Non ci saresti.

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Sono passate altre due settimane da quella sera e il nostro percorso nella scuola procede bene. Alcuni amici ci hanno lasciato,come la Gente,e al loro posto ci sono nuovi arrivati, come Esteban. È proprio per quest'ultimo che ho mostrato per intero il mio carattere strafottente, la mia corazza. A causa di Esteban ho discusso con Silvia.

"La verità è che sei un ipocrita" me dice

"Silvia ma che stai a dì! Tu non puoi dirmi una cosa del genere perché non me conosci!" Le rispondo

"Ma si Mattia perché una persona che prima dice una cosa su un'altra persona e poi quando ce l'ha davanti smentisce per me, è ipocrita!" Ribatte

"A Sì ma tu nun me stai a dì 'na cosa oggettiva! Nun me stai a dì che so biondo e quindi non puoi permetterti!" E la discussione è continuata così tra botte e risposte che per me non hanno senso perché tra due ore io non ce l'avrò più con Silvia, io discuto così perché me piace parlare, rendere chiaro il mio pensiero, la rabbia non c'entra nulla.

Ultimamente questa più che una scuola sembra un porto di mare, non si può mai stare tranquilli.

[...]

Dopo un'altra lunga giornata siamo quasi tutti buttati in sala relax ad aspettare il momento di tornare in albergo tranne qualcuno, tra cui Paola, che è ancora a lezione, da quando le hanno fatto notare il suo problema non fa altro che stare chiusa in una stanza a ripetere. Ad un tratto la porta si apre ed entra Rudi Zerbi.

"Mattia?!" Mi chiama cercandomi tra gli altri fino a trovarmi seduto su un divanetto, ha con lui una maglia rossa, una maglia di sfida

"Sono qui per un provvedimento disciplinare, voi sapete quanto io tenga all'educazione e al rispetto delle regole e quando entrate in questa scuola firmate un contratto che dice che quando siete qua dentro non dovete per nessun motivo ostacolare le registrazioni e tu, Mattia, più di una volta hai parlato senza avere il microfono" mi informa

"Come scusi?! Assolutamente no, io ho sempre il microfono" affermo

"Non è vero Mattia perché ti ho visto io stesso più di una volta col microfono sul collo" e adesso che ci penso ha ragione ma non pensavo che tenerlo sul collo impedisse la registrazione

"Questo è vero, scusate"

"Ho deciso di darti quindi la maglia della sfida come monito a non rifare gli stessi errori, sei d'accordo?!" Me chiede se sono d'accordo?! Ovvio che non lo sono! Ma ve pare che perché ho dimenticato INVOLONTARIAMENTE de alzare il microfono un paio de volte me retrovo in sfida?!

"Meglio per motivi disciplinari che per mancanza di talento." Affermo alzandomi e cambiandomi la maglia

"A me dispiace Mattia" dice Rudi, io annuisco e me risiedo col solito sorrisino che a molti risulta strafottente ma che in realtà mi aiuta a non avere guai: o il sorrisino o le parole.

[...]

Finalmente arriva il momento di uscire, devo sfogarmi con qualcuno o scoppio. Ai miei compagni non ho detto niente, nell'intervista nel videoboxe ho continuato a sostenere la mia tesi "meglio per motivi disciplinari che di talento" e adesso ho bisogno di parlare con qualcuno a cui possa dire veramente come sto. Sono due settimane che non vedo Alessandro, se ci sentiamo sono io a chiamarlo e lui fa il freddo, dannato orgoglio che mi impedisce di andare da lui e chiarire. Non riesco a trattenermi e lo chiamo

"Che vuoi?!" Risponde così dopo un paio di squilli, sospiro

"Sono in sfida." Dico secco, dall'altra parte assoluto silenzio

"Alessà hai capito?! Só in sfida!" Cantileno

"A Brì ma saranno cazzi tua?! Lassame stà" e riattacca il telefono, sono due settimane che le nostre telefonate si concludono così. Tiro un pugno al muro e la scarica di dolore nella mano mi allevia per pochi secondi il dolore che ho nel cuore. Sono qui sotto al freddo ad aspettare Paola, abbiamo appuntamento in questo posto che abbiamo scoperto settimana scorsa per stare da soli: il portone di un condominio sempre aperto con riscaldamento all'intero che ci evita di dover stare in albergo con orecchie indiscrete ad ascoltarci e occhi curiosi a guardarci. Mi manda un messaggio dicendomi che è in ritardo, non sa nulla della maglia rossa perché è uscita dalla scuola tardi, quando tutti se ne erano già andati. Continuo a camminare avanti e indietro, ho un po' paura di uscire. In più sento la tensione in ogni parte del corpo, stare sempre a contatto con Paola mi manda il cervello in pappa. È sempre così bella, sorridente, mi capisce e non mi giudica e... Io vorrei così tanto che fosse mia. Scuoto la testa, ma cosa sto dicendo?! Per lei sono un amico, credo di essere caduto anch'io nella friendzone e non mi era mai capitato, di solito sono io che friendzono le altre.

"Mattia sei un vero amico" "Il tempo con te vola, sei l'amico migliore del mondo" "Sei come Klizia, cosa farei senza di te?!"

C'è, m'ha paragonato alla sua migliore amica, se non è friendzone questa non so cosa lo sia! Ma io non voglio essere solo un amico cazzo.

"Oh Mattì, scusa ma Perris mi ha trattenuto..." Sento la sua voce alle mie spalle e il mio umore si riaddolcisce.

"Piccoletta dobbiamo parlare" dico serio voltandomi verso di lei, sento l'ansia che sale, voglio dirle quello che provo

"Forse non avrò un'altra occasione per dirtelo, potrei uscire domani da questa scuola" le dico e lei si avvicina a me

"Che intendi?!"

"Mi hanno messo in sfida per motivi disciplinari" lei sbianca

"Come?! Perché?! Che hai fatto?!" Domanda a raffica

"Questo non è importante adesso, quello che è importante è quello che provo, quello che..."

"Non dire niente, va bene così" mi blocca, mi ha preso in contropiede, non mi aspettavo che mi fermasse

"No, non va affatto bene così" rispondo duro, sono sicuro di quello che devo dirle. Tutta l'ansia e la paura sono scomparse, starle accanto mi da sicurezza

"Perché?! Perché adesso?!" Da questa domanda capisco che lei sa già cosa sto per confessarle

"Perché tu un giorno smetteresti di aspettarmi se ti dessi appuntamento e facessi ritardo come al solito. Arriverei e tu non ci saresti. Accadrebbe un giorno." Dico sconsolato

"Che vuoi dire?!"

"Che io non lo farei mai. Ti aspetterei sotto questo portone al freddo pe' tutta la vita mia." Dico prendendole la mani. I suoi occhi indecifrabili. Il panico che risale.

Calamita dei guai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora