Capitolo 35

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La giornata era iniziata normalmente, ma sul finale è divenuta abbastanza scomoda. Dopo la notizia della nostra relazione, Mark è scoppiato come una bomba ad orologeria.
Ha insinuato cose orribili sul conto di Jon.
Ha una bassissima stima di suo figlio, che mai avrei immaginato.
Gli ha sputato veleno come una vipera che difende sé stessa.

Ma in questo caso: è me che voleva difendere, dall'uomo di trent'anni che crede vuole infilarsi solo nel mio letto.

"Devi stare lontano da lei, è la mia bambina".

Così gli ha detto, e anche se sono felice per avermi definito figlia sua.
Le mie emozioni sono molto contrastanti,
passano da rabbia a dolore; e anche se Jon non ha detto più nulla al riguardo, leggo chiaramente sul viso le sue pene.

Dopo la sfuriata Mark si è ritirato nella sua stanza.
Subito dopo averci dato la sua benedizione, Clara è andata a parlargli.
Ma lui si è rifiutato di ascoltarla, litigando addirittura con sua moglie.

«Va bene tesori, allora ci vediamo»

Dopo qualche ora stiamo per andarcene da casa dei Browne.
Clara ci saluta.

«Ciao Clara.»
Ricambio il suo saluto.
Si avvicina e mi abbraccia.

«Ciao tesoro.»

Mi posa un bacio sulla fronte, per poi distaccarsi.
Mi volto indietro aspettando che qualcuno arrivi.
Ma quel qualcuno: non arriva per salutarci. Clara intuisce che il mio pensiero è rivolto a Mark.

«Non preoccuparti risolverò la cosa.»
Mi rassicura posando una mano sul mio braccio.

Annuisco e gli sorrido.

«Mi raccomando dormigliona, domani si puntuale per la scuola.»
Mi avvisa Cristy avvolgendomi nelle sue braccia.

«D'accordo sorellina.»
Ci abbracciamo e ci salutiamo.

Dopodiché usciamo per ritornare nel nostro appartamento.
Il viaggio in macchina è stato di un silenzio tombale.
Jon non ha detto una parola, ma non mi preoccupo del suo silenzio, ma piuttosto del fatto che:  non mi ha degnato di uno sguardo, nemmeno una volta.
È capitato altre volte che siamo rimasti in silenzio durante un percorso.
Ma mai: è capitato che il suo sguardo furtivo, non si sia posato anche solo per un secondo su di me.
Ha sempre tenuto gli occhi ben fissi sulla strada e questo... mi da angoscia.

Arriviamo a casa e sempre in silenzio, parcheggia la macchina.
Usciamo e ci dirigiamo al suo appartamento.
Ad ogni passo il mio cuore diventa sempre più palpitante,  l'agitazione cresce, sento dei leggeri e intensi spasmi alla gola, che man mano si intensificano ancora di più.
Sento come se qualcuno mi stesse avvolgendo le mani intorno al collo, per soffocarmi.
È una sensazione spaventosa.
Mi sembra di sprofondare in un buco nero, vorrei chiedergli perché questo silenzio, ma la voce mi manca.
Mi siedo sul divano, mentre lui si toglie il giubbotto e lo butta duramente su uno sgabello.
Sbuffa e senza guardarmi mi avvisa.

«Ho bisogno di una doccia.»

Lo guardo, e senza avere la forza di rispondergli si allontana da me.
Mi sento il cervello oppresso, sento il corpo cedere, come se non affluisse più sangue e ossigeno.
Se non avessi la consapevolezza di essere ancora cosciente, e nell'appartamento di Jon - mi direi di essere morta e di trovarmi all'inferno.
Respiro affannosamente e recuperando quel poco di lucidità che ancora posseggo, mi impongo di reagire, e calmare la mia ansia.
Inspiro e espiro, regolarizzando il mio corpo.
Penso: perché non parla? Forse ha cambiato idea? Non vuole più stare con me?
No!
Ha detto chiaramente a sua madre che mi ama, e la loro opinione non avrebbe cambiato nulla.
Allora...che cosa c'è? Perché non mi parla?
Decisa di scoprirlo, mi alzo, e mi dirigo in bagno.

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