo seguirmi mentre continua a massaggiarsi il polso sul quale avrò lasciato sicuramente dei segni con i denti.

Ghigno e mi dirigo, con tutta la mia eleganza, nella lettiera. Odio fare i bisogni in quella dannata vaschetta, i sassolini della lettiera si infilano tra i cuscinetti e spesso spiaccico le zampe sui miei stessi bisogni. Schifo!

Comincio a scavare come un forsennato quando sento di non poterla tenere più, buttando in giro metà del contenuto della vaschetta. Una volta finito, ricopro tutto buttando fuori anche l'altra metà di quella sabbia polverosa e fastidiosa.

«Masaki! Ma non puoi sembrare meno una motopala?! Hai buttato tutta la lettiera in giro e tra cinque minuti arriva Takuto.» Mi rimprovera e si lamenta Ranmaru brandendo la scopa, minaccioso.

Scatto come una saetta verso il salotto per poi infilarmi sotto al divano; l'ho detto e lo ripeto, io da qui non esco finché il piagnone non se ne va. Proprio in quel momento, sento suonare il campanello di ingresso e il lucidalabbra troppo cresciuto si fionda ad aprire tutto felice. Io mi limito a restare appiattito sotto al divano che mi da un'ottima visuale per tenere la situazione sotto controllo.

«Takuto!» Esclama Ranmaru aggrappandosi al collo del castano.

«Ciao Ran! Quanto tempo, eh? Scusa se ti ho momentaneamente abbandonato, ma non puoi immaginare come l'università mi stia massacrando.» Si lagna Takuto staccandosi dall'abbraccio dell'amico.

"Vai a lavorare, poi vediamo che ne pensi. Lagnone." Non mi è mai piaciuto il comportamento del castano, sta sempre a lamentarsi di tutto e piangersi addosso. Se si fosse trovato al mio posto cosa avrebbe fatto? Sarebbe morto di disperazione, ecco cosa.

«Tranquillo. L'importante è che mi hai pensato, ogni tanto.» Dice Ranmaru dandogli piccole gomitate al fianco e facendolo accomodare in salotto.

«Ogni singolo minuto.» Afferma Takuto, sorridendo. Sbaglio o è arrossito appena?

Si avvicinano al divano ed io continuo a tenere d'occhio il piagnucolone. Ha degli strani comportamenti nei confronti del confetto e la cosa devo dire che mi infastidisce un po'. Quando arrivano a pochi passi da me, però, qualcosa attira la mia attenzione: i lacci della scarpa di Takuto sono slegati.

"No, Masaki, no. Ricordati che ti eri promesso di stare segregato sotto al divano. Non puoi uscire e farti vedere da- LACCIO!" Mi fiondo sulle stringhe facendo un agguato al piede del castano che ha smesso di parlare con Ranmaru e mi guarda interrogativo. Lo fisso per alcuni secondi, restando immobile con un laccio in bocca, per poi nascondermi veloce nuovamente.

Vita da gatti || Inazuma Eleven GODove le storie prendono vita. Scoprilo ora