Capitolo 10 - Indovinelli

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Una stanza molto buia si celava davanti ai miei occhi, un pannello di vetro ancora più avanti, e oltre esso non si scorgeva nulla se non un'altra infinità di buio. Un tabellone apparve all'improvviso, recitava lettere dorate confuse, più o meno luminose, che continuavano a traballare.
'Siete a metà
dell'ardua impresa
chissà come finirà
sarà una strada scoscesa,
se la cosa giusta è stata messa dentro,
ci riuscirete entro
degli sbavati
minuti
siate arguti,
siate astuti,
mettete il calco nella forma
affinché l'entrata sia pronta,
ma non mettete la mano sbagliata
buona fortuna, dovrete fare una gran pensata.'
Le lettere esplosero. Come? Solo il tempo di dare alla poesia uno sguardo veloce? Sembrava che l'Escape Room si stesse prendendo gioco di noi. Provai a ricordare le parole, ma avevo bisogno di rileggere quella poesia almeno altre due volte, magari di impararla. Pensai alla parte del calco e alla mano, effettivamente c'era una sorta di stampo. Un grande buco vuoto a forma di mano, con quelli che parevano dei "sensori", però quello spazio era gigante per le mani di tutti e tre messe insieme, era enorme. Studiai il calco, non me la sentivo di provare, chissà cosa poteva farmi se immergevo la mano in quel netto intagliamento. Mi feci da parte e Noah fece un passo in avanti, osservava la forma come Sherlock Holmes avrebbe osservato un cadavere appena trovato. -Ha delle unghie molto pronunciate, nessuno di noi ce le ha così!- Aveva ragione, io mi ero fatta crescere le unghie lunghe un po' di volte, per farle dipingere, ma quelle erano almeno il triplo o il quadruplo di qualsiasi mia unghia appena uscita dal salone dell'estetista. -Sfondiamo il vetro e andiamo avanti!- Mi uscì di bocca. -Con cosa?- Domandò Noah. Kevin non proferì parola, sollevò il bastone con disinvoltura. Annuii con un lieve cenno del capo. Kevin strinse saldamente quella meraviglia cosparsa di rubini rossi come il sangue. Poi mi venne in mente:-Perchè quel bastone non ti fa venire voglia di rubare oro o pietre preziose?- -In quel momento rischiavo di morire, tralasciamo il fatto che qui rischiamo di morire ogni 5 minuti, in ogni caso, mi sono detto: "O la va, o la spacca" e ho preso la cosa più vicina, poi ho notato che anche la mia arma era rivestita di rubini, come il medaglione e ho pensato che se uno ci cura dalla "malattia dell'oro" l'altro pure. Comunque ho deciso di curarvi col medaglione, per sicurezza. Metà di queste cose le ho capite dopo il combattimento- Annuii nuovamente. Noah fece segno di colpire. Ma ogni colpo equivaleva a una nocca che bussava dolcemente alla porta. Toc! Niente. Toc! Niente. Toc! Niente. Toc! Niente. Nemmeno un graffietto. -Siamo stati degli idioti... perché...- Borbottò Kevin fra i denti. -Perché?- Noah alzò lievemente il tono. -Se non ci fossimo registrati e avessimo cercato un modo per uscire dalla primissima stanza non saremmo qui, con... con davanti un calco di mano, un mezzo indovinello a sbattere bastoni su del vetro!- -Idee?- Noah provava a contenersi, ignorando le ultime parole del suo rivale. -A cosa servono le idee? Dobbiamo inserire una fottuta mano in uno stampo!- -Allora mettici la tua, dai, dai, fallo!- Noah era un cavò sigillato con dentro dei rubini brucianti, ma Kevin aveva indovinato la combinazione. -Forse è meglio metterci il tuo grosso testone senza idee!- Riprese il primo sfidante. -Insisto, metti la tua mano, avanti!- Kevin aprì bene il palmo della mano e distanziò quanto più possibile le dita le une dalle altre, poi inserì dentro la mano. Una scossa dorata uscì e lo fulminò, facendolo saltare indietro. -AHHH!- Gridò. -PERCHÉ ME L'HAI FATTO FARE COGLIONE! AHHH!- Ormai sbraitava. -Vedi che servono le idee! Vedi! Oh, no scusa, devi solo inserire una fottuta mano in uno stampo!- -È SOLO COLPA TUA! PORTA TE E IL TUO CERVELLO SCIOLTO FUORI DI QUI!- Noah iniziò a gonfiarsi, bitorzoluto, imponente, occhi dorati e muscoli pomposi. Si avvicinò a Kevin lo prese e iniziò a stringerlo con molta forza, ma il nanetto si liberò dal gigante con un calcio. -La mano! La mano! È quella giusta!- Disse, poi cercò di tirare la mano del bestione dentro il calco. Da solo era impossibile, afferrai dunque anche io la mano. Con molta forza riuscimmo a fare entrare la quasi-zampona nello stampo. Il vetro si divise in due parti che si ritirarono, Noah era tornato in sé.

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