Capitolo 40

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Il tragitto in macchina è teso e silenzioso.
Sono veramente incazzata per il comportamento inopportuno di Jon, é stato sgarbato e prepotente.
È sempre stato un'uomo protettivo e autoritario, ma questa volta sta veramente esagerando. La paura gli sta offuscando la mente, non sta svolgendo al meglio il suo lavoro da detective. E io?
Sono stanca di questo, e ora che si dia una mossa e che butti fuori lo sbirro che c'è in lui.

Siamo giunti a casa dei Brown.
Ferma la macchina, sono pronta per uscire, ma mi ferma.

«Shedy mi dispiace. Hai ragione mi sono comportato da stupido, mi rendo conto di essere abbastanza iperprotettivo»

Guardo fuori dal finestrino, sono veramente delusa dal suo comportamento, che non riesco a sostenere il suo sguardo.

«Non mi servono le tue scuse»
ribatto irritata.

Desolato posa la mano sul mio ginocchio

«Testolina rossa io...»

Di scatto mi volto, lo guardo diritto negli occhi.

«Jon sei sempre stato coraggioso e scaltro, nel tuo lavoro. Ho sempre ammirato queste tue qualità, fin da quando ero bambina io e Cristy sapevamo che qualsiasi cosa potesse succederci potevamo contare sempre su di te, consapevoli che avresti risolto ogni nostro problema. Ma ora ti guardo, e tutta la sicurezza che emanavi non c'è più»
Rivelo facendo spallucce.

«Rivoglio il mio Jon.»
Aggiungo con lo sguardo intriso di dispiacere.

«Forse sarà meglio se resto a casa dei tuoi finché non lo ritroverai»
Concludo colpendolo ancora una volta diritto al cuore.

«Shedy no. Non posso lasciarti qui senza..»

«Senza di te?»
Concludo la sua frase.
Mi fissa con occhi colmi di dolore.

«Cosa stai facendo esattamente per me? Mi stai tenendo prigioniera? Così stai risolvendo la cosa?»
Chiedo non sapendo se sono arrabbiata o estenuata, forse sono entrambe le cose.

Abbassa lo sguardo percosso dalle mie parole. Poso la mano sul suo viso e lo invito a guardarmi, alza lo sguardo, incrocio i suoi rammaricati occhi azzurri.

«Jon tu sei un combattente, ma la paura ti sta consumando. Forse stare un po' lontani ti aiuterà a ritrovare il guerriero che c'è in te. Starò bene.»
Ammetto. Stringe le labbra vorrebbe ribattere, ma tace.

«Ci sarà la pattuglia che veglierà notte e giorno»
Lo rassicuro.

Volta lo sguardo verso il parabrezza, posa entrambe le mani sul volante. Inspira e espira profondamente.

«D'accordo, tornerò non appena avrò scoperto qualcosa»
Accetta con tono contrariato.

Rivolta lo sguardo verso di me, ci guardiamo in silenzio. Annuisco accennandogli un mezzo sorriso, sospiro ed esco dalla macchina.

Osserva ogni mio movimento, finché non arrivo sotto la porta di casa.
Busso, Cristy viene ad aprirmi. Mi volto a guardarlo un'ultima volta prima di entrare in casa.

Jon ha ancora le mani ben ferme sul volante, pensa alle parole della
"sua testolina rossa". Purtroppo ha ragione, sta andando completamente fuori strada, il suo comportamento sta sfiorando il ridicolo.
Non può continuare a tenerla in casa allontanandola dal mondo, diventare un poliziotto era sempre stato il suo sogno da bambino. Ama il suo mestiere, e l'aveva sempre svolto con grande successo.
Il suo fiuto da segugio l'aveva sempre indirizzato nella giusta direzione, permettendogli di risolvere casi abbastanza complicati.
Aveva un vero istinto naturale, quell'istinto che non aveva mai fallito, permettendogli di salire di livello e diventare un detective infallibile.
Ma oggi? Oggi si guarda nello specchietto retrovisore e nota che il suo istinto l'ha abbandonato. È accecato dal terrore, e non riesce a vedere ciò che è sempre stato davanti ai suoi occhi.
Posa la fronte sulle sue mani che stringono forte il volante, chiude gli occhi e fa un respiro profondo.
Cerca di rimettere in ordine il suo cervello, resta fermo per alcuni secondi, poi alza il capo e si dirige verso il cinema. È così esausto, che non si è reso conto: che qualcuno lo stava osservando.

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