Piccoletta.

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6.

"Bellissima giornata per andare a fare shopping!" Esclama Paola appena mettiamo piede fuori dell'albergo ed ha ragione visto che è inevitabile mettere subito gli occhiali scuri per proteggerci da questo sole che splende fregandosene del freddo.

"Concordo, diamoci alla pazza gioia allora!" Le dico con un sorriso che lei prontamente ricambia. Ci dirigiamo alla metro e prendiamo il treno che ci porta dritti in centro. Parliamo del più e del meno, di musica, sembra ormai una consuetudine. Scendiamo e la porto direttamente sul corso, è felice come una bambina davanti a un gelato.

"Allora, dobbiamo entrare in tuuuuutti i negozi, principalmente Zara"

"Cominci a dà ordini piccoletta?!"

"Piccolo sarai te!" Risponde mettendo il broncio e come se fa a resistere a quel viso?! Le mette un braccio sulle spalle e la avvicino a me lasciandole un bacio sulla guancia, il magnifico sorriso torna a splendere e io me sento realizzato

"Te porto dove vuoi basta che sorridi" le sussurro, non accenna a parlare né a liberarsi dalla mia presa e io non ho intenzione di mollarla perciò continuiamo a camminare così, stretti l'uno all'altra tra chiacchiere e sorrisi.

[...]

"Quindi più che altro tu senti il bisogno di essere amato?!" Me chiede da dentro un camerino, sta provando un paio di jeans e nel frattempo parliamo

"Più che altro sento il bisogno di raccontarme, di dimostrà che sono più di un tipo qualunque che vuole fa i soldi" le spiego, apre la tendina e fa un giro su stessa

"Niente male ma preferivo quelli de prima" si guarda allo specchio e annuisce, si richiude dentro e si riveste

"Non dirmi che una parte di te non pensa anche al successo, alle fan in delirio e ai soldi"

"Ovvio che ce penso ma non quando scrivo, in quel momento ci sono solo io"

"Mi piacerebbe tanto essere una cantautrice, essere un interprete è bello ma è un po' come fare l'attore: interpreti sempre un personaggio che magari ti assomiglia ma che non sei tu" si confida prima di uscire dal camerino con i due paia di jeans nelle mani

"Quindi prendiamo i primi?!" Le chiedo sviando il discorso

"Aggiudicati, vado alla cassa a pagare" mi informa

"T'aspetto fuori" le dico dirigendomi all'uscita per fumarmi una sigaretta. Mancano pochi tiri alla fine quando lei finalmente esce e me la strappa di bocca finendola.

"Dove vuoi andare adesso?!" Le chiedo e dallo sguardo capisco che ha in mente qualcosa

"Mc Donalds?!" Domanda con gli occhi a forma de cuoricino praticamente, annuisco sorridendo e ce la porto.

Troviamo un tavolo, le chiedo cosa vuole e vado ad ordinare, pago e torno dove l'ho lasciata. Mangiamo in tranquillità, parliamo

"Quindi sei figlio unico?!" Chiede mente mangia una patatina

"No, ho una sorella si chiama Rebecca" bevo un sorso di coca "Tu non mi hai raccontato niente della tua famiglia..." Le faccio notare e subito si rabbuia

"Non...non è una cosa di cui mi piace parlare" dice abbassando lo sguardo. Sono indeciso tra spronarla a parlare o farmi i cazzi miei poi penso che alla fine ci conosciamo così poco che non ho nessun diritto di insistere

"Tu hai un Alessandro tutto tuo?!" Chiedo sperando che anche questo non sia terreno offlimits

"In realtà si, il suo nome è Klizia ed è bellissima e perfetta" risponde recuperando il sorriso

"Una sorella per scelta, proprio come per te Alessandro" conclude

"Dovrai presentarmela prima o poi" scherzo

"Appena sarà possibile!" Mi asseconda lei

[...]

"È arrivato il momento di tornare in albergo, non credi?!" Le domando, sono le 16 e siamo stanchi morti. Paola annuisce, poi sbadiglia. Sulla metro appoggia la testa sulla mia spalla ed è la prima volta che passiamo questo tempo in silenzio. Quando arriviamo a destinazione lei è quasi in dormiveglia e mi piange il cuore quando sono obbligato a farla alzare

"Dai piccoletta, siamo quasi arrivati" le dico quasi trascinandola fino nella hall

"Vuoi che t'accompagno in camera?!" Le chiedo

"Ok" risponde semplicemente. La porto fino davanti la porta, inserisce la chiave e la apre

"Grazie Mattia, mi sono divertita un sacco. Senza di te sarei stata tutto il giorno a letto" mi ringrazia con un abbraccio e un sorriso poi entra e si chiude la porta alle spalle senza darmi la possibilità di ribattere. Mi avvio verso l'ascensore quando la sento urlare il mio nome

"Mattia!" Mi giro e lei mi sta correndo incontro "Stavo per dimenticarmene, questo è per te" dice porgendomi una busta

"Cos'è?!" Chiedo

"Un... Regalo per così dire" ammette imbarazzata, sorrido del suo rossore. Apro la busta e ne tiro fuori un cappellino di lana rosso e nero

"È bellissimo! Grazie!" Esclamo abbracciandola "Ma quando l'hai preso?!"

"Nel negozio dove ho comprato i jeans, mi sembrava il minimo per tutto il tempo in cui mi hai sopportata"

"Piccoletta per me è un piacere" ci diamo un ultimo abbraccio e poi lei torna nella sua camera mentre io raggiungo la mia.

Tolgo le scarpe e mi butto sul letto, i miei compagni non sono ancora rientrati così decido di chiamare Alessandro

"Fratè" dico appena risponde al quinto squillo

"Oh Mattì, tutto bene?!"

"Bene bene, te?!"

"Al solito, ho passato a casa la giornata tu che hai fatto?! Scritto qualcosa di nuovo?!"

"In realtà sono stato in centro tutto il giorno"

"Famme indovinà: co Paola?!"

"Antisgamo proprio, vero fratè?!"

"Te piace proprio Brì"

"Perché affermi invece de farme la domanda?!"

"Ma se te conosco da quando sei nato, nun me serve chiedertelo" a questa risposta me sbatto una mano sugli occhi e sorrido

"Alessà non so manco se è fidanzata"

"Ma che te frega!"

"Te prego, lo sai che non lo farei mai"

"Oh, Brì, datte 'na mossa!"

"Lo so frà, lo so"

"Non per qualcosa, sennò ce provo io!" Scherza

"Alessà?!"

"Si?!"

"Ma vattela a piglià ner culo!" Entrambi scoppiamo a ridere

"A parte gli scherzi Mattì, lo dico pe' te, lo sai"

"Lo so fratè tranquillo, ce sentemo domani"

"A domani rubacuori"

Calamita dei guai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora